Se il Fondo sviluppo e coesione non soddisfa la Città metropolitana, ci si deve mobilitare. Né ha senso citare il ponte tra le opere sostenute economicamente
di Marco Olivieri
MESSINA – Fondi Fsc: se Messina soccombe, spetta ai parlamentari farsi sentire. Così abbiamo titolato perché non possiamo continuare a raccontare la storia di una città metropolitana ai margini, rispetto a Palermo e Catania, e non fare nulla per invertire la rotta. Ci riferiamo ai Fondi sviluppo e coesione 2021-27: un patto tra governo nazionale e regionale da 6.8 miliardi di euro, con 580 interventi in Sicilia. Solo 457 milioni di euro nel territorio messinese. Da qui la protesta di 48 sindaci e non si escludono azioni legali. Qualche esponente di centrodestra potrebbe avere la tentazione di obiettare: “Ma abbiamo assegnato 1,3 miliardi per il progetto della costruzione del ponte sullo Stretto”. Ma questa precisazione non avrebbe senso.
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Non si può mettere sul tavolo il tema ponte sullo Stretto, perché la grande opera attiene a una scelta nazionale ed eventualmente europea. Opera che alla città di Messina potrebbe portare più disagi che vantaggi. Ma questo è un altro discorso. Qui l’esigenza è quella d’ascoltare la “voce” dei territori. E allora su questo punto si devono mobilitare le opposizioni, a partire dall’ambito regionale: Sud chiama Nord, partito che forse avrebbe potuto incidere di più se De Luca non fosse stato super impegnato in campo nazionale, Pd e Cinquestelle dovrebbero agire insieme, portando avanti le istanze dei territori messinesi.
Un impegno comune delle opposizioni per cambiare l’agenda dei governi
Non si tratta di un’alleanza improbabile tra ScN, da una parte, e Dem e M5S dall’altra. Ma, come è già avvenuto in altre occasioni, di un’azione comune in funzione di un bene supremo. Questo non è un impegno che dispensa chi sta nella maggioranza, anzi, ogni sostegno è benvenuto. Ma, intanto, è bene che le opposizioni si responsabilizzino. E da parte di chi ha maggiori responsabilità, come Cateno De Luca, che è arrivato secondo come presidente della Regione, qualcosa in più si dovrà fare sul piano della pressione e dell’interlocuzione politica.
Quanto a Pd e Cinquestelle, la mobilitazione dovrebbe investire pure la sfera nazionale, in modo da avere più rilevanza. Così come è avvenuto nel caso del no al ponte. Le premesse per agire ci sono tutte.. E, dunque, avverrà davvero quest’azione congiunta politica e parlamentare? O dovremo accontentarci di poche dichiarazioni, presto seppellite da altre notizie?
Un ruolo significativo dovrà essere svolto pure dal sindaco metropolitano Federico Basile. Assieme a una possibile azione legale, occorre ridare centralità alla politica con un impegno comune prima di tutto delle opposizioni e con il confronto necessario tra istituzioni. Dovrà essere un’occasione per spingere i governi, regionale e nazionale, a cambiare l’agenda e le priorità.
Sarà ascoltata dunque la “voce” dei territori? O bisognerà attendere le prossime elezioni? Speriamo di no.
Nella foto, fonte Italpress, Meloni e Schifani alla firma del patto tra governo nazionale e regionale.

I fondi che il ponte toglie(rebbe) sono una favola non più credibile, che nulla a che fare con l’utilità o meno dell’opera. Si è assistito per l’ennesima volta a un trattamento, per non definirlo altro, che Messina subisce e riceve da anni e che dimostra che anche senza ponte le opere essenziali vengono fatte solo a parole e in campagna elettorale. E dimostra invece che i fondi vanno sempre altrove. C’è da chiedersi se la critica rivolta all’amministrazione comunale da alcuni consiglieri appartenenti al partito del premier sia anch’essa troppo autocelebrativa
Un applauso a quelli che hanno votato lega e fdi