Laura Benvenga e Marzia Tramma, ancora raffinata musica da camera di scena al Palacultura – Presentazione.

Laura Benvenga e Marzia Tramma, ancora raffinata musica da camera di scena al Palacultura – Presentazione.

giovanni francio

Laura Benvenga e Marzia Tramma, ancora raffinata musica da camera di scena al Palacultura – Presentazione.

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sabato 16 Marzo 2019 - 10:45

Domenica 17 p.v., al Palacultura, per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo, potremo ascoltare ancora una volta dei raffinati brani di musica da camera, per violoncello e pianoforte, eseguiti da Laura Benvenga, al violoncello e Marzia Tramma al pianoforte. Si tratta di tre Sonate per violoncello, che ripercorrono altrettanti fasi del periodo storico in cui si è affermato questo genere musicale, da Beethoven (fine 700) a Shostakovich (metà 900), passando da Schumann (metà 800). Di Ludwig Van Beethoven ascolteremo la Sonata ’op. 5, n. 2, in sol minore. Il musicista di Bonn può considerarsi a buon diritto il re insuperato in questo genere musicale: ha infatti composto cinque sonate per violoncello e pianoforte fondamentali sotto il profilo storico musicale, in quanto per la prima volta nella musica da camera il violoncello assume dignità pari allo strumento con cui dialoga, e non si limita ad accompagnare il piano solista. Le Sonate però sono anche importantissime per il loro sommo valore estetico, tanto che il musicologo Carli Ballola ha definito le ultime due (op. 102) “le più belle per piano e violoncello che mai siano state scritte”. La Sonata in sol minore, seconda delle sonate per violoncello di Beethoven, fu composta appena venticinquenne, insieme alla n. 1 nel 1795, per il famoso violoncellista francese J.P. Duport. Due anni dopo il violoncellista, maestro di violoncello dell’imperatore Federico Guglielmo II, eseguì a corte la sonata con al piano lo stesso Beethoven, il quale ricevette da un soddisfatto imperatore una tabacchiera d’oro piena di monete, come si usava all’epoca. La sonata consta di due tempi: il primo: “Adagio sostenuto ed espressivo – Allegro molto più tosto presto”; movimento estremamente lungo, la cui introduzione (Adagio), dal carattere solenne e pensoso, di straordinaria profondità per un musicista così giovane, precede un Allegro ricco di slancio, entusiasmante, appassionato, senz’altro uno dei movimenti più riusciti del Beethoven giovanile. Molto bello è anche il secondo movimento “Rondò: Allegro”, una danza elegante che ci fa pensare a Schubert. Il Fantasiestucke op. 73 di Robert Schumann, secondo brano che ascolteremo, è un affascinante brano romantico, che potrebbe definirsi un notturno, ed infatti il titolo originario era “Soirée-stucke” (pezzo notturno), composto da tre movimenti: “Zart und mit Ausdruck” (Delicato e con espressione), “Lebhaft, leicht” (Animato, leggero) e “Rasch und mit Feuer” (Rapido e con fuoco). Questo piccolo capolavoro fu composto originariamente per clarinetto e pianoforte – ed infatti la prima rappresentazione vide esibirsi il clarinettista Johann Kotte accanto a Clara Schumann al piano – ma può essere eseguita sia dal violino che dal violoncello. Ricchi di spunti melodici, in particolare il primo movimento, questi tre brevi brani sono strettamente connessi fra di loro e si caratterizzano dal continuo alternarsi delle tonalità maggiore e minore. In essi Schumann riversa tutta la poesia che aveva ispirato le sue precedenti composizioni per piano solo. Dopo lo splendido Trio op. 67 in mi minore di Dmitrij Sciostakovich, ascoltato qualche settimana fa dal Trio Tchaikovsky, ecco un altro brano di grande interesse del compositore russo, la Sonata in re minore per violoncello e pianoforte, op. 40. La musica da camera di Sciostakovich è ormai considerata la parte della sua opera di più elevato e profondo valore artistico, ed è stata composta quasi tutta nel pieno della sua maturità artistica. Composta nel 1934 e dedicata al violoncellista V. Kubatsky, unico brano per questo organico di Sciostakovich, la Sonata fonde mirabilmente elementi di tradizione classica e altri di spiccata modernità, (un po’ Beethoven un po’ Bartok si potrebbe dire) il che le conferisce un carattere misterioso e ambiguo. Denso di momenti melodici il primo movimento “Allegro non troppo” presenta aspetti tipici della musica tardoromantica, anche se lo sviluppo si fa personale, con richiami anche al barocco. Il terzo movimento ha un carattere mesto, quasi lugubre, assai introspettivo, come spesso accade nei movimenti lenti dell’autore. Il secondo e il quarto movimento invece presentano quel carattere aggressivo, forsennato, a tratti parossistico, che caratterizza alcuni dei brani più interessanti e originali di Sciostakovich – si pensi al Finale del Trio in mi minore eseguito dal Trio Tchaikovsky o allo “Scherzo” del Quintetto per pianoforte e archi, ma il quarto movimento si connota anche per un certo classicismo di stampo settecentesco, e questa fusione di stili fa di questo piccolo capolavoro un unicum nell’ambito della letteratura delle sonata per violoncello e piano Buon ascolto.

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