Rita Borsellino a Tempostretto.it: «I giovani che vogliono fare magistratura mi fanno commuovere, vorrei abbracciarli tutti»

Rita Borsellino a Tempostretto.it: «I giovani che vogliono fare magistratura mi fanno commuovere, vorrei abbracciarli tutti»

Claudio Staiti

Rita Borsellino a Tempostretto.it: «I giovani che vogliono fare magistratura mi fanno commuovere, vorrei abbracciarli tutti»

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venerdì 09 Settembre 2011 - 13:56

La parlamentare europea intervistata alla festa di SEL a Messina

«La sinistra deve essere più convinta di poter vincere, perché spesso mi sembra troppo timida». L’analisi di Rita Borsellino – che l’8 settembre ha partecipato al dibattito "Un altro Sud per un'altra Italia" promosso da Sinistra Ecologia e Libertà durante la IIa Festa regionale in programma a Messina – non lascia certo adito a dubbi sulle responsabilità della sinistra italiana e siciliana. La ricetta della Borsellino per tornare a vincere è altrettanto chiara – «rendere protagonisti gli elettori» – e da un punto di vista personale, vorrebbe che si prendesse esempio dagli altri paesi europei, cominciando a far politica proprio a Bruxelles: «Credo sia importante che la prima esperienza politica sia quella in Europa, bisogna imparare lì come si lavora e come funziona e poi tornare sul proprio territorio. Ma in Italia è tutto al contrario». Parlamentare europea dal 2009 nelle file del PD, Rita Borsellino continua il suo impegno contro tutte le mafie giorno per giorno.

Tempostretto.it ha avuto il piacere di intervistarla.

In Sicilia le preferenze elettorali sono sempre andati in maggioranza alla coalizione di centrodestra. Dopo la sua sconfitta e quella di Anna Finocchiaro nel 2008, viene spontaneo chiedersi quale sia il motivo di questo fallimento…

Ricordo che quando mi candidai io i risultati furono inaspettati e sorprendenti, tenendo anche conto del fatto che Salvatore Cuffaro si candidava per il secondo mandato consecutivo e di conseguenza era già ben radicato sul territorio. Quella legislatura, come tutti sanno, finì anticipatamente per le dimissioni di Cuffaro, e si andò alle elezioni dopo solo un anno e mezzo, sulla scia non solo di un ottimo risultato ma anche di un entusiasmo crescente. La politica volle cambiare candidato e ci furono anche parecchi malumori. Fecero candidare Anna Finocchiaro ma il risultato fu peggiore con la perdita di quattordici punti percentuali (che non è cosa da poco). Probabilmente si trattò di una scelta sbagliata, probabilmente non si seppe approfittare di un momento assolutamente favorevole. Certo è che la sinistra deve essere più convinta di poter vincere, perché spesso mi sembra troppo timida, e non sa osare delle azioni, delle scelte che, sul momento, potrebbero sembrare azzardate. Forse gli elettori vogliono un pizzico di coraggio in più e, perché no, anche un po’ d’incoscienza, vogliono essere protagonisti del loro futuro. Quando mi candidai, fu la prima volta (e l’unica) in cui si sperimentò il "programma partecipato", allestendo circa 150 cantieri in tutta la Sicilia dove i cittadini stessi poterono scrivere il programma e si confrontarono. Furono coinvolti circa 25.000 siciliani. Fu una scelta importante che la politica non dico dovette subire, ma accettò a fatica, e, invece fu un’esperienza assolutamente positiva. Ed in sostanza è proprio quello che deve fare l'intera classe politica: rendere protagonisti gli elettori. E forse proprio questo è mancato.

A suo avviso dal 1992 ad oggi, com'è cambiata la politica?

Non dobbiamo dimenticare innanzitutto che nei momenti immediatamente successivi alla caduta della prima Repubblica la sinistra aveva cominciato a conseguire ottimi risultati in Sicilia. Vinse in molti comuni, addirittura con candidati donna, ma poi fu, come dire, annegata dall'avvento del berlusconismo che suscitò quest’ondata di entusiasmo cieco che, praticamente, fagocitò tutto. Da allora sono passati altri vent’anni, un altro “ventennio”, definiamolo così e adesso credo che ci siano segnali di una volontà diversa. Credo che sia veramente dannoso perseverare nel voler mantenere vecchie scelte, vecchi metodi e vecchi equilibri, bisogna avere il coraggio di scelte di metodi nuovi.

Dal 2009 lei è al Parlamento europeo. Quali differenze ha riscontrato rispetto all'Assemblea Regionale Siciliana?

Un abisso. Nella mia breve esperienza all'ARS ho potuto toccare con mano tutti i "guasti" della politica, tutta la cecità e le lentezze nel modo di farla, come sedute che si interrompono per molto tempo e quando ricominciano non si discute e non si decide nulla. Al Parlamento europeo noi sappiamo in anticipo il programma di tutto l'anno, sappiamo precisamente a che ora e in che luogo ci riuniremo e di cosa si parlerà, c’è un organizzazione veramente straordinaria. Devo dire che nelle mie interrogazioni, che come finalità politiche vanno naturalmente alla Sicilia, ho riscontrato capacità di intervento e di analisi largamente superiori alle opportunità che si danno in Italia. Credo sia importante che la prima esperienza politica sia quella in Europa, bisogna imparare lì come si lavora e come funziona e poi tornare sul proprio territorio, ma in Italia avviene il contrario, perché di solito si arriva al Parlamento europeo a fine carriera, a differenza di altri paesi che invece mandano spesso e volentieri i giovani proprio per educarli a quel modo di fare politica e di conseguenza investendo nel futuro.

