L'avvocato Bozzo ricostruisce l'attuale stasi. Tra l'attesa dei pareri ambientali e "la scelta contraddittoria di resuscitare la vecchia concessione"
Il ponte sullo Stretto sospeso, fermo al box a Roma. Domina un clima d’incertezza politica in merito all’avvio della grande opera. Una conferma della tesi esposta dal legale Nicola Bozzo in un’intervista per Tempostretto.
Avvocato, qual è la tesi?
“”Il punto di partenza del ragionamento è che, in base al nostro ordinamento, la cosiddetta fase tre dello screening dovrà essere svolta dalla stessa commissione Vinca (Valutazione d’incidenza ambientale). E c’è una sentenza recente del Tar della Campania a confermarlo”.
Ma che cosa mette in rilievo il Tribunale amministrativo regionale, mentre l’amministratore di Webuild Pietro Salini annuncia che “si è pronti a partire”, quasi a mettere fretta al governo?
“Rispetto a un progetto di energia eolica, il Tar campano ha confermato che, qualora il secondo grado d’incidenza sia negativo, deve farsi il terzo: il Vinca. Ovvero è questo l’organo deputato a decidere nella terza fase: quella delle compensazioni. La scelta definitiva sul ponte dovrà avvenire in ambito nazionale. E con le interlocuzioni con la Commissione europea di cui ampiamente abbiamo parlato nell’intervista precedente. Del resto, sul Sole 24 ore di ieri, l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, riconosce che già si è attivata l’ulteriore valutazione d’incidenza Vinca”.
In più sussiste un conflitto tra amministrazioni dello Stato. E continuerà in sede Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Da un lato il ministero delle Infrastrutture. Dall’altro, il ministero dell’Ambiente. Ministero vincolato al parere negativo, obbligatorio e vincolante, Vinca. Lei ha ricordato, nell’intervista precedente, che, con la legge 400 del 1988, un conflitto tra amministrazioni può essere sanato con la deliberazione del Consiglio dei ministri. In sostanza, ove non si proceda alla valutazione d’incidenza tre, o nell’ipotesi che sia negativa, esiste la possibilità che il Consiglio dei ministri, con una delibera, approvi il progetto. E che si chieda il parere non vincolante alla Commissione europea e si adottino le misure di compensazione.
“È un quadro realistico”.
Ma secondo lei, il “peccato originale” del progetto ponte rimane la mancata gara?
“Probabilmente sì. Per quanto riguarda la concorrenza, l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) sta facendo delle verifiche sulla base di una specifica norma del codice degli appalti: in presenza di una concessione e di un appalto, è possibile attribuire un ulteriore spazio di attività ai contraenti purché i costi siano inferiori al 50 per cento del valore degli affidamenti che già si detengono. E il nodo vero, per la concorrenza, è la natura del decreto legge per il ponte del 2023 (poi convertito in legge). Una legge provvedimento”.
Che cos’è una legge provvedimento?
“Si tratta di una norma che, sebbene abbia forma di legge, regola un solo caso specifico, dettando, quindi, una sorta di diritto del caso concreto, come, sostanzialmente, un provvedimento amministrativo. E può essere ammessa quando si bilanciano tutti gli interessi in campo e si ritiene che ci sia un interesse preminente di natura pubblico-costituzionale. Far rivivere dopo molti anni rapporti contrattuali di concessione e di appalto, quale profilo di interesse pubblico, anche di rango costituzionale, ha? Pur di non fare la nuova gara, si sono sacrificati altri interessi fondamentali come il principio di concorrenza, ovviamente l’ambiente, ma anche, potrebbe dirsi, il principio di realtà, quindi la razionalità dell’agire pubblico, tenuto conto del mutamento totale geopolitico e geoeconomico. Quale interesse di natura pubblico-costituzionale giustifica un intervento di questo tipo e sacrifica tutti gli altri interessi sicuramente di rango costituzionale? Qui potrebbe nascere un’obiezione”.
Quale?
“Mi si può obiettare che la Stretto di Messina è divenuta adesso una società in house, cioè una società pubblica con particolari caratteristiche e quindi può procedersi a un affidamento diretto anche senza gara. Giusto. Ma qui stiamo trattando della natura, del contenuto e del plateale anacronismo della concessione, non della circostanza che possa essere affidata in house. Occorreva, cioè, una nuova concessione. Anche in house, ovviamente”.
Ricordiamolo: lei si riferisce alla concessione alla società Stretto di Messina e all’appalto al general contractor, cioè alla Webuild...
“Sì. E c’è un bilanciamento irragionevole che non regge. Ovvero un sacrificio di tanti valori che non può giustificarsi per la prevalenza di un interesse ritenuto preminente che alla fine coincide soltanto con la mera continuità dell’opera. In generale, un ragionamento di questo tipo avrebbe avuto più senso per un’opera già cantierizzata. Se si fossero fatte di nuovo le gare d’appalto, si sarebbe dovuto applicare o il Pnrr o la disciplina normale delle infrastrutture strategiche (visto che la legge obiettivo è stata da tempo superata). Operazione che avrebbe seguito il suo corso, con una nuova gara d’appalto. Il governo Draghi aveva istituito una commissione di studio. E, alla luce di questo lavoro, appare ancora più paradossale la riesumazione dei vecchi rapporti contrattuali”.
