Giustizia e libertà, da Messina il monito: "Ricordo stragi '92 è cruciale"

Giustizia e libertà, da Messina il monito: “Ricordo stragi ’92 è cruciale”

Alessandra Serio

Giustizia e libertà, da Messina il monito: “Ricordo stragi ’92 è cruciale”

venerdì 24 Maggio 2024 - 07:00

Magistrati e giuristi a confronto nel giorno della memoria di Falcone e Borsellino: "Esempi per costruire il cittadino anti mafioso"

Messina – Alla vigilia della stagione di riforme profonde del nostro sistema paese, il ricordo di Falcone e Borsellino, delle vittime della mafia e dell’insegnamento che loro hanno lasciato, è quanto mai fondamentale. E’ fondamentale dunque rinverdirlo questo ricordo, condividere quanto più possibile il seme di quella lotta, nella speranza che diventi sempre più un sentimento comune a tutti i cittadini, un fondamento della cittadinanza. E’ questo il monito che arriva da Messina, nel giorno del ricordo delle vittime delle stragi del ’92, dove proprio gli operatori della giustizia hanno fatto il punto, intorno al tavolo, di quel che resta, 32 anni dopo, dell’insegnamento di quegli uomini.

La riflessione è arrivata dal convegno organizzato dall’Associazione nazionale magistrati, l’Università di Messina e il Consiglio dell’Ordine degli avvocati, intitolato “Giustizia e libertà”. Al tavolo giuristi e magistrati. “Staccarlo dall’icona per renderlo simbolo vivo”, ha detto Giuseppe Santalucia, presidente nazionale dell’Anm a proposito della figura di Giovanni Falcone. “Bisogna cogliere il significato di quella esperienza che per noi magistrati vuol dire molto, è quello di essere fedeli al ruolo comunque”. “Sono certo- ha aggiunto Santalucia- che Falcone ebbe mille segnali che la sua vita potesse essere in pericolo ma questa capacità quotidiana di superare una legittima paura che poteva portare a mille mediazioni per tutelare se stesso e suoi cari, lo ha visto in quel giorno eroe per la capacità di essere un magistrato quotidianamente impegnato per la legalità, un eroismo sperimentato giorno per giorno che per noi sicuramente è un modello professionale”.

“Cosa è cambiato, dopo 32 anni da quella stagione di grandi speranze e cambiamenti, in cui si credeva nelle virtù taumaturgiche delle riforme istituzionali ed elettorali? – ha chiesto il professore di Unime Antonio Saitta – E’ cambiato tutto, qualcosa in meglio, altro in peggio. La sensibilità sociale rispetto al fenomeno mafioso è cambiata moltissimo, quella scala di valori è mutata profondamente. Altre istanze sono andate deluse: la lotta alla corruzione, la fiducia nelle riforme costituzionali ed elettorali. Questo perché quel che doveva rimanere, di quella stagione, non è diventato patrimonio costituzionale condiviso e pienamente metabolizzato da tutti. Dobbiamo recuperare quello spirito, oggi che siamo alla vigilia di una ampia stagione di riforme, al di là del giudizio sulle riforme stesse il nostro paese sta cambiando profondamente assetto. Perché la mafia ci sarà sempre fino a che si penserà che la possono sconfiggere soltanto magistrati e forze dell’Odine. Nel 2024, lo abbiamo saputo costruire il cittadino anti mafioso o è ancora necessario recuperare quelle testimonianze e condividerle quanto più possibile?”.

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