Prossima udienza il 12 febbraio. Sette gli indagati e si dovrà decidere se procedere con il rinvio a giudizio
L’incidente sull’autostrada A20 Messina-Palermo in cui perse la vita il medico Vincenzo Maniaci. Era il 9 ottobre 2023. Crollò un albero e per il 43enne, a bordo della sua Audi, non ci fu nulla da fare. In particolare, cadde la branca sinistra di un albero di pino, collocato sul lato destro della carreggiata. Ora, davanti al gup del Tribunale di Termini Imerese, Gregorio Balsamo, si è celebrata l’udienza preliminare del procedimento. L’ipotesi di reato è concorso colposo in omicidio stradale. Il procedimento vede sette indagati, con ruoli di gestione e manutenzione dell’infrastruttura autostradale all’interno del Cas. E il giudice delle indagini preliminari dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura.
Nel corso dell’udienza, la prima questione affrontata dal giudice ha riguardato l’ammissione delle costituzioni di parte civile. Il gup ha ammesso la partecipazione al processo dei familiari della vittima e del Codacons Sicilia, rappresentato dall’avvocato Marcello Drago, dirigente dell’Ufficio legale regionale dell’associazione.
L’udienza è poi proseguita con le istanze delle parti civili. Citati il Consorzio per le Autostrade Siciliane, e le ditte responsabili della manutenzione del verde come eventuali responsabili civili. E Il giudice ha disposto il rinvio dell’udienza al 12 febbraio prossimo.
L’avvocato Massimiliano Fabio è il legale della famiglia Maniaci.
“L’ammissione del Codacons come unica associazione parte civile – dichiara il professore Francesco Tanasi, segretario nazionale Codacons – rappresenta un riconoscimento del ruolo dell’associazione nella tutela dell’interesse collettivo alla sicurezza delle infrastrutture e dei diritti degli utenti della strada. È doveroso accertare se la morte di un giovane medico possa essere riconducibile a carenze nella manutenzione e nella gestione della rete autostradale”.
