"La tac per la paziente oncologica e la necessità d'informare i malati"

“La tac per la paziente oncologica e la necessità d’informare i malati”

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“La tac per la paziente oncologica e la necessità d’informare i malati”

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mercoledì 03 Aprile 2024 - 07:04

Alcune osservazioni del professore e medico Antonio Bottari in merito alla testimonianza di ieri pubblicata dal nostro giornale

Dal professore Antonio Bottari, responsabile Uos (Unità operative semplici) di Radiologia interventistica del Policlinico universitario di Messina, riceviamo e pubblichiamo.

Ho letto con attenzione il vostro articolo “Mia sorella e una tac urgente…”. La difficoltà ad accedere a determinate prestazioni diagnostiche a causa delle lunghe liste d’attesa nelle strutture pubbliche è un problema enorme, soprattutto per i malati oncologici, determinato da molti fattori. Lungi da me volerli sviscerare tutti in questa sede, tuttavia per correttezza di informazioni nei confronti dei lettori ritengo doverose alcune precisazioni.

Leggendo l’articolo sembrerebbe che la paziente, su propria iniziativa, abbia chiesto alla sorella di prenotarle una tac. Pur comprendendo lo stato d’animo della signora e dei suoi familiari si tratterebbe di un grave caso di autoprescrizione. Gli esami diagnostici vanno infatti eseguiti solo se prescritti e motivati da uno specialista. Altrimenti si rischia di fare esami inutili e intasare le liste d’attesa.

Non emerge dall’articolo nessuna correlazione clinica con “il non sentirsi bene” riferito dalla paziente. Qualunque prescrizione deve essere preceduta da una visita appropriata. Al mutare della clinica bisogna rivolgersi al medico che ci ha in cura, che conosce la nostra storia, la nostra terapia, e i suoi effetti collaterali, e sarà il medico eventualmente a indicare la necessità di un approfondimento diagnostico. Altrimenti si rischia di fare esami inappropriati e intasare le liste d’attesa.

Infine, pare che la tac in questione fosse per lo studio del torace e dell’addome senza somministrazione di mezzo di contrasto. Ebbene le modalità di esecuzione dell’esame le stabilisce il radiologo in base al caso clinico e al sospetto che gli viene posto (ancora una volta è la clinica che comanda).

Lo studio dell’addome senza mezzo di contrasto in un paziente oncologico può sottostimare la malattia e non fornire tutte le informazioni necessarie. È fondamentale che la prescrizione sia corretta. Altrimenti si rischia di aspettare mesi per vedersi rifiutare l’esame dopo aver intasato le liste d’attesa.

Credo fermamente che il ruolo degli operatori sanitari sia anche quello di educare i pazienti in merito agli aspetti che ho qui brevemente esposto e che la sinergia con gli organi di informazione sia un aiuto indispensabile.

Professore Antonio Bottari 
Dipartimento di Scienze biomediche, odontoiatriche e delle immagini morfologiche e funzionali, coordinatore del ciclo di studi in Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia, responsabile Uos di Radiologia interventistica, Aou “G. Martino”, Università degli Studi di Messina.

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