La psicoanalista: "Il malessere non è solo giovanile, alleniamoci tutti all'ascolto"

La psicoanalista: “Il malessere non è solo giovanile, alleniamoci tutti all’ascolto”

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La psicoanalista: “Il malessere non è solo giovanile, alleniamoci tutti all’ascolto”

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venerdì 09 Giugno 2023 - 13:35

L'intervento della terapeuta Donatella Lisciotto: "Giovani e adulti, insieme, dobbiamo affrontare i tanti malesseri contemporanei, spesso invisibili"

MESSINA – Abbiamo chiesto alla psicoanalista messinese Donatella Lisciotto un commento sul disagio giovanile. Una valutazione alla luce del dibattito avviatosi dopo la morte precoce di uno studente. Psicologa e componente della Società psicoanalitica italiana, la dottoressa Lisciotto (nelle foto) ha fondato il Laboratorio psicoanalitico “Vicolo Cicala” e l’associazione “Sostieni un paziente a distanza”, oltre a far parte del Gruppo Per (Psicoanalisti euopei per i rifugiati). È autrice dei libri “Calpestio” e “Dalla pandemia alla guerra. Appunti”.

La società contemporanea evita d’affrontare un dolore insopportabile

Succede, a volte, che un fatto di cronaca drammatico scuota la nostra mente e provochi riflessioni che si è evitato di fare, per “comodità” e per non affrontare un dolore insopportabile. Quello in cui, a mio avviso, versa tutta la società contemporanea. Come suggerisce la lettera del genitore, il signor Cannavò, urge allora “pensare”.
Pensare significa dare – e darci- la possibilità di entrare in contatto con le nostre contraddizioni, i nostri bisogni, i desideri, le paure che hanno bisogno di essere ascoltate. Con cura!
Senza scivolare in facili “scarica barili”, sia all’interno delle famiglie sia della scuola, sarebbe importante favorire la capacità di “pensare”, di comprender-si, di condivider-si.
La domanda è: “Ma chi ascolta il disagio delle famiglie? E dell’istituzione scolastica?”.

I messaggi perturbanti che arrivano dai più giovani – da sempre categoria che al contempo deve fare i conti con l’inizio e con la fine (dell’infanzia rassicurante, dell’adolescenza terra di conflitti agiti, del passaggio difficile dal mondo ovattato della scuola a quello competitivo del lavoro) – sono messaggi da decifrare con attenzione e con il beneficio della lentezza del tempo.

Attenzione al malessere invisibile

Sembrerà paradossale ma non sono soltanto i drammatici agiti di alcuni adolescenti ma, attenzione, anche a inumerosi comportamenti che sembrano comuni, rutinari e che possono essere portatori di un malessere invisibile che si può nascondere ad esempio nell’uso del gioco d’azzardo reso “facile” dalle piattaforme on line. E ancora: nella ricerca di contatti attraverso le numerose chat fino alla reclusione nella propria stanza a consumare una vita immaginaria, alla trappola dei rapporti sentimentali tossici, e non ultima la confusione dell’identità di genere oggi molto diffusa tra alcuni adolescenti.
Sono messaggi che denunciano una sofferenza che non è solo evolutiva bensì esistenziale: si configura un vero e proprio malessere psicologico.
In questi casi, ad esempio, la dipendenza è un segnale cruciale. Non è purtroppo molto diversa la condizione psicologica degli adulti, genitori, insegnanti o educatori che siano. Ma quali possono essere le cause? Proverò a descriverne alcune. La solitudine, lo spossessamento di Sè, la paura di non riuscire a rispettare le indicazioni performative che una società proattiva impone in forma più o meno subdola o subliminale.

La difficoltà nell’essere “visibili”

Ma in testa a tutto – e questo vale sia per gli adolescenti sia per i giovani adulti sia per coloro più avanti d’età – in testa a tutto c’è la difficoltà nell’essere riconosciuti, nell’essere “nominati”, cioè visibili, di esistere, di essere visti e riconosciuti da una società che invece tradisce questo mandato nella misura in cui favorisce piuttosto aspetti consumistici e afinalistici. Andando avanti di questo passo si diventa astorici, si cresce cioè senza “storia” o dimenticando la propria storia e quella degli altri.
Subentra un “vuoto” interno che rimane spesso senza nome, privo di descrizione.

Chi dovrebbe aiutare i giovani ha bisogno a sua volta di essere aiutato

É in atto un’epoca in cui, chi più chi meno, si è appesantiti, rattristati, disillusi, stanchi. Chi dovrebbe aiutare i più giovani ha bisogno altrettanto di essere aiutato, che sia in seno alla famiglia o alla scuola, e nelle istituzione in genere, nelle amministrazioni, in politica, ovunque insiste in atto un deterioramento di entusiasmo, di kultur, di garbo, di gentilezza, di educazione, e di cura. Siamo tra noi, lontani; a volte irraggiungibili anche se abitiamo nella stessa città e persino nella stessa casa, parliamo tra di noi ma spesso senza dialogo, e soprattutto siamo sordi.

Alleniamoci tutti all’ascolto

Il rimedio è allenarci (è il caso di dirlo) all’Ascolto, innanzitutto di noi stessi, di ciò che ci farebbe star bene, di ciò che ci “serve” (non in senso consumistico ma affettivo)- e spesso sono cose semplici.
Partiamo dunque da qua, da noi, senza accusare gli altri, senza addossare colpe, partiamo però insieme condividendo un progetto che ci aiuti a ritrovare il benessere psichico. E dunque la capacità e la gioia di ascoltare chi ci sta accanto.

Donatella Lisciotto

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