Eolian Trio, una raffinata esecuzione della rara musica da camera con clarinetto

Eolian Trio, una raffinata esecuzione della rara musica da camera con clarinetto

giovanni francio

Eolian Trio, una raffinata esecuzione della rara musica da camera con clarinetto

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martedì 01 Marzo 2022 - 06:51

Raffinata esecuzione della rara musica da camera con clarinetto da parte dell’Eolian Trio

L’Eolian Trio, composto da Carmelo Dell’Acqua clarinetto, Francesca Taviani violoncello e Stefania Cafaro pianoforte, di scena al Palacultura domenica u.s., per la stagione concertistica della Filarmonica Laudamo, ha proposto un programma di assoluto interesse, eseguendo tre Trii per clarinetto, violoncello e pianoforte, complesso assai raro nella letteratura musicale.

Sono stati eseguiti infatti il Trio in mi bemolle maggiore K 498 di Wolfgang Amadeus Mozart, Il Trio in si bemolle maggiore op. 11 di Ludwig Van Beethoven e il Trio in la minore op. 114 di Johannes Brahms.

Una volta tanto la parte del leone non è rappresentata da Beethoven, il cui Trio, relativamente giovanile (composto all’età di ventisette anni), è un’opera minore, se pur assai gradevole, certo non comparabile agli ultimi Trii per piano violino e violoncello del compositore tedesco, mentre i Trii di Mozart e Brahms costituiscono due autentici capolavori, unici nel genere.

La pianista Stefania Cafaro, prima del concerto, ha illustrato i brani eseguiti, facendo ascoltare al pianoforte i temi più significativi, non dimenticando di ricordare i tragici avvenimenti in corso in Ucraina.

Il Trio K 498 di Mozart, in tre movimenti: “Andante”, “Minuetto” e “Allegretto”, che ha aperto il concerto, è stato scritto per clarinetto, viola e pianoforte, ma spesso, come nell’occasione, la viola viene sostituita con il violoncello. Questo sublime brano da camera conferma l’amore e il riguardo che il musicista austriaco rivolse al clarinetto, strumento al quale Mozart dedicò alcuni fra i suoi più eccelsi capolavori, come il Quintetto K 581, il celeberrimo concerto per clarinetto k 622, e il Trio ascoltato in questo concerto.

Il Trio reca il sottotitolo “Kegelstatt-Trio” (Trio dei birilli), in quanto, secondo la tradizione, fu composto durante una partita di birilli tenutasi nel giardino del suo amico G. Vonn Jacquin, e fu eseguito in quell’occasione da Franziska Von Jacquin al pianoforte, Mozart alla viola e al clarinetto A. Stadler, il clarinettista per il quale Mozart compose anche gli altri suoi capolavori dedicati allo strumento.

Tutto il capolavoro è immerso in una sfera intima e tenera, che si manifesta immediatamente nell’incipit, con cui il pianoforte espone il tema principale del primo movimento, sviluppato subito meravigliosamente dal clarinetto. La serena e idilliaca atmosfera di tutto il brano è appena oscurata da una velata malinconia, tipica dell’ultimo Mozart, che rende questo capolavoro indimenticabile.

È stata poi la volta del Trio in si bemolle maggiore op. 11 per clarinetto, violoncello e pianoforte di Ludwig Van Beethoven, brano che di solito viene eseguito con il violino al posto del clarinetto, nonostante sia stato scritto proprio per questo strumento a fiato. Questa volta abbiamo avuto l’occasione di ascoltarlo nella sua versione originale. Detto “Gassenhauer” (canzone da strada) per via dell’ultimo movimento, un “Allegretto: Tema con variazioni” sul tema “Pria ch’io l’impegno” tratto dall’opera “L’amor marinaro ossia il corsaro” di Joseph Weigl, musicista austriaco, fa già intravedere più volte l’unghia del leone del grande musicista di Bonn. Ciò vale per il primo movimento “Allegro con brio”, con un tema dominante tipicamente beethoveniano, ma soprattutto per l’intenso “Adagio”, un nobile e riflessivo canto monotematico.

La seconda parte del concerto è stata interamente dedicata al Trio in la minore op. 114 di Johannes Brahms. Il Trio costituisce uno degli ultimi capolavori in assoluto scritti dal compositore tedesco, nato, come il successivo celeberrimo Quintetto con clarinetto op. 115 e le due Sonate per clarinetto e pianoforte op. 120, grazie all’incontro proficuo che Brahms ebbe con l’allora famoso clarinettista Richard Von Muhlfeld.

Si tratta di un meraviglioso brano che esalta il caldo suono del clarinetto. Suddiviso in quattro movimenti, con due “Allegro” che iniziano e concludono il Trio, entrambi nella forma-sonata, vede i movimenti più felici probabilmente nei tempi centrali, l’espressivo “Adagio”, secondo movimento, ove lo strumento intesse un dolcissimo dialogo con il violoncello – “è come se i due strumenti facessero l’amore” scrisse il musicologo Mandyczewski, el’“Andantino grazioso. Trio” leggero e tenero, che contiene diversi spunti melodici di grande ispirazione, pur nell’ambito di una serrata struttura formale.

Ottima la prova dei tre musicisti, protagonisti di una performance equilibrata e cristallina, denotando un notevole affiatamento e raffinata sensibilità musicale.

Molto applauditi, gli artisti si sono esibiti in un autentico show virtuosistico e spettacolare, soprattutto grazie al clarinetto, eseguendo come bis un irresistibile Chorinho (una danza latina) di Michele Mangani, e un adattamento della celeberrima Habanera dalla Carmen di Bizet, una sorta di divertimento musicale nel corso del quale Carmelo Dell’Acqua ha progressivamente smontato il suo clarinetto, fino a rimanere con il solo beccuccio.

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