La bufala dei "rumeni che rubano i bambini": c'è chi soffia sul fuoco per alimentare la paura

La bufala dei “rumeni che rubano i bambini”: c’è chi soffia sul fuoco per alimentare la paura

Marco Olivieri

La bufala dei “rumeni che rubano i bambini”: c’è chi soffia sul fuoco per alimentare la paura

giovedì 30 Novembre 2023 - 08:20

Il terrore che si è diffuso nella zona sud di Messina è passato attraverso Whats'App e voci incontrollate, Le responsabilità di noi media

MESSINA – “Sono il primo a dire controlliamo le scuole e già si fa da parecchio tempo. Ora, per rafforzare la prevenzione, si è deciso d’intensificare. Emerge fin qui solo un dato: la fragilità emotiva in cui siamo caduti. Cerchiamo di aiutarci tutti. Non è una questione politica ma di riportare la questione nel giusto alveo senza fare confusione”. Quando il vicesindaco Salvatore Mondello, nella sesta commissione consiliare del Comune, ha parlato della presunta notizia della banda di rumeni che ruberebbe i bambini in diverse zone della città, ha centrato il problema. Il male esiste, la prevenzione è necessaria, ma qui si tratta di una notizia non confermata che si è diffusa di bocca in bocca, trasformando la miccia in un possibile incendio dagli effetti potenzialmente devastanti.

Due casi di furti che, per colpa di chi soffia sul fuoco per alimentare il terrore, nel passaparola, si sono trasformati nella caccia a uomini e donne di una banda criminale. Così abbiamo scritto tre giorni fa, dopo un confronto con le forze dell’ordine: “Corrono sul web le segnalazioni di episodi che hanno messo in allarme alcuni quartieri della zona sud cittadina, dove sarebbe stata segnalata la presenza di macchine sospette con persone “sconosciute” e fatti che hanno preoccupato i residenti. Al momento le denunce effettivamente presentate ai carabinieri non contengono elementi che facciano pensare a una presenza di stranieri né che, ad un primo vaglio, portino a collegamenti tra i vari episodi: un tentativo di furto e il furto consumato di un’auto”.

Premesso che la prevenzione è sacrosanta, e che ogni minimo sospetto va verificato con la massima cura, che cosa ci insegna quest’episodio? Di sicuro, quanto sia facile che un episodio possa essere ingigantito o deformato attraverso la circolazione sul web di foto di presunti “criminali rumeni”. Da qui la vecchia diceria e il pregiudizio degli “zingari che rubano i bambini”.

Così il terrore si è cominciato a diffondere tramite audio su Whats’App, con voci incontrollate su bambini rubati e sul mercato internazionale degli organi. E, alcune settimane prima, simili meccanismi, con tanto di foto e “news” false, avevano investito Catania.

Il razzismo, la giustizia fai da te e il ruolo di responsabilità della stampa

Bisognerebbe ricordare che qualsiasi delitto compiuto da una persona o più componenti di un’organizzazione criminale, non investe tutte le persone appartenenti alla nazionalità dei presunti colpevoli. Siano siciliani, calabresi, rumeni o eschimesi. Altrimenti, si tratta di razzismo. E, bisognerebbe pure ricordare che esistono dei meccanismi per verificare le notizie e per indagare su eventuali reati. Meccanismi e procedure da tenere lontani dalle piazze mediatiche e dai social.

Tutto questo comporta una grande responsabilità da parte di noi operatori dell’informazione, che dovremmo essere sempre al servizio di lettrici e lettori. In uno Stato di diritto, senza giungle e giustizia fai da te, la stampa deve rischiarare il buio e non renderlo più fitto. Come cantava Lucio Dalla, “non bisogna aver paura, ma stare un poco attenti”.

In evidenza una foto di presunti “criminali rumeni”, diffusa sul web.

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Un commento

  1. È facile capire chi soffia sul fuoco. Si deve alimentare la paura in tutta Europa. Le stesse foto e le stesse storie sono apparse da altre parti, pure in Romania. Il disegno è la destabilizzazione dell’opinione pubblica per fomentare la richiesta di uno stato di polizia. Strategia da destra eversiva.

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