La musica di Roberto Randazzo da Messina a Berlino: "Ma un giorno sogno di tornare"

La musica di Roberto Randazzo da Messina a Berlino: “Ma un giorno sogno di tornare”

Giuseppe Fontana

La musica di Roberto Randazzo da Messina a Berlino: “Ma un giorno sogno di tornare”

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domenica 11 Febbraio 2024 - 08:18

Music producer e chitarrista, il giovane messinese ha suonato anche in tv e radio austriache: "Fondamentale aprirsi a musiche e culture diverse"

BERLINO – Da Messina a Milano, fino a Berlino, passando per Salisburgo e Vienna. Il viaggio sempre più verso Nord di Roberto Randazzo, giovane music producer e chitarrista nato in riva allo Stretto e legatissimo alla sua città, è stato fin qui un viaggio all’interno di un mercato sempre più grande e di una musica dalle mille sfaccettature, che richiama a tante culture. RnB, LoFi, Jazz, Blues, Funk, EDM, Indie, Pop: tanti i generi musicali suonati da Roberto, ormai stabilmente nella capitale tedesca, ma con un passato recente fatto di televisioni e radio europee, ancora presente.

Roberto Randazzo: da Messina a Milano, Salisburgo e Vienna

La storia di Roberto parte non appena maggiorenne: “Sono un music producer e chitarrista, suono soprattutto live. Mi occupo di musica da quando ero molto giovane e in Italia, a Messina. Ho lasciato la città a 19 anni per trasferirmi a Milano, per studiare e tentare di inseguire il mio sogno. Ho studiato lì e ho iniziato la mia carriera musicale. Poi ho deciso di trasferirmi in Austria, a Salisburgo, ma è scoppiato il Covid. Sono rimasto lì nonostante i lockdown perché avevo lì tutta la mia attrezzatura. Non potendo suonare ho lavorato nel delivery, facendo consegne. Dopo diverse audizioni mi sono trasferito a Vienna, nel settembre 2020, e mi sono laureato lì nel giugno 2023. In questi anni ho lavorato da freelance per compagnie ed etichette discografiche, suonando live anche in televisione e in radio”.

I nuovi stimoli a Berlino

Poi, però, nel musicista è maturata l’esigenza di nuovi stimoli: “Andava tutto bene in Austria, a livello di produzione musicale, ma dopo tre anni e mezzo ho deciso di cambiare rotta e sono andato a Berlino. Avevo bisogno di nuovi stimoli, nonostante a Vienna io mi sia trovato bene. Ci torno ancora per vari spettacoli e per suonare in televisione, ma volevo provare qualcosa di diverso rispetto all’Austria. A un certo punto mi sono chiesto cosa ci facessi lì: avevo fatto ciò che volevo fare, ma a quel punto volevo fare qualcosa più in grande. Mi ha spinto questo, l’Austria si affaccia sulla Germania, perciò perché non tentare di raggiungere etichette maggiori? Volevo provarci di più, fare meglio. Berlino per me è l’ideale per creare nuovi contatti”.

L’amore per la Sicilia

Da lontano, il suo cuore continua però a battere per la propria terra: “Io amo la Sicilia. La mia ragazza è tedesca e quando ci torno con lei è meraviglioso vederla con i suoi occhi. Però c’è una grande chiusura verso il mondo esterno. Sembra sempre che ci si voglia attaccare a ciò che è vecchio e ha funzionato in passato, senza mai guardare al nuovo. Per questo è difficile fare qualcosa di diverso: giù farei le classiche serate e poco altro. A Messina ho anche studiato al conservatorio prima di andare via, ma ho subito lasciato perché per me era un ambiente chiuso anche quello. All’estero ho trovato qualcosa di simile, ma ti affacci almeno a mercati diversi, con cultura diverse. Senza apertura verso l’altro non c’è modo di evolversi, di crescere. Lo vedo anche nel cibo, da noi si mangia benissimo, no? Ma anche altri paesi hanno le loro peculiarità”.

L’idea di tornare a Messina

“Mi piacerebbe comunque tornare in Sicilia – ha poi concluso Roberto -. L’obiettivo specifico che mi sono posto è di costruirmi un mercato intorno. La base è stata fatta e ho raggiunto un equilibrio anche economico. Ma vorrei tornare a Messina, sì, magari tra qualche anno. Mi piacerebbe fare base in città e continuare comunque a girare. In questi anni ho portato tanti amici a Messina e vedere la città con i loro occhi è stupendo. Questo è uno dei miei obiettivi: portare la gente dall’estero fin sullo Stretto, invece di far andare via la gente. Messina può farlo, può rendere, ma deve cambiare la sua mentalità. Con una visione internazionale diventerebbe un posto perfetto, come tanti altri in Sicilia. Tornare per me è sempre bellissimo, mi fa ricordare che non siamo delle macchine, che anche la vita più lenta serve. Spero di creare connessioni tali da poter tornare poi a Messina. Può valere la pena girare e viaggiare, ma si può fare musica ovunque e si può fare anche da noi, purché si impari l’inglese e ci si sappia aprire alle altre culture”.

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