Reggio Calabria conferma il verdetto liberatorio per il politico messinese, che ha però un'altra condanna da scontare

La Corte di appello di Reggio Calabria ha assolto Francantonio Genovese dalle ipotesi di riciclaggio con la formula “perché il fatto non sussiste”. La sentenza dei giudici reggini arriva a tre anni dalla decisione della Corte di Cassazione che aveva rinviato alla corte di secondo grado il pronunciamento sulla richiesta della Procura di Messina di ripristinare l’accusa di riciclaggio nell’ambito del processo Corsi d’oro sulla gestione dei fondi destinati alla formazione professionale.

Processo e assoluzione bis a Reggio Calabria

In primo grado l’ex primo cittadino messinese ed ex parlamentare del Pd era stato assolto da questa accusa, ma la Procura di Messina aveva fatto ricorso e la Cassazione aveva rimesso la decisione all’Appello.

La partita non è definitivamente chiusa: quando la Corte d’Appello reggina avrà depositato le motivazioni della sentenza odierna, la Procura Regionale di Reggio Calabria potrebbe chiedere nuovo esame della Cassazione.

Al processo d’appello bis il sostituto procuratore di Reggio Calabria, Giuttari, aveva chiesto la condanna per Genovese, con la conferma della sentenza di primo grado che prevedeva il riciclaggio. I giudici hanno invece accolto la tesi dell’avvocato Nino Favazzo che assiste il politico. Assolti anche le società Caleservice srl e Centro servizi 2000 srl, difese dall’avvocato Antonio Amata.

Il processo Corsi d’oro

Per l’esponente politico messinese resta comunque in piedi la condanna a 6 anni e 8 mesi, divenuta già definitiva ed arrivata alla fine dello stesso processo, per le accuse di associazione a delinquere finalizzata alle truffe, tentata estorsione all’ex dirigente regionale siciliano della Formazione Ludovico Albert e una serie di reati tributari.

L’avvocato Favazzo: pena da scontare sarà ridotta

“Già nel 2019 commenta il difensore, l’avvocato Nino Favazzo – la Corte di Appello di Messina, confermando nel resto la sentenza di primo grado, aveva ritenuto insussistenti tali reati, ma la decisione, impugnata dalla Procura Generale di Messina, era stata annullata dalla Corte di Cassazione, con rinvio per nuovo giudizio sul punto alla Corte reggina. Ieri la conferma della assoluzione. Adesso bisognerà attendere il deposito della motivazione e, solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza, sarà posta in esecuzione la condanna, a sei anni e otto mesi, già definitiva ma sospesa dall’ottobre 2021. Pena che dovrà essere, tuttavia, sensibilmente ridotta, sia in considerazione del pre sofferto già subito che di altre riduzioni che saranno tempestivamente richieste”.