L'addio al Don Bosco di Messina, "che peccato perdere la tradizione salesiana"

L’addio al Don Bosco di Messina, “che peccato perdere la tradizione salesiana”

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L’addio al Don Bosco di Messina, “che peccato perdere la tradizione salesiana”

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lunedì 08 Gennaio 2024 - 08:10

Dopo l'appello della dottoressa Pizzo, interviene la professoressa Adriana Ferlazzo: "Noi, ex allieve, siamo sconcertate"

MESSINA – Fa discutere la scelta dei salesiani di abbandonare l’Istituto “Don Bosco” a Messina. La crisi delle vocazioni è probabilmente un elemento determinante. Nel frattempo, si è acceso il dibattito e da Adriana Ferlazzo, già professoressa ordinaria e prorettrice vicaria dell’Universita di Messina, riceviamo una riflessione e volentieri pubblichiamo.

“La nostra esperienza formativa nella Messina degli anni Settanta”

Solo dalla lettera aperta della professoressa Alfonsa Pizzo, pubblicata su Tempostretto del 30 dicembre 2023, e subito girata tra le compagne di scuola e molte amiche, che si dicono attonite e sconcertate, apprendo che anche lo storico Istituto Don Bosco di via Brescia si avvia alla dismissione.

Non voglio commentare le ragioni di questa scelta. Probabilmente di natura vocazionale e certamente di natura economica. Ma desidero esprimere la voce desolata di tutte coloro, tantissime, che da giovani hanno frequentato questa validissima e prestigiosa scuola salesiana, con un impegno quotidiano intenso, ma misto a gioia e condivisione di tanti momenti lieti e costruttivi.

“Dopo lo smantellamento del Collegio dei gesuiti, un altro pezzo della nostra storia va via”

Noi, che già negli anni Settanta abbiamo assistito impotenti allo smantellamento del Collegio dei gesuiti, forse per le stesse ragioni di oggi, e a un pezzo della nostra storia e della nostra gioventù, non possiamo accettare, ancora una volta, una perdita così significativa, non solo per noi ma per la stessa città! E che, peraltro, fa seguito ad altre perdite altrettanto significative per la formazione dei giovani di questa nostra Messina.

La formazione ricevuta è stata ricca di valori umani, oltre che culturali, che riteniamo fondamentali anche per i nostri giovani, soprattutto in questi momenti governati da valori, a volte disvalori. Disvalori che , magari attraendoli, rischiano di distoglierli dai principi fondamentali dell’esistenza e della condivisione di buone prassi sociali. È fin troppo chiaro nella nostra mente che queste scuole hanno rappresentato non solo un luogo di formazione culturale, ma anche un terreno di incontro tra tanti giovani che hanno poi costituito un pezzo della migliore società di questa città e che, grazie anche agli insegnamenti ricevuti, hanno saputo, forse, costruire da adulti qualcosa di buono nel proprio privato ma anche nel pubblico.

“Speriamo in un ripensamento nel solco dei valori di Don Bosco”

Scuole dove si mettevano in campo anche tante iniziative che sapevano aggregarci fuori dell’impegno puramente scolastico, mantenendo sempre l’attenzione a promuovere valori solidi e costruttivi. Nel solco degli insegnamenti e della dottrina di Don Bosco, abbiamo appreso infatti, innanzitutto, l’impegno per una costruzione positiva della propria vita, ma anche l’attenzione a quelli che hanno più bisogno di noi, l’impegno concreto a partecipare allo sviluppo della società nelle varie forme delle nostre attività lavorative, soprattutto per i più giovani, il rispetto per gli altri e per le idee diverse dalle nostre, la condivisione e i valori di solidarietà nella vita sociale.

Sarebbe veramente un peccato che la visione di Don Bosco, che a suo tempo, e nel tempo, ha prodotto tanti frutti positivi nella società, vada dispersa, solo perché sono prevalsi i criteri di profitto che governano il mondo odierno, il quale, purtroppo, guarda ai parametri economici più che a quelli sociali. Mi auguro, e tutte ci auguriamo, pertanto, che questa improvvida decisione trovi ancora spazi per un doveroso e atteso ripensamento.

Adriana Ferlazzo

8 commenti

  1. I problemi che io vedo chiaramente sono essenzialmente due: il silenzio assordante della Curia, che non smentisce la volontà di dismettere il Don Bosco, e quello ancora più inquietante perché inspiegabile della Presidente delle ex Allieve del Don Bosco. Io ho scritto una lettera al Papa… Mi risponderà?

