Festival “Le Terre del Sole”. Musica protagonista con "La cavalleria rusticana"

Festival “Le Terre del Sole”. Musica protagonista con “La cavalleria rusticana”

giovanni francio

Festival “Le Terre del Sole”. Musica protagonista con “La cavalleria rusticana”

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martedì 28 Giugno 2016 - 10:11

L'opera più famosa di Mascagni preceduta da un prologo cinematografico con musiche di Bacalov. Un’altra grandissima protagonista è ovviamente la musica, già dal suo dolcissimo e lungo preludio, ma soprattutto nel memorabile Intermezzo, un brano intenso e struggente

Il secondo spettacolo della rassegna del Festival “Le Terre del Sole”, al Teatro antico di Taormina, per la soprintendenza musicale del pianista siciliano Gianfranco Pappalardo Fiumara e la Direzione Artistica del baritono Alberto Gazale, ha visto la rappresentazione de “La cavalleria rusticana”, l’opera più celebre di Pietro Mascagni.

Siamo abituati ad assistere alla rappresentazione di questa splendida e amata opera lirica insieme a “Pagliacci” di Leonvacallo, e i due melodrammi costituiscono il più famoso dittico della storia dell’opera. Al Teatro antico di Taormina invece l’opera è stata preceduta da un interessante documentario su Pietro Mascagni, con varie immagini di repertorio, gentilmente concesso dalla omonima Fondazione, alla presenza della pronipote del musicista, che ha introdotto il documentario.

Sempre nella prima parte della serata è stato proiettato il medio metraggio di Alberto Gazale, direttore artistico dell’evento nonché baritono nell’opera stessa, intitolato “Prologo rusticano”. Si tratta di un breve film che illustra le vicende antecedenti quelle che si svolgono nel melodramma, narrando come Alfio ragazzino fosse innamorato di Melina, ma a causa di un destino avverso (costretto dal padre a lavorare oltre l’orario consueto), che gli fece mancare l’appuntamento decisivo, dovette rinunciare al suo grande amore (aveva giurato di amarla per tutta la vita). Narra anche dell’amicizia di Alfio con Turiddu, che gli riferisce la delusione di Melina per l’appuntamento non rispettato, che segnò la fine della loro storia mai iniziata.

Si capisce così che nella Cavalleria rusticana Alfio non ama Lola, ma la sposa perché un uomo deve avere una moglie, e pazienza se era promessa a Turiddu, impegnato lontano come militare. Il film è impreziosito dalle bellissime musiche inedite di Luis Bacalov, premio Oscar per la colonna sonora de “Il Postino”, composte appositamente, musiche struggenti che accompagnano mirabilmente la vicenda, e riescono quasi a stabilire un filo diretto con quelle di Mascagni, composte più di un secolo prima.

Nella seconda parte della serata ha avuto luogo la messa in scena dell’opera di Mascagni. Tratta dall’omonima novella di Verga, su libretto di G. Targioni – Tozzetti, vide la sua prima rappresentazione a Roma nel 1890. La vicenda si svolge in un villaggio della Sicilia, ed è solo apparentemente un dramma della gelosia. Turiddu, al quale era stata promessa in sposa Lola, di ritorno dal servizio militare apprende che quest’ultima è andata in sposa ad Alfio. Turiddu allora si consola con Santuzza, prima seducendola ma poi trascurandola. Santuzza allora, innamorata ed in preda al dolore, rivela ad Alfio il tradimento di Lola con Turiddu. Durante una bevuta con gli amici all’osteria della madre Lucia, dopo la messa di celebrazione della Pasqua, Alfio sfida Turiddu al duello mortale. Turiddu raccomanda alla madre di prendersi cura di Santuzza ed esce di scena. Subito dopo il tragico epilogo: una voce del popolo urla “Hanno ammazzato compare Turiddu”.

La Cavalleria rappresenta l’emblema del verismo in musica, tutti i personaggi sono dei vinti, Alfio, che uccide un amico non certo per gelosia, ma perché è quello che da lui ci si aspetta in una civiltà arcaica, ancestrale, dove tutti sembrano muoversi secondo volontà non proprie ma manovrati da un fato ineluttabile; Turiddu, che muore per un tradimento non commesso, e raccomanda alla madre Santuzza, per senso del dovere, pur non amandola; Santuzza stesa, che, accecata dal dolore per l’amore infedele, provocherà la morte del suo amato, e vivrà col rimorso per tale nefandezza. Il capolavoro di Mascagni è soprattutto un dramma corale, che ricorda la tragedia greca, non sono i singoli ma l’insieme a condurre l’opera, e grande protagonista, oltre la musica, è proprio il coro. Infatti il melodramma non spicca tanto per le singole arie, quanto per gli affreschi imponenti e drammatici, si pensi alla processione della Pasqua, ove il coro, con lo splendido “Inneggiamo, il Signor non è morto”, ci regala uno dei momenti più toccanti dell’opera, o la scena del brindisi “Viva il vino spumeggiante” cantata da Turiddu accompagnato ancora dal coro. Un’altra grandissima protagonista è ovviamente la musica, già dal suo dolcissimo e lungo preludio, ma soprattutto nel memorabile Intermezzo, un brano intenso e struggente, quasi un tenero e partecipato commento del musicista alla tragedia che sta per compiersi.

Se i cantanti – Elena Lo Forte, Roberto Cresca, Alberto Gazale, Lara Leonardi e Chiara Fracasso – non hanno brillato nella performance, apparsi corretti ma dalle voci un po’ deboli, spesso sovrastati dall’orchestra (ma cantare in teatri all’aperto spesso comporta questo inconveniente), comunque bravi sotto il profilo recitativo, il Coro Lirico Siciliano, diretto da Francesco Costa, ha eseguito in maniera eccellente gli impegnativi ed importanti brani ad esso destinati, con il giusto piglio, accompagnato da un’ottima prova dell’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, diretta per l’occasione da Gianna Fratta, la cui direzione è apparsa convincente e impregnata della giusta sensibilità che il melodramma di Mascagni richiede. Apprezzabile anche la coreografia e i bei costumi ispirati alla Sicilia di fine ottocento. Buon successo di pubblico, che ha applaudito in particolare i passi del coro. Il Coro Lirico Siciliano sarà ancora protagonista oggi nei “Carmina Burana”.

Giovanni Franciò

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