"Due", una storia di lampadine bruciate

“Due”, una storia di lampadine bruciate

Lavinia Consolato

“Due”, una storia di lampadine bruciate

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martedì 28 Luglio 2015 - 07:47

Il Forte Teatro Festival 2015 sta per volgere al termine. “Due” è il terzo ed ultimo spettacolo della sezione “Legàmi”, con Giovanni Maria Currò e Mauro Failla (Clan degli attori), con la regia di Roberto Bonaventura.

Una ninnananna siciliana apre lo spettacolo, che si è svolto non su di un palco, ma tra gli alberi.

Due sedie, una cassapanca, una valigia, un orologio fermo a mezzanotte e tre quarti, e tante lampadine. Uno (Giovanni Maria Currò) e Due (Mauro Failla) sono due disperati, poveri, che, dopo aver abitato sotto ad un cavalcavia, finalmente hanno un tetto, “freddo, ma sempre un tetto”. Fanno dissertazioni sul tempo, sul freddo, sulle cose, con dialoghi nonsense tipicamente beckettiani, che lasciano perplessi quanto alla loro perfetta riuscita.

Uno è un sognatore svampito, che vorrebbe andare a nord, ma a suo modo anche realista, perché non vuol fare buon viso a cattivo gioco come fa Due, che, senza rassegnarsi, vuol riparare tutte quelle lampadine fulminate che conserva.

C’è un mondo dietro le lampadine fulminate!”. Due ricorda sempre una promessa fatta ad un non ben precisato Baffo Bianco, che ha lasciato loro le lampadine dentro la cassapanca, dentro la quale c’è scritto: “Casomai in futuro inventassero un sistema per ripararle”.

Due tenta di riparare le lampadine come se non volesse accettare che siano bruciate, come la sua vita. Vita che potrebbe migliorare, se solo ascoltasse Uno. Loro sono comunque inseparabili, dove va il primo va anche il secondo, sin dai tempi in cui da ragazzini sono scappati da un istituto religioso, nel quale – con grande patetismo da parte di Currò – hanno subìto degli abusi da parte del prete che li confessava.

Due” è uno spettacolo che in qualche modo è fermo come le lancette dell’orologio di Uno: la drammaturgia, ferma ad un Beckett trito e ritrito; la recitazione, ferma ad un ascolto privato tra i due attori, è piena di patetismi, lascia il pubblico freddo, non è assolutamente coinvolgente. Quale fosse la sensazione che gli attori volevano comunicare con questo spettacolo, non è penetrata; almeno è stato di breve durata. Bisogna comunque dare una nota di merito alla location naturale, bellissima.

Il Forte Teatro Festival al Forte San Jachiddu chiuderà con “MostroCaligola” di Roberto Bonaventura, il 30 e il 31 alle ore 21.

Lavinia Consolato

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