Invece del Ponte: "Non è vero che il Pil della Sicilia è più basso per la continuità territoriale" - Tempostretto

Invece del Ponte: “Non è vero che il Pil della Sicilia è più basso per la continuità territoriale”

Redazione

Invece del Ponte: “Non è vero che il Pil della Sicilia è più basso per la continuità territoriale”

Tag:

martedì 26 Settembre 2023 - 07:45

Guido Signorino, ordinario di Economica applicata all'Unime, confronta i dati di Sicilia, Calabria e Sardegna

MESSINA – “Invece del Ponte” ha contestato la narrazione secondo cui il basso Pil della Sicilia possa ricollegarsi alla mancanza di continuità territoriale con la penisola italiana e l’Europa, tesi utilizzata da chi parla del ponte sullo Stretto come di una “necessità per ridurre o azzerare il gap”. E lo fa con l’analisi del professore Guido Signorino, ordinario di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Messina, oltre che ex vicesindaco e assessore della Giunta Accorinti.

L’analisi paragona i Pil di Sicilia, Calabria e Sardegna

Quest’ultimo avanza tre domande. La prima riguarda la Calabria: “Come mai la Calabria, in totale continuità territoriale, ha un Pil procapite più basso di quello dell’isola?”. Si parla di 17.617 euro contro 18.403. Cifre che poi vengono apportate anche alla Sardegna, nel secondo quesito: “Come mai la Sardegna, priva di continuità territoriale, ha un Pil procapite di 21.876 euro, più alto di Calabria, Sicilia e quasi tutto il Mezzogiorno?”.

E il terzo quesito: “Ci saranno ragioni più profonde?” Signorino spiega: “Se i problemi di sviluppo della Sicilia fossero dovuti all’insularità, varcato lo Stretto dovremmo avere uno sviluppo ‘ordinario’ e la Calabria dovrebbe essere ‘locomotiva’, competendo con Lombardia o Trentino AltoAdige. Invece no: la ‘continuativa’ Calabria è più ‘tardiva’ della ‘isolata’ Sicilia. E la Sardegna batte anche Campania, Puglia, Molise e (forse) Basilicata, alla faccia dell’insularità. Magari PIL procapite e sviluppo tardivo di Sicilia e Mezzogiorno non dipendono dal ponte che non c’è, ma da altro.

Le ragioni secondo Signorino

E prosegue: “Per esempio, guardiamo alcune statistiche di funzionalità dell’istruzione. In Sardegna la inadeguatezza di competenze alfabetiche è al 44,2%, in Sicilia al 51,3%, in Calabria al 51%; la inadeguatezza di competenze numeriche, pari al 55,3% in Sardegna, è in Sicilia al 61,7% e in Calabria al 62,2%. La partecipazione culturale fuori casa è in Sardegna del 21,8%, in Sicilia del 15,5%, in Calabria del 12%. La fruizione di biblioteche è del 10,7% in Sardegna, del 4,4% in Sicilia, del 5,2% in Calabria (dati ISTAT, 2023, Rapporto BES 2022). Se vogliamo lo sviluppo del sud, invece del ponte, investiamo in settori ad alta ricaduta occupazionale per euro speso e dunque a elevato effetto moltiplicativo (ad esempio efficientamento energetico, tutela del territorio, prevenzione antisismica), in istruzione e cultura, in sanità. Sono questi gli investimenti più importanti e redditizi: prevengono costi molto importanti e riguardano la risorsa economica più preziosa: il ‘capitale umano’. Piantano radici solide per la crescita, che vanno nelle profondità del tessuto sociale, offrendo in prospettiva sviluppo sostenibile per il territorio, l’ambiente e la società”.

4 commenti

  1. Condivido l’analisi del Prof Signorino in merito al PIL Sicilia paragonato al PIL Calabria e Sardegna.
    Il Ponte non solo non è utile ma aggraverà la situazione economica della Sicilia e del Paese Italia in generale.
    Al Prof Signorino, consiglio di puntare l’attenzione su settori quali il turismo del mare, delle colline, montagne, i percorsi paesaggisitici, lo sviluppo del settore alberghiero, agrituristico, culturale ed infrasrutturale del mare (porticcioli turstici).
    L’indotto che deriva dallo sviluppo dei settori sopra menzionati è enorme e la ricaduta occupazionale è rilevante, poichè puntare ad esempio sul settore sanitario significa puntare sempre e soltanto su posti fissi e nessuno sviluppo “reale”.
    Mi chiedo perché fino ad oggi non si punta allo sviluppo di ciò che la Sicilia e Messina in particolare possiedono potenzialmente e si continua a parlare di contesti o argomenti per lo più evanescenti.
    Bisogna essere concreti e sviluppare ciò che si possiede, ciò che il territorio possiede per sua natura.

    7
    5
  2. Ottimo intervento, disamina chiara ed esaustiva

    5
    5
  3. Per un accademico mi sembra un’analisi assai grossolana. Allora io posso dire: ah si? Investire in educazione e salute? Allora come si spiega che citta’ senza il secondo policnico universitario piu’ grande del sud d’italia stanno meglio di Messina? Ma per favore, va…

    2
    2
  4. libero messinese 27 Settembre 2023 11:02

    Da come si legge nell’articolo, non avendo letto lo studio, mi sembra solo propaganda No Ponte. Il problema della Sicilia non è SOLO l’insularità. Questo è solo uno degli investimenti da fare. Posso comprendere la critica ambientalista, ma quella economica la trovo pretestuosa. Qui non si tratta di togliere investimenti alla Sicilia per metterli sul ponte ma (finalmente!) farli questi investimenti.

    1
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile
info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007