Ci sono dei precedenti?
“I casi precedenti di salvataggio delle vecchie concessioni e appalti (Tav e autostrade) furono fatti perché quei rapporti contrattuali erano stati stipulati prima delle nuove norme europee sugli obblighi di gara. Ma non è il caso della grande opera. E la necessità di nuova gara non deriva soltanto dal fattore già detto della maggiorazione del 50% ma, in linea con quanto ha sostenuto la Corte di giustizia europea nel 2024, occorre accertare se si è in presenza di una “modifica sostanziale” dell’oggetto dei contratti. Qui c’è una rinegoziazione su molteplici aspetti. In ultimo, e in generale, si può pure aggiungere che si è rotto ogni ragionevole equilibrio tra il tempo e il diritto. Al contrario, il tempo, con quello che comporta di novità nel suo fluire, dovrebbe essere alla base di un approccio razionale che orienti le norme e il loro senso”.
Ci sarebbero state più tutele ambientali con una nuova gara?
“Una nuova ipotesi concorrenziale avrebbe coinciso con una più alta tutela ambientale perché le gare sarebbero state svolte alla luce di tutto il nuovo quadro regolativo europeo e nazionale su appalti verdi, green deal, economia circolare. E senza le procedure semplificatrici della vecchia legge obiettivo. Altro aspetto da considerare è che la legge provvedimento del ministro Salvini viene giustificata in sede di lavori parlamentari con l’affermazione del cosiddetto principio europeo del “risultato”. Bisognerebbe, cioè, favorire il compimento di un’opera o di un piano iniziato. Ma così può giustificarsi qualunque cosa. Deve sempre intendersi un “giusto risultato”, appunto il ragionevole bilanciamento tra interessi. Peraltro, il principio del risultato per il ponte suona un po’ grottesco, visto che la prima Via (Valutazione d’impatto ambientale) parziale è del 2002 e lo scioglimento dei contratti avvenne col decreto Monti nel 2012. E visto che la Stretto di Messina era stata messa in liquidazione senza che i lavori iniziassero. Da qui le mie perplessità”.

Potete girarci attorno quanto volete, pubblicare notizie qua e là dal contenuto tecnico intrinseco o meno. Il ponte si farà punto
Praticamente per legge oltre che per buonsenso NON SI PUÒ FARE.
Per fortuna.
Che Salvini e soci se ne facciano una ragione e che la lega, al più presto, si faccia reggere da un altro segretario…. Veneto magari.
Come sempre Salvini fa annunci che non trovano mai un riscontro.
Sono favorevole al ponte ma con ‘sta gente alla gestione dell’opera, sarà l’ennesima fumata nera.
E torneranno i pesce spada sulla costa, daranno 2000 EUR al mese e dipingeranno le case dei messinesi una a una😁
Indagini su Webuild per la diga a Genova.
Le considerazioni svolte dal legale riguardano temi di notevole complessità, e accessibili soltanto a pochi esperti.
Certo, a prima vista – e da profano – le perplessità sollevate dal legale appaiono impressionanti.
Ennesimo articolo dal preciso indirizzo
Praticamente: come si dice a Messina : “si sbighhiaru”. O citando i versi di un famosissimo pezzo del il compianto “Faber”( al secolo, Fabrizio De André) “Ed allora capii, fui costretto a capire” . ….
…credo che si debba distinguere tra gli sforzi applicati alla identificazione di ostacoli per impedire la costruzione del ponte e la necessaria ricerca della corretta applicazione delle normative di legge per la costruzione del ponte …
Il Ministro leghista, e la società costruttrice, sono a conoscenza del periodo prebellico in cui si trovi l’ Europa? Ammettiamo che il ponte si fara’, e allo stesso tempo incominci un ipotetico conflitto, ed il nemico decidesse di distruggere il ponte, qualcuno saprebbe dire, l’ impatto di 55.000 tonnellate che affondano nello stretto di Messina? Sicuramente genererebbe uno tsunami devastante, ma purtroppo si sa, al dio danaro non si comanda….
La commedia di questa storia parte già da quei giubbotti indossati per rappresentare il nulla.
Parodie di lavoratori, parodie anche di politici.
ANATAS pensa che impatto avrebbe se un asteroide colpisse la terra centrando proprio quel ponte che li non ci dovrebbe essere .
Lo tsunami sarebbe 2 volte più forte , 55.000 tonnellate e qualche granmo per eccesso di ponte , più il peso specifico di materia extraterrestre non quantificabile.
Ahinoi,non oso immaginare .
🤦♂️