L'emorragia di abitanti a Messina e provincia in una Sicilia in declino demografico

L’emorragia di abitanti a Messina e provincia in una Sicilia in declino demografico

Carmelo Caspanello

L’emorragia di abitanti a Messina e provincia in una Sicilia in declino demografico

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lunedì 20 Maggio 2024 - 15:41

Dal 2019 al 2023 la popolazione dell'isola è diminuita dell'1,93%, con Messina tra le province più colpite. Le cause e le possibili soluzioni secondo gli esperti

di Carmelo Caspanello
MESSINA – La Sicilia sta affrontando una sfida demografica significativa. Nel corso di quattro anni, dal 2019 al 2023, la popolazione dell’isola è diminuita dell’1,93%, con una perdita complessiva di oltre 94.000 abitanti. Questo dato allarmante evidenzia un trend negativo che interessa quasi tutte le province, con poche eccezioni.
Le province e il fenomeno dello spopolamento. Le uniche province che non seguono la tendenza negativa sono Catania e Ragusa. Catania ha registrato uno spopolamento dello 0,26% (una perdita di 2.836 abitanti), mentre Ragusa ha visto un aumento della popolazione dello 0,71% (+2.229 abitanti). Questi dati suggeriscono che alcune aree stanno meglio di altre, ma nel complesso, la Sicilia sta vivendo una crisi demografica. La maglia nera della crisi spetta alla provincia di Enna, che ha visto una riduzione del 4,58% della popolazione, pari a 7.431 abitanti. Seguono Caltanissetta (-3,91%, -10.155 abitanti) e Agrigento (-3,46%, -14.826 abitanti).

Messina: una Provincia in declino. La provincia di Messina ha subito una perdita del 3%, pari a 18.553 abitanti. Questo declino è ancora più evidente se si considerano solo i capoluoghi di provincia, dove Messina ha perso il 4,31% della popolazione, corrispondente a 9.823 abitanti. Il sindaco di Messina, Federico Basile, ha sottolineato la gravità della situazione durante un recente convegno organizzato da Anci Sicilia a San Marco D’Alunzio. “Circa il 30% dei comuni siciliani si trovano nella provincia di Messina (108 in tutto)”, ha affermato Basile. “Territori che negli ultimi 15 anni hanno perso circa 30 mila persone. È sicuramente necessario creare un sistema di rete per i borghi e fare in modo che la politica per i piccoli comuni valorizzi una programmazione concreta in grado di rilanciare tutti i settori dell’economia”.

I dati dei capoluoghi di provincia. Trapani registra il calo demografico più marcato tra i capoluoghi siciliani, con una perdita del 15,80% pari a 10.473 abitanti. Enna segue con un calo del 4,46% (-1.193 abitanti), Agrigento (-2.538 abitanti, -4,36%) e Messina (-9.823 abitanti, -4,31%) registrano anch’esse una diminuzione della popolazione ma meno marcata. Caltanissetta (-2.391 abitanti, -3,90%), Palermo (-20.221 abitanti, -3,10%) e Siracusa (-3.075 abitanti, -2,57%) completano il quadro dei capoluoghi con un saldo demografico negativo. In controtendenza Catania registra un leggero aumento dello 0,66% (+1.978 abitanti), mentre Ragusa ha conosciuto un incremento del 2,95% (+2.102 abitanti).

Le Prospettive e le Politiche Necessarie. Il fenomeno dello spopolamento non è solo una questione di numeri, ma riflette una crisi profonda che coinvolge l’assenza di servizi, la migrazione dei giovani e l’innalzamento progressivo dell’età media. Giuseppe Simone, vice presidente nazionale dell’Associazione Borghi più belli d’Italia, ha evidenziato la mancanza di una proposta organica e concreta che dia ai borghi il diritto di sopravvivenza. “E’ necessaria una strategia di conservazione e valorizzazione delle identità e delle risorse”, ha aggiunto Andrea Messina, assessore regionale delle Autonomie locali. Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’Anci Sicilia, ha espresso preoccupazione per il futuro dell’isola. “Lo spopolamento non riguarda solo le aree interne o montane. In tutte le province, tranne Ragusa e Catania, negli ultimi 5 anni la popolazione dell’isola ha subito un preoccupante decremento. Credo che nell’agenda politica il problema sia entrato solo a livello superficiale senza una reale volontà di risolverlo.”

Un Futuro Incerto e la Necessità di Interventi Decisivi. La situazione demografica della Sicilia richiede interventi urgenti e mirati. Con una popolazione che al 31 dicembre 2022 risultava ammontare a 4.814.016 residenti, in calo dello 0,4% rispetto all’anno precedente, e con 70 comuni in dissesto e 43 in piano di riequilibrio, è evidente che la regione necessita di una strategia a lungo termine per invertire questa tendenza. La valorizzazione delle risorse autoctone e la creazione di un sistema di rete per i borghi potrebbero rappresentare la chiave per rilanciare l’economia e migliorare la qualità della vita, offrendo ai giovani una ragione per restare. La crisi demografica in Sicilia, e in particolare nella provincia di Messina, è un problema complesso che richiede soluzioni innovative e un impegno collettivo. Solo attraverso politiche mirate e una visione strategica condivisa sarà possibile garantire un futuro migliore per questa regione ricca di storia e cultura.