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  2. Carmen Vitanza 8 Gennaio 2024 09:53

    Sono perfettamente d’accordo con quanto scritto da Alfonsa Pizzo e da Adriana Ferlazzo!
    Che si faccia di tutto per non far scomparire questa stupenda realtà educativa …

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  3. Gioacchino Previti 8 Gennaio 2024 10:10

    Profondamente addolorato per la chiusura di un Istituto storico che ha formato migliaia di persone . Il problema è esclusivamente di natura economica, negli ultimi anni pochi iscritti solamente pagavano, altri si trascinavano il debito per anni sino alla conclusione del ciclo scolastico, e come si può immaginare, i costi superavano di gran lunga il ricavato. Una gestione che non poteva protrarsi ancora per lungo tempo, soprattutto per la carenza di docenti, che non hanno più interesse ad insegnare in una istituzione scolastica privata, visto che il servizio prestato negli enti paritari non viene più riconosciuto al pari di quello prestato negli istituti statali, né gli stipendi possono essere adeguati all’impegno profuso dai docenti. Ne deriva un lento decadimento economico, oggi compensato dall’affitto dei locali alle scuole statali, che hanno fame di spazi per i loro allievi.

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  4. Condivido in toto il pensiero della prof. Ferlazzo. Io sono un ex alunno del collegio S. Ignazio di Messina e mi duole il cuore vedere al suo posto una struttura commerciale. La Messina degli anni ’60 perde pezzi e certamente andando via la nostra generazione se ne perderà anche la memoria. Chiedo più dignità quando si cedono strutture di questo tipo, si vendano a Università, Scuole e comunque si mantenga una destinazione sociale. È l’unico conforto che può mitigare il dolore e il pianto di tanti ex allievi.

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  5. Mi spiace molto per la dismissione dell’Istituto Don Bosco, che é parte integrante della Storia di Messina avendo ottimamente formato generazioni di messinesi, mentre temo che faranno tra poco la stessa fine anche gli altri Istituti Salesiani come il Sacro Cuore e il Domenico Savio, dove ho trascorso i dieci anni più istruttivi della mia infanzia/giovinezza. Trovo intollerabile che un Ente religioso, che mai dovrebbe badare al profitto ma piuttosto alla promozione culturale e sociale, si disfi di strutture che solo nominalmente gli appartengono, mentre sono un tutt’uno con la Storia della nostra Comunità, come purtroppo é già accaduto col Palazzo dei Gesuiti.

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  6. Vinc Ricciardi 8 Gennaio 2024 16:49

    Il veloce declino del cristianesimo produce anche questo. La galoppante crisi demografica ed economica della città fa da moltiplicatore. La struttura è bella, si potrebbe pensare a una acquisizione pubblica e a una destinazione per associazioni del terzo settore e studi per artisti.

