Cultura

Il mago, ovvero Maugham e Crowley

Pubblicato per la prima volta nel 1908, Il mago di William Somerset Maugham torna in libreria in una edizione curata nei minimi dettagli da Adelphi. Maugham, uno dei maggiori scrittori inglesi del Novecento, ha qui dato vita a un romanzo accattivante, curioso e scorrevole come solo un maestro della penna riesce a fare. Si tratta di una storia ispirata alla controversa personalità di Aleister Crowley, esoterista e occultista inglese, che lo stesso Maugham aveva incontrato a Parigi qualche tempo prima.

Speculazioni occulte e riferimenti alchemici fanno da sfondo a una storia lineare e semplice da seguire, dove la cocciutaggine razionalista e materialista del protagonista (Arthur Burdon), chirurgo, si scontra con la fin troppo disinvolta apertura al soprannaturale dell’antagonista (Oliver Haddo), mago. «La magia non è altro che l’arte di impiegare consapevolmente mezzi invisibili per produrre effetti visibili», dice Haddo.

Alquanto curiosa è la distinzione data nel testo tra il dubbio e l’incredulità. Il dubbio, viene detto, «è un segno di modestia che raramente ha ostacolato il progresso della scienza». Ma l’incredulità, ecco, è il suo esatto opposto: «manca di prudenza colui che usa la parola “impossibile” al di fuori della matematica pura». La scienza, invero, «tratta solo gli aspetti generali, e non prende in considerazione i singoli casi che contraddicono la maggior parte delle evenienze», dice Haddo a uno scettico Burdon. Ebbene, sono proprio quei singoli casi ad essere oggetto della magia, del soprannaturale, del bizzarro.

Il romanzo mette in scena la lotta tra la razionalità chiusa di Burdon e la curiosità tendente all’irrazionale di Haddo. Uno scontro che avrà ripercussioni anche sulle vicende dei due personaggi, destinati a incontrarsi più volte e a scontarsi non solo sul piano intellettuale. Maugham stesso dovette documentarsi sulle scienze occulte nella biblioteca del British Museum per diverso tempo, deciso com’era a scrivere in modo verosimile di un argomento sensibile come quello dell’esoterismo pratico, dell’alchimia e della magia.

Curiosamente nel 1908, anno della pubblicazione del testo, Aleister Crowley replicò a Maugham su Vanity Fair, scrivendo una recensione sotto lo pseudonimo di Oliver Haddo, il nome del mago protagonista del romanzo. Crowley accusò Maugham di plagio da altri scritti, ma pare evidente che l’intenzione di fondo fosse danneggiare lo scrittore per la caricatura della sua stessa persona fatta nella figura del mago ciccione e malvagio.

La traduzione dell’edizione Adelphi è degna dell’opera stessa – per non parlare della copertina, che lungi dal raffigurare i soliti riferimenti gotici e un po’ caricaturali (serpenti, pipistrelli e cappucci) richiama un cerchio magico evocativo di ben altri riferimenti occulti. Insomma, un testo da avere anche nella recente edizione italiana.