La lettera-appello di Aspromonte LiberaMente per Osservatorio Astronomico e centro ricerche ambientali

La lettera-appello di Aspromonte LiberaMente per Osservatorio Astronomico e centro ricerche ambientali

elisabetta marciano

La lettera-appello di Aspromonte LiberaMente per Osservatorio Astronomico e centro ricerche ambientali

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lunedì 22 Marzo 2021 - 14:24

Per rispondere, aderire all'appello o richiedere gratuitamente il nostro dossier: aspromonteliberamente2021@gmail.com

Nel 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, veniva approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie.
Nel 1967 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dichiarava il 21 marzo Giornata mondiale contro qualsiasi forma di razzismo e di discriminazione, per conservare e diffondere la memoria del 21 marzo 1960, quando a Sharpeville (Sudafrica) la polizia aprì il fuoco uccidendo 70 manifestanti che protestavano pacificamente contro l’apartheid.

La sesta crisi

Oggi, 21 Marzo 2021 e ancora in piena pandemia da COVID-19, è anche il primo giorno di primavera. Se vent’anni fa nell’immaginario collettivo il cambiamento climatico si collocava tra i problemi meno tangibili e dalle ripercussioni meno riscontrabili, oggi l’amara realtà ci offre un quadro
nettamente diverso. Il pianeta sta affrontando, negli ultimi decenni, la sesta delle peggiori crisi della sua storia. Se le prime cinque estinzioni di massa non sono dipese dall’uomo, l’ultima sarà da ricondurre totalmente a noi. Quello che sappiamo è che il pianeta sopravviverà al genere umano, ma non possiamo essere certi del contrario.

Gli effetti

Basterebbe solo la previsione degli studiosi sulle migrazioni forzate legate ai cambiamenti climatici. Queste sconvolgeranno e trasformeranno le società e le economie per come le conosciamo: parliamo di decine di milioni dei cosiddetti profughi climatici, di intere comunità in movimento per il pianeta. Non ci sono dubbi sul fatto che succederà, rimane al vaglio capire che dimensioni potrà acquisire questo fenomeno. Siamo comunque ben oltre gli spauracchi maldestramente utilizzati da certa politica quando si parla di “invasione”.

Il futuro

Anche perché questi profughi, domani, potremmo essere noi. In Italia, parallelamente al cambiamento climatico e all’aumento delle temperature –
situazione globale fotografata dalla World Meteorological Organization – siamo passati dai 1.042 eventi meteorologici estremi del 2018 ai 1.665 nel 2019. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) il nostro paese potrebbe subire la più grande perdita aggregata di valore dei terreni agricoli. In termini economici, si tratta di una cifra che va dai 58 ai 120
miliardi di euro (dati rapportodiritti.it ). Senza contare i continui attacchi al settore agricolo, alle micro-produzioni e gli sfacciati tentativi (finora sventati, per fortuna) di introdurre gli OGM nella nostro sistema produttivo.

La situazione Calabrese

Non è difficile immaginare ciò che questi dati possano significare per una regione come la Calabria, la cui superficie agraria e forestale costituisce il 90% del totale regionale, che basa la propria economia sull’agricoltura e produce circa un quarto del consumo nazionale di agrumi. Parliamo, per inciso, di una tra le regioni più povere d’Italia, con il più alto tasso di
lavoro irregolare (Istat). A completare il quadro, siamo in cima alla classifica di regioni -tutte meridionali- con il più alto numero di NEET, che è l’acronimo inglese di (Young people) Neither in Employment or in Education or Training, cioè giovani non impegnati nello studio, né nel lavoro né nella formazione. Il sistema industriale ed economico del mezzogiorno ha mostrato tutte le sue fragilità di fronte alla crisi del 2018 ed a quella pandemica attuale.

Richiamo all’attenzione

Ancora una volta le aree e le economie marginali, nonostante l’immissione di ingenti fondi da parte dell’Europa, rischiano di essere condannate alla subordinazione economica, sociale e politica. La nostra piccola realtà ben si colloca, quindi, nel quadro globale. Purtroppo, nella sua accezione più negativa. Possiamo affermare che il rispetto dell’ambiente è strettamente collegato al rispetto dei diritti umani: il cambiamento climatico e lo sfruttamento irrazionale delle risorse creano disuguaglianze, innescano conflitti, aumentano ed esasperano le povertà economiche, educative e sociali. Aspromonte LiberaMente intende richiamare l’attenzione di tutte e tutti sulla riapertura di un dibattito costruttivo e di lotta divenuto ormai impellente e non più rimandabile.