Fino a qualche anno fa è stata presidente onorario dell'associazione Libera collaborando con Don Ciotti per la lotta alle mafie, e il riferimento va ovviamente alla strada tracciata da suo fratello Paolo. Oggi, secondo lei, questa strada è stata seguita dalla società civile?

Mio fratello diceva che la lotta alla mafia deve essere un “movimento culturale, morale e religioso” e deve affiancare l’azione repressiva dei magistrati e delle forze dell'ordine. Sicuramente il modo di lavorare di Paolo e di Giovanni ha fatto scuola, oggi si chiama proprio il metodo “Falcone-Borsellino” , ci sono i giovani magistrati che si erano formati al tempo e che oggi sono i magistrati più impegnati: parlo di Ingroia, di Teresi, di Paci che stanno continuando con forza e con coraggio, ai limiti dell’impossibile per come è messa la giustizia in Italia, a portare avanti la lotta contro la mafia. La società ha avuto un risveglio straordinario dal ‘92 in poi e non solo nel Meridione ma in tutto il paese. Tutto questo oggi c’è ancora, il problema è che sono passati vent’anni e dopo i risultati e gli entusiasmi del primi tempi, sono cominciate le difficoltà, le lentezze e i “boicottaggi” da parte di una politica che ha perseguito altre strade e tutto ciò ha creato molta sfiducia, non voglio parlare di rassegnazione, e ha rallentato moltissimo i tempi del riscatto.

Vorrebbe dire qualcosa a tutti quegli studenti e non, che inevitabilmente si lasciano prendere dallo sconforto per un domani di cui non si hanno garanzie?

Io incontro studenti da vent’anni, per me è un impegno prioritario, insieme a quello parlamentare. Mi sento di chiedere scusa ai giovani, per tutto quello che stiamo consegnando loro, per come stiamo consegnando loro l’Italia, scusa per il futuro che abbiamo permesso venisse loro rubato. Ma mi sento di dirvi anche grazie perché, nonostante tutto, state continuando a lottare. Quando sento di giovani che si iscrivono in Giurisprudenza perché vogliono fare magistratura, mi commuovo, li abbraccio perché dico “gli eroi siete voi, perché ancora perseverate e credete che questo futuro lo potete riacciuffare e farlo vivere un’altra volta”. Come donna, come sorella di Paolo, come esponente politico, mi sento di dirvi grazie…e scusateci.

E in virtù di tutto questo, quale messaggio vuole mandare alla classe politica attuale?

Premesso che per la politica attuale andare a parlare nelle scuole come faccio io è impensabile, ed è per questo che mi ritengono un esponente politico "anomalo", io chiedo alla politica, e per questo ci sto dentro, di tornare a occuparsi del bene pubblico, di tornare ad essere protagonista e dare protagonismo agli elettori. Oggi sembrano due realtà distinte e separate che parlano lingue diverse senza nemmeno un interprete, e c'è bisogno di qualcuno che le riunisca perché altrimenti i politici continueranno a vivere in un mondo che a me sembra completamente avulso dalla realtà, non capiscono veramente i sentimenti della popolazione. Parlo in senso generale naturalmente, poi occorre fare delle distinzioni, nel senso lato della classe politica, intesa come un’entità astratta che, in effetti, astratta è.

Recentemente l’Europa ha bocciato il corridoio Berlino-Palermo. Lei cosa ne pensa del progetto sul Ponte sullo Stretto?

L’Europa non lo ha mai voluto il ponte, non ci ha mai creduto ed io ho sempre detto che è un’opera inutile e, per certi versi, dannosa. Inutile perché non credo sia un completamento del corridoio, percorrano prima la Salerno-Reggio Calabria, anche solo una volta, e poi decidano se fare il ponte oppure le infrastrutture; ho letto tutti i dossier, le tante e troppe critiche che provengono da personalità, enti e studiosi che parlano del Ponte come di un opera pericolosa. Allora dico una cosa: facciamo tutto il resto, tutto ciò di cui il mezzogiorno ha bisogno e poi, se restano tempo, soldi e necessità se lo si può fare lo si farà. Ma io credo che non ci arriveremo mai…

Rita Borsellino è nata a Palermo il 2 giugno 1945. E' laureata in Farmacia, sposata e madre di tre figli. Il suo impegno politico inizia dopo la strage di via D'Amelio dove perse la vita il fratello, il giudice Paolo Borsellino. Rita Borsellino diventa un personaggio pubblico: tiene incontri e conferenze e inizia a lavorare nel sociale per costruire e rafforzare la coscienza antimafia in Sicilia e in tutto il Paese (www.ritaborsellino.it). Si candida come presidente dell'Unione alle regionali in Sicilia. Nell’aprile 2009 si candida con il Pd alle elezioni europee e viene eletta europarlamentare, divenendo la seconda candidata più votata in Sicilia dopo Silvio Berlusconi.

(di CLAUDIO STAITI)

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