Il Tirreno continua a sfornare temporali, pericoloso autorigenerante sul barcellonese

Il Tirreno continua a sfornare temporali, pericoloso autorigenerante sul barcellonese

Daniele Ingemi

Il Tirreno continua a sfornare temporali, pericoloso autorigenerante sul barcellonese

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sabato 08 Agosto 2020 - 16:19

Le correnti da NW in quota, e più settentrionali al suolo, hanno favorito la formazione di un fenomeno molto particolare, noto con il termine di “cold pool”

Subito dopo il caldo che ha caratterizzato i primi giorni di agosto avevamo annunciato la possibilità dell’arrivo di una insidiosa fase d’instabilità atmosferica, acuita dallo scivolamento sopra le calde acque superficiali del mar Tirreno di una latente circolazione depressionaria in quota (in gergo tecnico “cut-off” o “goccia fredda”). La persistenza di questa area depressionaria in quota, sopra un vasto tratto di mare molto caldo in superficie, ha difatti enfatizzato l’instabilità, favorendo il rapido sviluppo di fortissime correnti ascensionali (moti convettivi), che hanno generato imponenti “celle temporalesche”, foriere di piogge e temporali.

In un altro articolo, pubblicato lo scorso 13 luglio, avevamo spiegato pure come una maggior quantità di vapore acqueo nell’atmosfera, messa a disposizione da una superficie marina molto calda, rappresenta il carburante pronto ad esplodere sotto forma di fenomeni intensi, al transito della prima modesta perturbazione. Ma oltre al fattore del mare (che per i peggioramenti che colpiscono il messinese è fondamentale), in queste situazioni entra in gioco la particolare conformazione morfologica del territorio e la disposizione delle correnti in alta quota, che provenendo da una determinata direzione possono esaltare le correnti ascensionali, favorendo la formazione dei temporali.

Nel caso odierno le correnti da NW in quota, e più settentrionali al suolo, hanno favorito la formazione di un fenomeno molto particolare, noto con il termine di “cold pool”. Questo particolare fenomeno, a volte fa in modo che i temporali tendano a “autorigenerarsi” nella stessa zona, scaricando su questa un’ingentissima quantità di pioggia in spazi temporali davvero ristretti.

Il fenomeno del “cold pool” (poco studiato dalle nostre parti) viene originato dalla discesa di aria fredda (attraverso la pioggia) dal downdraft delle singole “celle temporalesche” che dal mare tendono a risalire verso la costa. L’aria più fredda e pesante associata al downdraft, scivolando lungo i pendii delle montagne o colline, ritorna in mare, dove viene a contatto con i venti umidi marittimi (che spirano dal mare), ricrea i presupposti per nuovi “updraft” e formazione di altre “celle temporalesche”.

Se il vento in quota è favorevole i giovani temporali risalgono verso la terra ferma, scaricando forti rovesci e continui temporali, in rigenerazione ogni 30-40 minuti. Come una catena di montaggio che va avanti fino a quando il flusso caldo e umido marittimo non accenna a placarsi, allentando l’instabilità temporalesca. In questo caso il fenomeno si è attivato sul basso Tirreno, favorendo lo sviluppo del temporale che stamattina ha colpito la zona nord e il capoluogo, scaricando fino ad oltre 30-40 mm di pioggia nello spazio di un’ora. Tutt’altro che due gocce d’acqua, come magari afferma qualcuno.

In queste ore una situazione critica si sta riscontrando nell’area del barcellonese, dove si è sviluppato un imponente temporale dalle caratteristiche “autorigeneranti” che richiama aria molto umida dal tratto di mare ad ovest della penisola di Milazzo, alimentandosi in continuazione. La struttura temporalesca, ben visibile dalla Calabria e dalle coste della Sicilia sud-orientale (alta più di 13 km), in questo momento sta producendo dei nubifragi sulla piana del barcellonese, fino all’area dei Peloritani più occidentali.

A Barcellona si registrano già accumuli superiori ai 60 mm. Le precipitazioni di questo intenso temporale stanno sconfinando fino alla zona ionica del messinese, fra Santa Teresa, Sant’Alessio e Letojanni. L’immensa nube temporalesca viene costantemente alimentata da sufficienti quantità di calore latente che le permetteranno di resistere ancora per qualche ora nell’area, rischiando di causare gravi disagi, per allagamenti e improvvise ondate di piena dei torrenti.

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