Precariato negli enti locali. Per il Csa legge regionale è “bluff politico-demagogico”

Il coordinamento sindacale autonomo ha inviato una nota al presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, all’assessore regionale per le Autonomie locali e la Funzione pubblica, Chinnici, all’assessore regionale per l’Economia, Armao ed all’assessore regionale per la Famiglia, le Politiche sociali ed il Lavoro, Piraino, che mette a nudo le carenze della legge regionale 24/2010 che, sbandierata come risolutiva del problema del precariato negli Enti Locali. «Rischia – scrive il coordinatore provinciale, Pietro Fotia -, in assenza di razionali emendamenti, di rivelarsi un autentico “bluff” politico – demagogico, non risolvendo, di fatto, alcun problema nella maggior parte degli enti con particolare riferimento alle amministrazioni di grosse dimensioni e segnatamente alla Provincia regionale di Messina».

La normativa ha in pratica passato il “cerino acceso” in mano agli amministratori locali che si ritrovano però, nonostante l’unanime volontà di andare incontro alle aspettative dei dipendenti, nell’impossibilità economica di rispettare i paletti imposti, mettendo a rischio gli equilibri finanziari degli enti e gli stessi livelli occupazionali, già minacciati dalle preoccupanti notizie provenienti dalla Legge di Stabilità nazionale recentemente approvata. A detta del rappresentante territoriale Santino Paladino potranno giovare alcuni emendamenti recentemente proposti, che denotano mancanza di conoscenza specifica e esperienza sul campo.
Tre le proposte avanzate dal Csa: mantenimento del contributo regionale e della conseguente possibilità di escludere lo stesso dal computo delle spese per il personale per un ulteriore quinquennio dalla scadenza dei contratti; modifica del termine temporale da quinquennale in decennale, o in alternativa individuazione del termine in cinque anni dalla cessazione del contributo regionale (in luogo di cinque anni dalla data di presentezione); modifica del c.1 dell’art.9 prevedendo che il piano debba essere finalizzato a rientrare nei parametri in cui l’ente versa all’atto della stabilizzazione (l’attuale previsione di rientrare nel parametro del 40% è praticamente irrealizzabile); norma transitoria per le province che preveda l’armonizzazione dei processi di stabilizzazione con eventuali provvedimenti legislativi di trasformazione degli enti in “Liberi consorzi di comuni”.