La rabbia di Lazzaro: senz'acqua da 20 giorni

La rabbia di Lazzaro: senz’acqua da 20 giorni

Redazione

La rabbia di Lazzaro: senz’acqua da 20 giorni

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mercoledì 18 Agosto 2021 - 09:40

L'Ancadic invoca un intervento risolutivo del Prefetto. A parte l'ipotizzato abbassamento della falda, lamentati allacci abusivi e condotte-colabrodo

Crisi idrica, Lazzaro “a secco” da oltre 20 giorni, con penuria d’acqua accentuata per le case nelle zone più alte del paese. E la popolazione è, comprensibilmente, «esasperata», segnala l’Ancadic.

Appello al Prefetto

Per questo motivo, tramite Vincenzo Crea, l’Ancadic invoca «un diretto intervento di S.E. il Signor Prefetto della Provincia di Reggio Calabria». Anche perché il Prefetto reggino Massimo Mariani ha già mostrato «sensibilità verso tali problematiche» dopo la segnalazione Ancadic relativa a Melito Porto Salvo.

Due, in sostanza, le richieste: che «si provveda con immediatezza a far giungere il prezioso liquido nelle case dei cittadini» e «si dispongano adeguate verifiche per accertare le cause».
Ad avviso dell’Ancadic, «non del tutto riconducibili al paventato abbassamento delle falde idriche sotterranee».

«Inspiegabile»

Secondo Crea & C., la drammatica carenza d’acqua è anzi «inspiegabile». Perché si ripresentano difficoltà anno dopo anno, eppure «molte abitazioni sono chiuse per carenza di popolazione e quindi il consumo del prezioso liquido è notevolmente ridotto».

Allacci abusivi e condotte-colabrodo

Chiaramente, una così drammatica mancanza d’acqua non consente neppure di fare una doccia, di trovare refrigerio nell’acqua, di poterne usufruire per lavare o cucinare. Anche per questo, l’Ancadic aveva chiesto al Comune di Motta San Giovanni – di cui Lazzaro è frazione balneare – di «vigilare sugli allacci abusivi ed eliminare  le numerose perdite della vecchia rete idrica».

Segnalazioni a raffica

Due giorni dopo, visti i gravissimi disagi dei residenti, Vincenzo Crea era tornato a scrivere sulla disperante situazione.
E aveva anche indicato la possibile soluzione, cioè i numerosi «pozzi idrici privati funzionanti» presenti nell’area, chiedendo alle autorità di «prelevare e immettere nelle reti pubbliche per alcune ore» l’acqua in grado d’«alleviare i disagi della popolazione residente e dei vacanzieri».

Fin qui, però, nulla di questo è stato fatto.

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