Il Dossier immigrazione: una bussola per liberarci dai luoghi comuni

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Il Dossier immigrazione: una bussola per liberarci dai luoghi comuni

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lunedì 24 Luglio 2023 - 17:20

La sociologa Poguisch analizza la ricerca statistica di "Idos", edizione n. 32: "I migranti un valore aggiunto culturale ed economico per i nostri Paesi"

Foto di Matteo Arrigo

MESSINA – I migranti sono un valore aggiunto culturale ed economico per i nostri Paesi. Al contrario, i muri e le frontiere chiuse danneggiano la nostra economia. Tutto ciò è messo in evidenza nel Dossier statistico immigrazione, presentato di recente a Messina, e si fa giustizia di tanti luoghi comuni. E il tema è sempre attuale. In questi giorni al centro di una Conferenza internazionale su migrazione e sviluppo alla Farnesina. Qui pubblichiamo un intervento della sociologa Tania Poguisch.

La trentaduesima edizione del Dossier statistico immigrazione

È arrivato alla sua trentaduesima edizione il Dossier statistico immigrazione che aggiorna i dati in Italia alla fine del 2021. L’edizione 2022 è stata realizzata dal Centro Studi e Ricerche Idos e si è avvalsa di fonti statistiche appartenenti ad archivi amministrativi ufficiali e a ricerche qualitative prodotte dai Centri studi che concorrono alla realizzazione del dossier.

Il Rapporto si compone di una sezione dedicata alla dimensione internazionale ed europea della mobilità umana, approfondisce le caratteristiche strutturali dei flussi e dell’immigrazione in Italia, osservandone i processi di inserimento, integrazione e partecipazione, fino a misurarne la presenza nel mercato del lavoro e il contributo all’economia nazionale. Gli ultimi capitoli del volume sono dedicati alle singole regioni e ad un’ampia appendice statistica dettagliata per singole province.

Il progetto del dossier statistico è stato ancora una volta sostenuto dal Fondo Otto per mille della Chiesa Valdese- Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, insieme ad una rete di strutture internazionali, nazionali e regionali.

I migranti “assenti” perché morti nei viaggi o bloccati nei campi profughi

Un dossier dedicato a tutti i migranti che oggi sono “assenti” perché sono morti durante il viaggio o per una mancata accoglienza o perché bloccati nei campi profughi. Messaggio carico di emozioni e umanità da cui i promotori partono per diffondere numeri e analisi sulla realtà migratoria attraverso incontri, seminari e convegni tra un pubblico variegato (operatori, studenti, cittadini, volontari) su tutto il territorio nazionale.

L’evento pubblico di approfondimento e sensibilizzazione si è svolto anche a Messina il 21 aprile presso l’aula 4 del Dipartimento di Giurisprudenza, promosso dai dipartimenti di Giurisprudenza e di Scienze politiche e giuridiche, con i rispettivi dottorati di ricerca in Scienze giuridiche e in Scienza politica.

Per Idos Centro Studi e Ricerche è intervenuto il presidente Luca Di Sciullo e i lavori sono stati introdotti dai docenti Lidia Lo Schiavo (associata di Sociologia generale Unime) e Francesco Martines (associato di Diritto amministrativo Unime). Il Dossier è stato presentato con un supporto di analisi sulla realtà migratoria grazie alle relazioni di Maria Teresa Collica (associata di Diritto Penale) e di Eugenio Cusumano (associato di Scienza politica).

Gli intervenuti hanno fornito ai presenti i dati sul contesto nazionale rispetto alla popolazione straniera in Italia e alla mobilità internazionale. I primi dati riportati nello stesso dossier si riferiscono ai migranti nel mondo che, alla fine del 2021, sono quasi 300 milioni, di cui 169 milioni sono lavoratori. A loro volta i migranti forzati, inclusi gli sfollati interni, sono quasi 90 milioni. Con la guerra in Ucraina già a maggio 2022 sono diventati 100 milioni. Infatti, oltre alla guerra tra Russia ed Ucraina, nel 2021 i conflitti nel mondo sono 32, dei quali 17 ad alta pericolosità.

In Italia risiedono regolarmente circa 5.193.669 cittadini stranieri. La maggior parte di loro vivono tra Lombardia, Lazio, Veneto ed Emilia Romagna.

I conflitti nel mondo, il Covid e il clima

Le 3 C: conflitti nel mondo, Covid- 19 e clima, come citato nel dossier, rappresentano tre fattori chiave per comprendere le migrazioni attuali. Inoltre, si stima che nel 2050 i soli migranti ambientali potrebbero arrivare a 220 milioni.

In questo quadro la divaricazione economica tra Nord e Sud si farà sempre più ampia e per chi vuole migrare per sfuggire alla povertà per guerre e crisi climatica si troverà di fronte ad una politica migratoria europea che da diversi anni ha ristretto i canali regolari di ingresso. Il Mar Mediterraneo è e resterà il canale più battuto per entrare in Europa.

I morti in mare ma anche una permanenza più stabile e radicata

Anche qui il dossier ci fa toccare con mano la tragedia mostrandoci i dati che riguardano i 25.000 mila morti in mare dal 2014 al 2022, senza contare quelli che rimangono invisibili. Un rapporto dettagliato e variegato sui vari aspetti che ci indica una strada di lettura interessante, inducendoci a riflettere sulle migrazioni che non si possono ridurre alla retorica quotidiana della stampa nazionale e locale.

