Behn Quartet: Raffinata musica da camera al Palacultura

Behn Quartet: Raffinata musica da camera al Palacultura

giovanni francio

Behn Quartet: Raffinata musica da camera al Palacultura

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mercoledì 16 Gennaio 2019 - 06:47
Filarmonica Laudamo

Poco più di un’ora (tanto è durato il concerto di domenica scorsa al Palacultura, per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo), è stato sufficiente per apprezzare l’eccellente qualità artistica delle quattro giovani interpreti che formano il Behn Quartet: Kate Oswin, violino; Alicia Berendse, violino; Ana Teresa De Braga E Alves, viola; Ghislaine McMullin, violoncello. Due brani, senza intervallo, hanno abbracciato due epoche che rappresentano la nascita del quartetto classico (Haydn) e la sua ultima evoluzione (Sostakovic). È noto che fu Joseph Haydn il primo a sviluppare la forma del quartetto d’archi ove ogni strumento ha pari dignità e dialoga con gli altri, e ciò avvenne in particolare con i sei quartetti op. 20 (i famosi “Quartetti del sole”). Il grande compositore austriaco, che può considerarsi tranquillamente il padre di questa forma musicale – come del resto è anche considerato il padre della sinfonia – avendo composto più di ottanta quartetti, ha raggiunto la vetta della sua arte con i sei quartetti op. 76, fra gli ultimi composti, (fra l’altro dopo la morte di Mozart, che gli aveva dedicato sei straordinari quartetti) dei quali abbiamo ascoltato il primo in sol maggiore. Si tratta di un capolavoro perfettamente equilibrato in ogni movimento, ove gli strumenti dialogano fra di loro in un raffinatissimo tessuto armonico e dimostra come Haydn avesse fatto tesoro degli elementi innovativi presenti nei quartetti mozartiani a lui dedicati. Tutto il quartetto assume un carattere brillante, ma vi è sempre un’alternanza fra il giocoso e il drammatico, in particolare nel primo movimento “Allegro con spirito”. Fulcro del quartetto è l’Adagio sostenuto, dal carattere serio e introspettivo, con continui meravigliosi dialoghi fra il primo violino e il violoncello. Dopo Haydn le giovani musiciste hanno eseguito il Quartetto n.3 in fa maggiore op. 73 di Dmitri Sostakovic. Il musicista russo rappresenta probabilmente, insieme a Bela Bartok, il massimo rappresentante della musica da camera, e del quartetto d’archi in particolare, del 900. II quartetto in fa maggiore originariamente presentava dei titoli ispirati alla seconda guerra mondiale, e precisamente: “Calma consapevolezza del futuro cataclisma”, “Brontolii di disordini e aspettative”, “Le forze della guerra scatenate”, “Omaggio ai morti”, “L’eterna domanda: perché? per cosa?”. Successivamente però il regime sovietico censurò l’opera, come spesso accadde al musicista russo, uno dei principali “cantori” della guerra, che ebbe sempre un rapporto controverso e difficile con il regime – propenso a favorire solo musiche trionfalistiche, celebrative della vittoria conseguita nel secondo conflitto mondiale, e non di condanna della guerra – per cui tali titoli vennero soppressi e sostituiti con tradizionali movimenti: Allegretto; Moderato con moto; Allegro non troppo; Adagio; Moderato. Composto ed eseguito per la prima volta nel 1946, dedicato al “Quartetto Beethoven” in occasione del 176° anniversario della nascita del grande musicista tedesco, è un lavoro complesso e molto impegnativo. Dopo un primo movimento dallo spirito apparentemente allegro, a poco a poco la composizione diviene drammatica e angosciata. Molto efficace la marcia ritmata all’interno del secondo movimento, bellissimo e commovente l’Adagio, che originariamente voleva simboleggiare la memoria dei morti, attraverso una sorta di dolorosa marcia funebre. L’ultimo movimento richiama i temi precedentemente ascoltati, e conclude in maniera desolata questo singolare capolavoro. Straordinaria l’interpretazione del Behn Quartet, quattro artiste che, nonostante la loro giovane età, hanno esibito, oltre una tecnica impeccabile e un ottimo affiatamento (perfetti gli unisono), anche una notevole capacità interpretativa, a tratti assai intensa. Applauditissime, hanno concesso un brillante bis, una Polka di Sostakovic, evidente reminiscenza del “Pizzicato Polka” di Johann Strauss, brano che ha concluso il breve ma strepitoso concerto di queste musiciste che hanno davanti a loro sicuramente un futuro luminoso.

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