Alluvione Giampilieri, Emanuele Costa: “A proposito dell’assoluzione dei cinici uomini del sapere”

27 aprile 2016 Oggi è il giorno della tristezza o forse della sconfitta.

Un giudice monocratico, un’aula gremita di avvocati, l’udienza finale tanto attesa: si aspettano pene equilibrate ed esemplari per i responsabili di un disastro ambientale, causa delle 37 vittime di quel primo ottobre 2009; 37 vittime che non potranno più vivere la loro vita e decine di altre vittime che, nel silenzio del proprio dolore, anelano al ritorno della “normalità”, normalità che, probabilmente, non tornerà mai più.

Alle 12, puntualissimo, un giudice, un Uomo, esprime il suo giudizio:

il tono della voce è deciso, l’espressione della mimica facciale è severa, lo sguardo è fulminante, il portamento è imponente; egli legge, legge, legge rapidamente, snocciola in pochi minuti la sentenza che segue ad anni di lavoro: indagini, sopralluoghi, perizie, audizioni, udienze cadenzate da un rigido calendario.

ASSOLUZIONI, condanne, cifre di risarcimento provvisionale: tutto è stato definito…

Per qualche attimo rimango smarrito, sgomento, immobile; poi inizio a riflettere, penso e mi chiedo: la correttezza, l’onestà, l’umanità, la passione civile che, giorno dopo giorno, i miei genitori mi hanno trasmesso hanno senso nella nostra società?

Gravemente colposa la superficialità dell’uomo politico con cui gestisce la vita dei cittadini e giusta la condanna, mentre completamente insoddisfacente l’assoluzione di cinici uomini del sapere, non curanti della salute pubblica: professionisti, dirigenti, funzionari, che da anni operano nel settore e che si presuppone non abbiano non capito la gravità delle loro condotte.

All’uomo cinico tutto è concesso e la società “del pugno e dello schiaffo” lo protegge: è un esercito destinato a moltiplicarsi sempre di più!!!

Il popolo distratto dai problemi della quotidianità non è interessato, mentre il consapevole intellettuale, ormai posto nell’angolo dell’isolamento, ha gettato la spugna sentendosi impotente.

Quale futuro per questa società? Quali valori per le nuove generazioni? Quali elementi a contrasto di un becero arrivismo infarcito di disumanità e superficialità?

Come familiare di una delle vittime del disastro del primo ottobre 2009, credo che sia stato riconosciuto il minimo e che, pertanto, molta strada è ancora da percorrere: il criterio di accertamento della colpa nel processo penale è spesso molto attento a garanzia degli imputati, ma poco a tutela delle vittime: alcuni fatti non possono acquietarsi con un mero riconoscimento economico, al contrario con la formula “affinché ciò non accada mai più”, ovvero attraverso il riconoscimento della colpa di tutti coloro che non hanno impedito il fatto o che lo hanno favorito con condotte anche professionalmente discutibili.

Emanuele Costa