Il trucco che fa sentire belle dentro. Storie di detenute e di vita tra le sbarre VIDEO

Il trucco che fa sentire belle dentro. Storie di detenute e di vita tra le sbarre VIDEO

Silvia De Domenico

Il trucco che fa sentire belle dentro. Storie di detenute e di vita tra le sbarre VIDEO

venerdì 08 Marzo 2024 - 07:00

Hanno imparato a truccarsi per ricominciare a volersi bene. L'8 marzo nella sezione femminile del carcere di Gazzi

servizio di Silvia De Domenico

MESSINA – Belle dentro. Dentro il carcere e dentro il proprio mondo fatto di sensi di colpa e mancanza degli affetti più cari. Il carcere, per le donne, è più duro che per gli uomini. Lo dicono le donne e lo dice chi si occupa della loro rieducazione. Nella sezione femminile della Casa circondariale di Gazzi ci sono donne apatiche, che trascorrono molte ore chiuse in cella o non amano partecipare alle attività proposte dai volontari. Ecco perché l’esigenza di proporre un laboratorio che potesse appassionarle davvero.

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L’idea del Cepas per coinvolgere le detenute

Le donne detenute non hanno a disposizione uno specchio e raramente hanno dei trucchi. Così il Cepas (Centro prima accoglienza Savio) ha pensato di portare una vera e propria scuola di make-up fra le sbarre. La vicepresidente Lalla Lombardi ha coinvolto l’insegnante Giovanna Gaudenti e 10 detenute della Casa circondariale di Gazzi.

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La mostra del giornalista Rino Labate Belle dentro

“Ho insegnato loro le tecniche, ma anche come esprimersi attraverso pennelli e colori”, racconta Gaudenti. L’esperienza non si è esaurita con le lezioni settimanali, quegli attimi sono diventati immortali grazie alle foto del giornalista Rino Labate. Il suo occhio e la sua macchina fotografica hanno catturato momenti in cui queste donne si sono viste, forse per la prima volta dopo tanto tempo, di nuovo belle. “Fare questo corso è stato come vivere sulle nuvole, dove non c’erano le sbarre. In un’altra dimensione anche se solo per poche ore”, ha raccontato il fotografo. Il prossimo passo sarà fare uscire dalle mura del carcere la mostra Belle dentro e portarla da qualche parte in città.

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Maria, storia di una detenuta che sogna di conoscere la nipotina

A raccontare l’esperienza positiva è Maria, una donna con un passato fatto di pianoforte e liceo classico, ma anche di studentessa ribelle e rivoluzionaria. Gli anni in carcere l’hanno cambiata, perché quando sei lontana dai figli e dagli affetti la sofferenza ti segna e ti fa riflettere. “Ora sto per diventare nonna e l’unica cosa che voglio fare, quando avrò un permesso, è conoscere la mia nipotina”, racconta commossa.

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Compagne di cella e di vita

Insieme a lei ci sono Fabiana, Santina e Catalina. Compagne di cella e di vita. Amiche, sorelle, colleghe, famiglia. Le persone più vicine a cui aggrapparsi quando la tristezza prende il sopravvento. Alcune di loro trascorrono per la prima volta la Festa della donna in carcere, così come a dicembre il primo Natale e il primo Capodanno. C’è chi dentro il carcere ha ripreso a studiare o cominciato a lavorare per dare un senso alle giornate, avere un motivo per uscire dalla cella e distrarsi dai brutti pensieri. C’è chi si è truccato per la prima volta grazie a questo corso, che non è frivolezza perché anche solo per un paio di ore alla settimana queste donne si sono sentite importanti.

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Un laboratorio per ricominciare a volersi bene

Gli attestati di partecipazione al corso sono stati consegnati alla presenza della direttrice della Casa circondariale Angela Sciavicco e del comandante della Polizia penitenziaria Antonella Machì. “Il trucco non è solo una maschera che ogni giorno ci caliamo, ma anche un modo per nascondere dolori e dispiaceri. Con questo laboratorio volevamo spingervi a volervi più bene, riflettere su quello che siete e che vorrete essere”, dice Sciavicco rivolgendosi alle detenute. “Tutti coloro che entrano per proporre dei laboratori di questo tipo escono da qui arricchiti, questo significa avere a che fare con un’umanità vibrante”, conclude Machì.

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“Guardare lontano. Dopo la caduta ci si rialza”

Il Cepas è al fianco dei detenuti, uomini e donne, sin dagli anni ’90. Il presidente Don Umberto Romeo fa notare come lo sguardo di ogni donna nelle foto della mostra guardi lontano. “Come diceva Don Bosco guardate sempre avanti, si può cadere ma poi ci si rialza per andare avanti. Qualcuno diceva che l’arte cambierà il mondo, io aggiungo che ci aiuta a vivere”, conclude il salesiano.

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