Il progetto

Dopo essere stato un progetto di educazione ambientale legato a 20 scuole calabresi, che ha portato in Aspromonte -con 10 campi di lavoro e 9 stage formativi- più di 800 ragazze e ragazzi, 30 docenti,150 volontari del Servizio Civile Internazionale, 18 esperti, 11 associazioni e 14 rappresentanti delle istituzioni, questo progetto è oggi un soggetto fluido, che non trova una definizione. È in Italia ma anche all’estero, è nella memoria dei centri aspromontani che hanno ospitato questa piccola rivoluzione e si trova nelle famiglie delle studentesse e degli studenti che hanno portato un vento nuovo nel privato ieri, mentre oggi -eredi di questi spazi proprio in quel privato che dovrebbe diventare sempre più responsabilità civile- ne lasciano traccia ai loro figli, lì dove nasce il senso civico e la coscienza e dove si formano i comportamenti di ogni cittadina e di ogni cittadino.

L’idea

Questa esperienza è nata e cresciuta all’interno della Scuola Pubblica e ha rappresentato un bagaglio e una restituzione in termini di impatto umano che non trova pari. Aspromonte LiberaMente ha aumentato la forza di autodeterminazione dei ragazzi e delle ragazze, ha favorito lo scambio e il dialogo su temi a volte tabù (come quello delle mafie) e ha trasformato il loro atteggiamento verso l’ambiente, l’ecologia e la socialità. Oggi, Aspromonte LiberaMente è un’idea: ascoltata, appoggiata, osteggiata, discussa e premiata durante i suoi ventuno anni di storia. La riconversione della ex base USAF di Monte Nardello -costruita nel 1965 insieme con quella di Catania e di Trapani per il controllo delle telecomunicazioni nell’area del
Mediterraneo, che ha cessato la sua operatività nella seconda metà degli anni ’80 ed è stata dismessa nel ‘93- è stata il perno del progetto.

“Il nostro progetto”

Per anni abbiamo chiesto di vederla diventare un Osservatorio Astronomico e centro di ricerche ambientali, dove studiare e proteggere la biodiversità del Parco Nazionale d’Aspromonte e accendere l’interesse
sull’ecologia e sull’urgenza di misure di contrasto allo sfruttamento irrazionale e dannoso delle risorse e dei territori. Dopo anni di iniziative e di impegno, l’unico intervento operato dagli Enti competenti è stato l’appalto per la cosiddetta “bonifica” dell’area, risolta nello smontaggio delle antenne radar, degli impianti e delle strutture con relativo recupero da parte della ditta appaltatrice di tutti i materiali riciclabili.

Lo stato attuale

Amianto e pannelli isolanti sono stati abbandonati sul luogo esposti alle intemperie, fino alla loro dispersione nell’ambiente circostante. L’ennesimo scempio consumato all’insegna dell’approssimazione e della sciatteria politica nei confronti di un territorio dalle enormi potenzialità naturalistiche, economiche e scientifiche. Alla luce dello stato in cui versa la nostra terra, alla luce della situazione globale che oggi presenta un momento forse tra i più critici per la società moderna, intendiamo richiamare l’attenzione di tutte le coscienze: rappresentiamo uno spaccato intergenerazionale che continua ad auto-consegnarsi storie, esperienze, insegnamenti e buone pratiche che non possono più rimanere nel cassetto. Desideriamo che queste si riproducano, raggiungano e coinvolgano più persone possibili, e desideriamo acquisirne di nuove.

Tempo di azione

Non intendiamo lavorare oggi per consegnare un territorio migliore domani. Il tempo della retorica, dei buoni propositi e delle aspettative pronunciate a mezza bocca è per noi terminato. Concludiamo con la definizione fornita dall’Agenzia per la Tutela Ambientale degli Stati Uniti
(US-EPA) per il termine Giustizia Ambientale:
Il trattamento equo e il coinvolgimento significativo di tutti i cittadini, a prescindere dalla razza, dal colore della pelle, dal sesso, dall’origine nazionale e dalle condizioni economiche, in merito a temi quali lo sviluppo, l’implementazione e la messa in atto di leggi, normative e politiche in materia ambientale”.
Questa terra è la nostra terra.

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