Il caso dell'ex 007 arrestato per corruzione e nominato consulente al Papardo finisce all'Ars

Il caso dell’ex 007 arrestato per corruzione e nominato consulente al Papardo finisce all’Ars

Rosaria Brancato

Il caso dell’ex 007 arrestato per corruzione e nominato consulente al Papardo finisce all’Ars

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martedì 02 Dicembre 2014 - 23:02

il caso di Vincenzo Ciacio, ex 007 arrestato per corruzione nel 2005 e nominato dal dg Vullo come consulente del gruppo anticorruzione al Papardo finisce al centro di un’interrogazione all’Ars. I deputati Musumeci, Formica e Ioppolo chiedono immediati interventi.

Il caso dell’ex 007 in pensione chiamato al nucleo anticorruzione del Papardo (vedi articolo allegato) finisce all’attenzione dell’Ars con un’interrogazione urgente dei deputati regionali Santi Formica,Giuseppe Ioppolo e Nello Musumeci e diretta sia al governatore che all’assessore regionale alla sanità Borsellino.

I tre deputati fanno riferimento alla delibera n° 303 del 26 novembre con la quale il direttore generale dell’Azienda sanitaria Papardo- Piemonte Michele Vullo, su segnalazione del neo responsabile del gruppo anticorruzione, Carmelo Alma, ha nominato Vincenzo Ciacio, ex poliziotto in pensione, quale consulente investigativo da affiancare, come supporto, al nucleo che si occupa dei procedimenti in materia di trasparenza e lotta alla corruzione. Tale nomina, secondo quanto riportato dalla delibera 303/2014, è a titolo gratuito ed ha la durata di un anno. Dalla delibera si evince altresì che il signor Ciacio è in possesso di un curriculum idoneo al ruolo che andrà a ricoprire all’interno della struttura sanitaria.

“Appare alquanto strano- scrivono Musumeci Formica e Ioppolo- che, alla luce delle dichiarazioni del Presidente della Regione e dell’Assessore per la salute sull’assoluto obbligo di trasparenza e legalità nel variopinto settore delle nomine all’interno di strutture pubbliche regionali, venga nominato, come consulente per il contrasto alla corruzione, una persona, il signor Vincenzo Ciacio, che, secondo notizie di stampa, è balzato agli onori della cronaca nell’agosto del 2005 quando, ispettore di polizia in servizio alla sezione investigativa del Commissariato di P. S. di Alcamo, fu condannato, insieme ad un collega ed a seguito di patteggiamento, a 18 mesi di reclusione per corruzione, avendo richiesto soldi ad un indagato per “aggiustare la sua pratica”. Oltre alla pena detentiva, il signor Ciacio fu condannato, su indicazione della Corte dei Conti, al pagamento di cinquemila euro a titolo di risarcimento del danno all’immagine provocato allo Stato dal suo comportamento fraudolento”.

I tre deputati si soffermano poi sul fatto che la segnalazione di Ciacio sia stata fatta dal responsabile del nucleo anticorruzione: “ come se già questa vicenda non rasenti la follia, la segnalazione del nominativo, viene fatta dal responsabile del gruppo anticorruzione, Carmelo Alma, che ricopre questo ruolo in maniera illegittima, come stabilito dalla Sezione lavoro del Tribunale di Messina con propria sentenza del 20 novembre 2014. Secondo detta sentenza, nata da un ricorso presentato da alcune sigle sindacali, la delibera del Direttore generale n° 62 del 24/7/2014 con la quale veniva nominato il dottor Carmelo Alma, è illegittima, essendo avvenuta senza la preventiva concertazione sindacale, così come previsto dalle leggi vigenti in materia di lavoro”. In verità il ricorso al Tribunale del lavoro da parte dei sindacati riguardava la parte della delibera nella quale, per erogare i compensi ai componenti del Nucleo, il direttore generale avrebbe deciso di attingere al Fondo (vedi articolo allegato) violando la prevista concertazione sindacale proprio per quel che riguarda l’utilizzo di queste risorse. Il giudice del lavoro ha quindi stabilito l’illegittimità della delibera n° 62 del 24/7/2014, ha disposto l’immediata rimozione degli effetti derivanti dalla suddetta delibera.

“Avendo Il Presidente della Regione e l’Assessore per la salute incentrato la loro azione di governo sulla lotta alla corruzione ed al malaffare- concludono Musumeci Formica e Ioppolo- facendo di ciò il simbolo di questa terribile esperienza governativa, appare assolutamente paradossale la vicenda del Papardo – Piemonte, dove questi principi, sbandierati ai quattro venti, vengono smentiti dalla realtà dell’azione quotidiana”. I tre deputati della Lista Musumeci verso Forza Italia chiedono quindi di conoscere quali “urgenti improcrastinabili e persino morali provvedimenti intendano prendere governatore e assessore per ripristinare al Papardo la trasparenza e la legalità tanto decantata quanto disattesa nei comportamenti”.

Rosaria Brancato

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