L'aurora boreale fino alla latitudine di Messina; l'evento di Carrington del 1859

L’aurora boreale fino alla latitudine di Messina; l’evento di Carrington del 1859

Daniele Ingemi

L’aurora boreale fino alla latitudine di Messina; l’evento di Carrington del 1859

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domenica 20 Ottobre 2019 - 10:10

Ecco cosa accade in quelle incredibili giornate del 1859

Con l’“Evento di Carrington” si fa riferimento alla più grande tempesta solare mai osservata dagli astronomi. Registrata il primo settembre 1859 deve il suo nome all’astronomo inglese Richard Carrington. Fu proprio quest’ultimo, grazie al suo studio sulle macchie solari, a prevedere per primo gli effetti sulla Terra. L’evento produsse i suoi effetti su tutta la Terra dal 28 agosto al 2 settembre. La tempesta provocò notevoli disturbi all’allora recente tecnologia del telegrafo, causando l’interruzione delle linee telegrafiche per ben 14 ore, e produsse un’aurora boreale visibile anche a latitudini inusuali, fino ai tropici.

L’aurora boreale osservata fino in Sicilia

Difatti, in quei giorni, l’aurora boreale, un fenomeno che si può osservare solo a latitudini parecchio elevate, a ridosso del Circolo Polare Artico, si riuscì a vedere persino a Roma e in Sicilia, alla stessa latitudine di Palermo e di Messina. Giovedì 1 settembre 1859, alle ore 11:18, trentatreenne Richard Carrington, mentre era intento ad osservare il disco solare, focalizzò la sua attenzione su un paio di luci accecanti apparse all’improvviso dentro una formazione di macchie solari che stava studiando. Secondo la descrizione questi lampi di luce avevano una strana forma a fagiolo ed eguagliavano, se non superavano addirittura, la stessa luminosità della nostra stella.

Immagine presa dal web

Agitatissimo, comprendendo di essere testimone di un evento straordinario, corse a cercare qualcuno che avallasse la sua scoperta, ma inutilmente: quando ritornò, con sua grande sorpresa s’accorse che l’intensità di quelle luci si era alquanto affievolita fino a scomparire. Il giorno successivo, poco prima dell’alba, i cieli nei pressi delle latitudini di Cuba, Bahamas, Giamaica e Hawaii si colorarono di rosso sangue a causa di intense e variopinte aurore, la cui causa era da riportare a quelle luci che Carrington la mattina precedente aveva avuto la fortuna di poter osservare, e che altro non erano se non brillamenti, esplosioni magnetiche che avvenivano sulla superficie solare.

L’evento fu studiato pure dall’astronomo italiano Angelo Secchi

Il fenomeno fu osservato e studiato anche da Angelo Secchi dall’Osservatorio del Collegio Romano. Durante le osservazioni solari eseguite in luce bianca con il telescopio rifrattore di Cauchoix dal 25 agosto al 6 settembre 1859, Secchi registrò le caratteristiche delle molte strutture apparse in quel periodo sul disco solare e studiò in dettaglio il gruppo di macchie solari che aveva originato il potentissimo brillamento.

Dalle cronache del tempo l’apparizione dell’aurora fino al cuore del Mediterraneo fu descritta come un evento “eccezionale”, senza alcun precedente. Ecco come l’evento fu descritto sul Giornale di Roma il 29 agosto 1859 e riportato su ‘La Civiltà Cattolica’:

Alle ore 3 si è ravvivata di nuovo la luce, e il cielo é apparso in molti luoghi distinto de’soliti raggi luminosi, che in alto superavano in vivacità di splendore la via Lattea, ed erano molto più lucidi in basso. La più bella comparsa di questi è stata alle 3 e 40, quando diverse colonne luminose verticali si sono formate nelle vicinanze del meridiano magnetico. Queste colonne o raggi erano di luce gialletta, rinnovavansi successivamente in vari siti e spiccavano a meraviglia sul fondo rosso del cielo.”

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