Morte Daniele Santamaria, condannati 3 sanitari del Papardo.

Morte Daniele Santamaria, condannati 3 sanitari del Papardo.

Alessandra Serio

Morte Daniele Santamaria, condannati 3 sanitari del Papardo.

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lunedì 23 Aprile 2018 - 22:12

La documentazione medica della guardia giurata deceduto in corsia nel 2012 fu alterata. Così i giudici, che ieri hanno condannato i due medici e l’infermiere, imputati dopo che la Cassazione ha riaperto il caso.

Si è chiuso con tre condanne il processo per la morte di Daniele Santamaria, la guardia giurata di Villaggio Matteotti morto il 21 aprile 2012 al Papardo.

Il tribunale ieri sera (presidente Grasso), ha condannato a 3 anni e due mesi i sanitari Corrado La Manna e Marco Costa, e ad 8 mesi (pena sospesa) Tindaro Impalà, accusati a vario titolo di falso aggravato in atto pubblico, favoreggiamento e omissione di atti di ufficio. Riconosciuto il risarcimento alla famiglia, che sarà liquidato in sede civile.

Il Pubblico Ministero Vinci aveva chiesto l’assoluzione del medico e dei due infermieri, ma il Collegio ha deciso diversamente. Impalà, La Manna e Costa erano erano stati inizialmente prosciolti, nel 2013, in udienza preliminare, ma nel 2014 la Corte di Cassazione ha annullato la decisione e si è arrivati al processo con una nuova contestazione mossa dalla Procura, quella di omissione di atti d'ufficio perché secondo gli inquirenti le falsità, già contestate agli imputati, sarebbero state strumentali a nascondere le omissioni di attività terapeutiche a beneficio del paziente.

Sostanzialmente i tre avrebbero alterato la documentazione medica, e poi mentito ai carabinieri per salvare i colleghi, sui tempi e le modalità di primo soccorso di Santamaria. Subito dopo la sua morte, infatti, la moglie e la figlia diciottenne hanno presentato un esposto – assistiti dagli avvocati Diego Foti ed Enrico Basile – lamentando il fatto che, secondo loro, l'uomo aveva atteso troppo prima di essere visitato. Santamaria era al pronto soccorso del Papardo alle 4,20 accompagnato dal padre.

Accusava forti dolori al braccio sinistro ed alla spalla e –secondo quanto indicato nella denuncia – ha spiegato ai responsabili del servizio di ricezione che si sentiva male e che i dolori aumentavano e che aveva urgente bisogno di un medico. Per tutta risposta sarebbe stato invitato solo ad attendere.

Dopo mezz’ora d’inutile attesa il quarantenne si era accasciato ed era morto. Ieri la sentenza, dopo le discussioni degli avvocati Basile e Foti, legali delle parti civili anche al processo, e degli avvocati Giovanni Caroè e Maristella Bossa per gli imputati, mentre il Papardo era assistito dall’avvocato Lacagnina.

La difesa di Costa e Impalà preannuncia impugnazione della sentenza e confida nei successivi gradi di giudizio per dimostrare l’assoluta innocenza degli imputati, già ritenuta in sede della prima udienza preliminare, nonché dalla stessa procura procedente.

"Allo stato – precisa l'avvocato Bossa – preme sottolineare che non corrisponde al vero la circostanza secondo cui il Santamaria avrebbe atteso oltre 30 minuti nei corridoi del pronto soccorso del Papardo,prima di essere assistito dal personale sanitario in servizio, in quanto questa è smentita dalle testimonianze assunte in dibattimento.I testi ascoltati nella lunga e complessa istruttoria hanno riferito di un lasso di tempo di pochi minuti tra l'arrivo dell'uomo presso il locale nosocomio e l'aggravarsi repentino delle sue condizioni di salute."

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