Infatti, dalla protezione umanitaria alla presenza regolare in Italia la presenza degli stranieri continua a crescere ancor più dopo la pandemia. La regolarizzazione indetta nel 2020 col “Decreto Rilancio”, in favore dei lavoratori del comparto domestico e agricolo ha visto 38.715 permessi per lavoro rilasciati nel 2021 che si riferiscono non a nuovi ingressi ma all’emersione dal nero. Ciò ci offre un quadro su una presenza stabile, giovane e plurale. Infatti, è in crescita la predominanza dei soggiornanti di lungo periodo (quasi 2.342.000, il 65,8%), a dimostrazione di una permanenza sempre più stabile e radicata.

Non è in atto alcuna invasione e nessun Memorandum con la Libia fermerà i flussi

Il Dossier dedica anche una parte ai flussi non programmati e alle richieste di asilo. Non potendo attingere a fonti ufficiali, utilizza i dati del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) che riferiscono di un numero pari a 67.040 persone (di cui 9.478 msna, minori stranieri non accompagnati, arrivati a 14.025 anche per effetto della guerra in Ucraina), in arrivo principalmente da Tunisia, Libia, Egitto e Grecia. Secondo altri dati raccolti per il Dossier nel 2022 la tendenza è in aumento, con 71.325 sbarcati tra il 1° gennaio e fine settembre.

I muri hanno effetti negativi sull’economia

In ogni caso è chiaro un dato e cioè non c’è alcuna invasione e le stragi come quella di Cutro ci mostrano che, contestualmente alla ripresa della mobilità internazionale, nessun Memorandum d’intesa con la Libia, dichiarata anche con una sentenza della Cassazione un luogo non sicuro, fermerà i flussi. Anzi, il dossier approfondisce un focus sulle porte ancora chiuse dell’Europa che ci impone una riflessione. I muri interni ed esterni all’Unione Europea stanno producendo effetti negativi sulle economie di questi stessi Paesi. La Banca Centrale Europea dichiara che la flessione economica avvenuta nel periodo pandemico è anche legata ad una riduzione dell’immigrazione nei Paesi europei.

A fronte delle correnti previsioni demografiche, se la politica dei respingimenti e dei confini venisse applicata rigorosamente e con totale successo nei prossimi 30 anni, per continuare ad avere l’attuale tasso di occupazione occorrerebbe, a parità di condizioni, rinunciare a 240 milioni di posti di lavoro nei paesi più ricchi e crearne 930 milioni in quelli più poveri.

Cresce il tasso d’occupazione dei migranti ma sono troppe le diseguaglianze

Nel Dossier ci sono capitoli dedicati al lavoro che vede una crescita del tasso di occupazione dei lavoratori stranieri tra i 20 e i 64 anni maggiore a quello registrato tra i lavoratori italiani, ma non sono lavori stabili e spesso sono a termine o part-time involontario e in settori poco qualificati. Anche rispetto alla tutela sanitaria emergono dati che segnalano delle diseguaglianze in alcuni ambiti di tutela come quella relativa alle donne in gravidanza e ai neonati.

Diminuisce la presenza della componente straniera nelle carceri che rispetto ad un anno fa registra l’1% in meno. La maggior parte commettono reati contro il patrimonio. Sono sempre più numerosi gli stranieri che si rivolgono ai Centri di ascolto della Caritas, in particolar modo nelle regioni del Nord e del Centro Italia. Gli utenti stranieri appartengono a 189 nazionalità diverse e con bisogni che vanno dai problemi lavorativi a quelli familiari (separazioni, abbandono, maltrattamenti, maternità indesiderate).

Per concludere ci sono altri due focus di analisi su cui questo importante rapporto mette in evidenza: la questione abitativa e l’istruzione. Secondo i dati la maggior parte degli stranieri vive in monolocali di 55 mq in quartieri periferici o in Comuni decentrati e sono di scadente qualità. Questa condizione aumenta anche fisicamente l’emarginazione e l’esclusione da aree dedicate allo sport, al gioco e ai centri aggregativi.

Sul punto riguardante l’istruzione emerge che per la prima volta dall’anno scolastico 1983/1984 assistiamo ad una consistente diminuzione del numero degli alunni con cittadinanza non italiana: 865.388 in totale, con un calo di oltre 11 mila unità rispetto allo scorso anno. In controtendenza quelli nati in Italia appartenenti alle nuove generazioni sono saliti a 557.071, pari al 66,7%. Le scelte di scuola superiore di questi studenti si orientano verso istituti tecnici e professionali.

Il problema del ritardo scolastico

Sebbene siano stati fatti notevoli passi in avanti, il ritardo scolastico è ancora un problema che incide sul percorso di studi degli studenti che spesso interrompono o abbandonano la scuola. Secondo i dati si assiste ad un continuo diradarsi della loro presenza man mano che si alza il livello formativo: frequentano la scuola primaria il 12% di loro e solo l’8% arriva alla scuola secondaria di II grado. Oltre ai rischi che comportano l’abbandono scolastico, quanto detto precedentemente anche sulle scelte volte ad istituti professionali, farà crescere una parte della popolazione in Italia segregata in ambito occupazionale e in stato di subalternità come è successo ai loro genitori.

Si rileva anche una crescita degli studenti stranieri iscritti negli atenei italiani del 62% e in prevalenza sono di genere femminile. Si tratta di studenti che vivono sul territorio nazionale che hanno conseguito il diploma nelle scuole italiane.

In sostanza, un Dossier ricco di dati, analisi e storie che ci dicono il reale stato delle migrazioni contemporanee, sicuramente complesso, ma anche decisivo per il futuro di tutti i popoli. Ed è uno strumento che non possiamo farci sfuggire proprio perché lo stato attuale delle cose ci riguarda e ci appartiene e possiamo cambiarlo in meglio.

Tania Poguisch

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