La storia della Sanderson: dalla nascita nel 1817 all'ascesa e al fallimento

La storia della Sanderson: dalla nascita nel 1817 all’ascesa e al fallimento

Giuseppe Fontana

La storia della Sanderson: dalla nascita nel 1817 all’ascesa e al fallimento

sabato 13 Aprile 2024 - 10:00

Oggi è abbandonata, chiusa e pericolosa, ma la fabbrica è stata un vero fiore all'occhiello per Messina. E la protesta per chiedere la bonifica cresce

MESSINA – Con una manifestazione molto partecipata, il comitato ex Sanderson ha ravvivato la battaglia con cui gli attivisti e i cittadini chiedono a gran voce la bonifica e la messa in sicurezza dell’area, oltre alla realizzazione di progetti condivisi con gli abitanti, tra spazi verdi e aperti, utili per la socialità e per alzare il tasso di vivibilità della zona sud di Messina. Ma nei giorni successivi alla protesta, non è stato raro imbattersi in lettori o persone che si sono chiesti effettivamente cosa fosse la Sanderson, ormai da 40 anni un mostro assopito sotto il sole messinese, nascosto soltanto da un muro nemmeno troppo alto, impossibile da non notare se non a occhi poco attenti.

La storia della Sanderson

E in effetti il comitato, già durante il flash mob di sabato 6 aprile, in piazza a Tremestieri, si è parlato della storia dell’area industriale proprio per dare alla cittadinanza elementi con cui analizzare al meglio cosa è diventato oggi quell’eco-mostro. A parlarne è stato il vicepresidente di Fiab Messina, l’ingegnere Marco Mangano, che ha spiegato come “la storia del marchio Sanderson inizia nel 1817, quando il capitano di marina William Sanderson si stabilisce a Messina avviando un’attività di import-export tra la Sicilia e la Gran Bretagna, di vari prodotti, in primis agrumi. Negli anni continuerà la sua attività che poi passerà ai figli e, infine, al nipote William Robert Sanderson che, nel 1893, con il padre e con l’amico chimico Arthur Barrett, creerà a Tremestieri lo stabilimento più moderno e innovativo nel campo della trasformazione e commercializzazione dei derivati. Da qui inizia la storia della fabbrica a Tremestieri”.

L’espansione grazie a Bosurgi e Caneva

Un passaggio cruciale nella storia della Sanderson si avrà a inizio ‘900, con il passaggio della ditta a Walter Oates e Giuseppe Bosurgi, che poi rimane unico proprietario dopo il terremoto del 1908. Bosurgi, che è un chimico di fama internazionale, porta innovazione tanto in fabbrica quanto nel settore delle essenze agrumarie. E la ditta cresce ancora, soprattutto dagli anni ’30 in poi, con l’arrivo della moglie di Bosurgi, Adriana Caneva. L’espansione della Sanderson la rende un’azienda conosciuta a livello globale, con un impatto sul mercato delle essenze pari “al 25 per cento del commercio mondiale”. E poi: “Superata la Seconda Guerra Mondiale, l’azienda diventa una società per azioni ampliando ulteriormente gli stabilimenti di Tremestieri e investendo in nuovi sia in Italia che in Argentina. Con i figli Leone ed Emilio Bosurgi arriva l’apice nei profitti, nell’espansione e negli investimenti. La Sanderson produceva, tra gli altri, olii essenziali, succhi concentrati e aromi. L’80% della produzione era destinata all’esportazione in ogni parte del mondo, vantando clienti come Coca Cola, Pepsi Cola, Ferrarelle, Algida, Kellogs e tutte le case profumiere di Francia”.

Il fallimento nel 1981

Un impero destinato a crollare a causa della crisi del mercato e di investimenti errati. Il fallimento arriva nel 1981. Da lì, un declino inarrestabile: “L’azienda passa all’ESA grazie ai fondi della Cassa del Mezzogiorno. Si tenta una ristrutturazione aziendale con gli stanziamenti della Regione, ma qualcosa non funziona e negli anni Novanta la Sanderson chiude definitivamente per poi essere liquidata nel 2006. Con il fallimento del 1981, l’area è stata suddivisa in tre parti separate da via Stazione: a destra l’antica fabbrica è passata a una società del settore alimentare poi fallita; a sinistra la zona che ospitava il padiglione alloggi e la palazzina amministrazione è stata riconvertita in zona residenziale; il resto delle aree di Tremestieri e Pistunina sono passate all’ESA (circa 7 ettari). Nel 2006 inizia un periodo di inchieste e sequestri tra sversamenti di olii nel torrente Zafferia, incendi che portano al crollo di alcuni padiglioni, scoperte di discariche abusive di scorie tossiche, reti da pesca e cartone. Viene avviata una prima bonifica dall’amianto, ancora incompleta (sono ancora presenti circa 10 mila mq di amianto, 1/7 dell’intera area), in una zona in cui ci sono asili, scuole elementari e medie, le nostre case. L’unico atto degno di nota dal punto di vista amministrativo riguarda la finanziaria regionale del 2018, che prevede la possibilità di trasferire l’area al Comune di Messina con una dotazione di 25 milioni di euro. Mai avvenuto”.

I progetti e il futuro

Infine, il futuro, con i tanti progetti mai nati, come hanno ripercorso gli attivisti durante la manifestazione: “Nel tempo sono state avanzate diverse proposte: nuova sede provinciale ESA per Messina, centrale fotovoltaica, termovalorizzatore, piattaforma logistica per il porto di Tremestieri. Sono tutte destinazioni d’uso che, fondamentalmente, non hanno nulla a che vedere con la Sanderson e la sua storia. Nel 2022 la Regione Siciliana bandisce un concorso di progettazione per la realizzazione di un centro fieristico e congressuale, chiamato U’ Locu da Fera. Nel documento di indirizzo alla progettazione, tra le varie cose si ipotizza: un accesso fluviale all’area (torrente Zafferia) mediante la realizzazione di un pontile di attracco per mezzi veloci, lasciando ai progettisti la verifica della fattibilità tecnica e ambientale (torrente asciutto, risalita del mare), e della soluzione del problema del tracciato ferroviario; la demolizione della quasi totalità degli edifici, solo con un controllo visivo, senza alcun rilievo strutturale. Allegato al bando ci sono anche un paio di pagine relative alla storia della Sanderson, in cui si dice che la fabbrica nasce nel 1817 a Pistunina, mentre nasce nel 1893 a Tremestieri. Contestualmente iniziano a girare anche delle immagini di come potrebbe diventare l’area, realizzate da un tecnico della Regione, in cui viene rappresentato un grande complesso edilizio a forma di delfino al centro del sito, una torre alta 90 metri e il porticciolo. Questa idea di progetto per noi è completamente sbagliata. In ogni caso, i vincitori avrebbero dovuto essere resi noti la scorsa estate, ma solo il primo febbraio 2024 è stato dichiarato il vincitore, anche se non si sa ancora chi sia né con quale progetto”.

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