5 commenti

  1. Lo spopolamento di Messina è una chiara conseguenza delle scelte della Regione Sicilia, estremamente penalizzanti per Messina. La regione a partire dal 01/01/2000, ha trasferito anno dopo anno, Uffici, dirigenze civili ed i comandi militari, storici di Messina a Catania e Palermo. Lo spopolamento di Messina è diverso, è stato creato. Faccio esempio: Da oggi tutti i comandi militari, le dirigenze civili con il personale e famiglia al seguito gradualmente si devono trasferire da Catania a Messina. Nel corso degli anni Messina si riprende migliaia di posti di lavoro ed abitanti, che erano suoi. Una struttura come ad esempio la Legione dei Carabinieri o della Guardia di Finanza, oltre al personale con le sue famiglie, mantiene un indotto notevole: officine navali, meccaniche, lavanderie, personale di pulizia, sartorie, addetti alla mensa e tanto altro. I militari e gli impiegati, hanno famiglie, figli che vanno a scuola, spendono nei negozi della città. Moltiplicate per migliaia di famiglie trasferite, risultato: spopolamento ed impoverimento della città di Messina, pilotato dalla regione. Non esisteva nessun logico motivo per trasferire strutture storiche di Messina in altre città. Anzi, si sono spese risorse per spostare famiglie e lavoratori. Non si capisce, un fatto del genere è inspiegabile, ma è successo. Messina paga le conseguenze.

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    1. Il “posto pubblico” non può essere la soluzione lavorativa principale, con questa mentalità abbiamo favorito lo spopolamento del sud e foraggiato il clientelismo, il voto di scambio, la malapolitica. In Italia, aumenta la popolazione dove ci si fonda sul lavoro autonomo e l’ imprenditoria privata.

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  2. Quello che dice Totonno 95 è una delle cause principali dello spopolamento della città ma non è il solo. A quella si deve aggiungere la totale mancanza di lavoro e di prospettive per i giovani che lasciano la città in cerca di prima occupazione perchè Messina non offre nulla. Una spiegazione teorica sta nel fatto che la Politica a Messina non opera utilizzando il sistem,a verso gli investimenti e lo sviluppo, bensì esclusivamente verso il consenso con una pratica semplicemente distributiva. Non ci sono diritti e doveri, bensì favori e scambi. Con questo sistema marcio e incancrenito non si crea ricchezza e occupazione, ma tanta povertà.

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  3. Mah, che lo spopolamento di una città di più di 200.000 abitanti dipenda dalla chiusura di qualche ufficio militare è difficile da provare: i messinesi dipendenti di quegli Enti saranno rimasti messinesi, suppongo. Non credo si siano trasferiti a Catania.
    Lo spopolamento evidenzia che ci sono luoghi diversi da Messina che offrono prospettive di lavoro e di vita migliori. In questo senso, andar via da Messina non è una “costrizione” ma una salvezza.

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  4. Alberto F., Legione della guardia di Finanza, dei Carabinieri, distretto MIlitare, Marisicilia, Arsenale, Banca d’Italia, direzione e centro postale, compartimento ferroviario, officine ferroviarie, e tanto altro, sono migliaia e migliaia di posti di lavoro e famiglie che ci vivevano. Sono altre migliaia di posti di lavoro nell’indotto. Ogni anno centinaia di persone che andavano in pensione venivano sostituite da giovani anche del posto, vincitori di concorso, o che tornavano con il classico trasferimento. Altri giovani, provenienti da altre regioni, spesso con famiglia al seguito, venivano assegnati ai comandi messinesi o agli uffici messinesi. Messina, probabilmente per la sua natura di città di collegamento tra Italia e Sicilia e per la posizione al centro tra Sicilia e Calabria, nel corso dei secoli era diventata una città dirigenziale, Quasi tutti gli uffici ed i Comandi della Sicilia ed anche della Calabria avevano sede a Messina. La regione Sicilia ha smantellato, senza alcun motivo logico, la naturale e storica funzione di Messina. La regione ha investito e speso i soldi dei siciliani per spostare insensatamente dei comandi e degli uffici che erano eccellenti, efficienti e positivi. Un’azione che dà la sensazione che sia stata solo distruttiva per Messina, Qualsiasi ragionamento non ha una logica, un motivo. Messina e i messinesi pagano un prezzo altissimo. L’identità, la storia ed il fulcro del lavoro di Messina, distrutto, cancellato, depredato.

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