Cara la mia Messina non sentirti minacciata da nuove culture, l'identità resta

Cara la mia Messina non sentirti minacciata da nuove culture, l’identità resta

Barbara Costa

Cara la mia Messina non sentirti minacciata da nuove culture, l’identità resta

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lunedì 31 Dicembre 2018 - 06:21
La lettera

Cara Rosaria,

continuo a leggere con molto interesse Tempo Stretto e i tuoi editoriali e ancora una volta faccio alcune riflessioni che voglio condividere con te e con i tuoi lettori, aggiungendovi un mio personale augurio per il 2019.

Sin da quando frequentavo la scuola e poi l’università, guardavo sempre verso il Nord dell’Italia e ancor di più il Nord Europa -dove in seguito per tanto tempo ho vissuto- e penso che sarà stata la vicinanza dell’altra sponda che mi invitava a fare quel piccolo salto di appena 3 km e dire “bye bye”, io vado a scoprire il mondo.

Ed in effetti una parte molto piccola di mondo l’ho conosciuta e non c’è grande città italiana ed europea che io non abbia visitato.

Ultimamente, tuttavia, sul tuo giornale leggo con molto interesse di luoghi e di monumenti che si trovano a Messina e nella provincia e mi chiedo: “ma perché non sono mai stata a visitare Badiazza che non si trovava neanche tanto lontana da casa mia? Ma perché non sono mai stata a visitare Montalbano Elicona, che apparentemente è uno dei borghi più belli d’Italia? Perché non sono mai stata al museo di Messina, dove sono addirittura esposte opere di Antonello e del Caravaggio?”

Sento di aver perso qualcosa e continuerò a perdere qualcosa di molto importante se la prossima volta che attraverserò lo Stretto non vi andrò e non vi porterò i miei figli. Questa “cosa” a cui mi riferisco si chiama identità culturale, quella che voglio fortemente conservare, anche se nel frattempo tante altre culture si sono aggiunte ma senza mai cancellare quella che è il core e che tutte le volte che mi chiedono di dove sono, mi induce a rispondere: “sono di Messina anche se non vi abito più da oltre 20 anni”.

E prima di formulare il mio augurio per il 2019, voglio che tu sappia che quest’estate sono tornata a Messina dopo una lunga assenza e ho trovato una città fortemente cambiata sia demograficamente sia esteticamente. Cambiata non significa peggiorata né migliorata ma semplicemente cambiata, nel senso letterale.

Un esempio di questo cambiamento, la notevole presenza di cittadini provenienti dall’Africa e di turisti che visitano il centro città. A me, che in Africa ci sono stata molte volte e che ho sempre cercato occasioni per incontrare persone provenienti da altre parti del mondo, questo cambiamento è suonato come molto positivo.

Ed ora il mio augurio a te, al tuo giornale e ai tuoi lettori, che sicuramente si scateneranno con i commenti pro e contro di me che ho scritto questa lettera, pro e contro la città, pro e contro chi la governa e pro e contro chi la abita: “vi auguro di non sentirvi minacciati dalle nuove culture che arrivano in città e i suoi nuovi abitanti. Chi ha una forte identità come la nostra non la perde ma impara a valorizzarla dopo averne conosciuto ed essersi arricchita con altre”.

Nessuno ci toglierà il baccalà fritto e della Vigilia, la passeggiata a Taormina il primo gennaio oppure il pellegrinaggio notturno per vedere la lava dell’Etna e la voglia di andare a rimuovere le macerie e ricostruire lì dove è stato distrutto.

Barbara Costa

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