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  7. Potrebbero tenerlo anche se non fanno più alcuna attività di tipo culturale e formativo del clero o, in generale, catechesi, educazione cristiana. Così pagherebbero finalmente una bella Imu al Comune di Messina, sempre bisognoso di tasse e così solerte con gli onesti cittadini. Mi sentirei meno solo.
    Cattiverie a parte, ma come si fa a dispiacersi per tale notizia?
    I preti, le suore, i missionari, tutto l’esercito di predicatori/salvatori che per secoli, nel nome di cristo, in giro per il mondo, nei luoghi più remoti, hanno preteso e imposto la conversione alla loro religione a popolazioni primitive ma sane e bisognose solo di aiuti. Senza dover dare nulla in cambio. E invece no. La storia dell’umanità, trascorso ormai il lasso di tempo che lascia scattare la prescrizione per ogni sorta di crimine, anche del più atroce, ci svela di cosa sono stati capaci questi cristiani nei confronti di gente semplice e talvolta credulona che fino al loro arrivo avevano vissuto quei luoghi credendo in quello di cui avevano voglia, e soprattutto rispettando veramente madre natura, pacha mama, demetra o comunque la chiamassero. L’approccio cristiano che vede l’uomo alla sommità di una scala di diritti che gli permette ogni cosa, sono stati loro a portarlo. Che conquista? Guardate oggi dove siamo arrivati, convinti che l’uomo possa dominare la natura e smettere di aver paura dei fulmini, delle alluvioni o delle siccità. Guardate l’assenza di alcun remora che possa portare l’uomo “a darsi una calmata” e smettere di accumulare ed arricchirsi. E chi se ne frega se il 90 per cento della popolazione mondiale vive poveramente.
    Che cosa ci ha insegnato la religione cristiana per millenni? Che l’uomo è la creatura di dio ed ha tutti i diritti in questo mondo. E che se questi diritti, per nascita o vicende, non potrà ottenerli, niente paura. C’è l’aldilà, dove gli ultimi saranno i primi, etc.etc.. Ah,ah,ah. Ma fatemi il piacere! C’è ancora chi crede a questa favola?
    Tornando all’istituto Don Bosco. Ma quale istituzione che ha formato generazioni di messinesi, eccellenze o giù di lì, di quale imperdibile insegnamento saranno privati gli abitanti di questa città?
    Ben venga la chiusura di quest’altro istituto, è durato anche troppo.
    Non parlo, come si suol dire, senza cognizione di causa. Anch’io sono stato, ahimè, un alunno di uno di questi istituti. Vi ricordate il Collegio S.Ignazio a piazza Cairoli? Beh, ho fatto lì i miei cinque anni di scuola elementare… Nella mia classe fior di messinesi, nomi illustri, gente che ha scritto la storia recente di questa città. Nobili, possidenti, liberi professionisti, commercianti, politici. Nel bene e nel male, ahiloro! Sapete cosa mi ricordo di quegli anni, io, timido e remissivo (come scrivevano ogni anno i miei insegnanti sul libretto delle valutazioni). Vi rendeto conto? Ero stato classificato come un pollo da allevamento!!. E che mossa hanno fatto per aiutarmi? Lascio immaginare a voi.
    Sapete cosa mi è rimasto di quegli anni passati al collegio dei gesuiti? La pesantezza dell’aria che si respirava in quelle aule e in quei grandi corridoi, la partecipazione alla messa, imposta durante le ore didattiche, una volta la settimana, lo scattare in piedi tutte le volte che entrava in classe un signore con un colletto bianco e lo sguardo severo e dover gridare “Riverisco Padre Ministro”. Io, timido e remissivo avevo bisogno di essere obbligato a mettermi in piedi e alzare la voce per dire una simile cavolata? Questa era la loro mossa per aiutarmi!!! D’altronde gli spartani i bambini deformi li buttavano dalla rupe. Che volete che sia stato per me sottostare a quei protocolli. Ma fatemi il piacere. Oggi, adulto, paragono quelle prodedure paramilitari a una sorta di presentat arm. E penso immediatamente a tutti quei popoli, canadesi, sudamericani, africani, nativi in genere, che hanno subito molto peggio da questi soggetti.
    Ben venga la chiusura di questa istituzione e di tutte le altre anacronistiche strutture che ancora sopravvivono nella nostra città e anche altrove. Viva la scuola pubblica, gratuita per tutti e foraggiata da un corpo docenti competente, capace, formato, ma soprattutto riconosciuto abile all’insegnamento, ad avere a che fare con bambini, ragazzi, adolescenti nella cosìdetta fase evolutiva, dopo aver superato veri test, vedi Paesi scandinavi). Chi non li supera cambi mestiere. Ma purtroppo so che da noi, questo, se mai avverrà, non sarà a breve.
    Mi dispiace di quello che dico per gli ex alunni ed ex insegnanti del Don Bosco, e comunque non voglio ferire il loro ricordo che il tempo ha trasformato in nostalgia. Non ce l’ho con loro, vittime anch’essi.
    Ed adesso, se la redazione deciderà di pubblicare il mio commento, sono pronto a subire una serie di pollici verso o semplicemente di essere ignorato. Non me ne frega niente. Ormai dico quello che voglio, sono ateo, vegano, vado a lavoro a piedi, in bici o con i mezzi pubblici e papa francesco mi sta simpatico. Ma soprattutto, non sono più timido e remissivo, nonostante loro!

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  8. Il Vaticano vende i beni posseduti realizzati con le generose offerte degli italiani.vedi il sant Ignazio e adesso venderanno il Don Bosco.
    I soldi i soldi i soldi
    Compreranno un altro palazzo in Londra
    Auguri
    Non combattete e tempo perso

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