"Qui non si vende il libro di Riina jr, figlio del boss". Il punto di vista dei librai messinesi

“Qui non si vende il libro di Riina jr, figlio del boss”. Il punto di vista dei librai messinesi

Gabriele Quattrocchi

“Qui non si vende il libro di Riina jr, figlio del boss”. Il punto di vista dei librai messinesi

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sabato 16 Aprile 2016 - 07:00

Dopo la discussa intervista di Bruno Vespa a Salvatore Riina, figlio del boss di Cosa Nostra, andata in onda su Raiuno, sono state dure le prese di posizione della politica e della società civile. Ma cosa ne pensano i librai messinesi?

“In questa libreria non si ordina né si vende il libro di Salvatore Riina”, ovvero, la storia di una marchetta finita male. Non si placa la bufera sul caso editoriale del momento, “Riina Family Life”. Dopo la discussa intervista di Bruno Vespa a Salvatore Riina, figlio del boss di Cosa Nostra, andata in onda la scorsa settimana, sono state dure le prese di posizione della politica e della società civile. Ha fatto rumore anche la silenziosa protesta della libreria “Vicolo Stretto” di Catania che ha affisso in vetrina l’ormai celebre cartello “in questa libreria non si ordina né si vende il libro di Salvatore Riina”, immediatamente postato sui social. La protesta cavalca l’onda mediatica e si allarga a macchia d’olio. Ma cosa ne pensano i librai messinesi?

In generale, a Messina non è facile trovare il libro, anche perché quasi nessuna libreria lo ha acquistato.

«Noi non vendiamo il libro di Riina», si legge sulla pagina facebook della libreria Colapesce che esprime la propria solidarietà ai colleghi catanesi e ribadisce la propria libertà di schierarsi.

«Ho visto la trasmissione su Raiuno – spiega Daniela Bonazinga, titolare dell’omonima libreria – e non ho potuto fare a meno di concentrarmi più sull’uomo che sul libro. La mia è stata una reazione emotiva. Ho trovato fuori luogo gli atteggiamenti di questa persona, un uomo privo di sensibilità o empatia. Non ho pensato al libro, sono stata letteralmente ipnotizzata dalla persona».

La libreria è sempre stata intesa come un luogo di letteratura, di diffusione di conoscenze, di interazione, di libertà. Ma cosa vuol dire libertà? Forse imparzialità? Partecipazione? Cosa fare quando il principio di libertà si scontra col comune sentire? Non vendere né ordinare un libro significa censurarlo?

«Io penso che censurare un libro sia la cosa più facile», osserva Bonazinga. «La censura è una posizione di comodo e fa scoop perché è breve. Io ho scelto un’altra posizione, cioè quella che adotto sempre. Propongo ciò che è in sintonia col mio essere. Tutto il resto non ho bisogno di censurarlo, mi basta non promuoverlo. In questo caso devo dire di essermi spinta oltre. Non l’ho promosso e non l’ho acquistato, ma se un cliente entra nella mia libreria e mi chiede il libro di Riina, prima cerco di capire se ci sono margini di discussione per esprimere un’opinione e poi se il cliente insiste nella sua posizione e vuole ordinarlo, io ordino il libro. Perché non censuro la libertà di nessuno. Il libraio è una figura che media tra chi scrive e chi legge».

«All’ingresso di questa libreria è affissa l’immagine di Borsellino e Falcone». Secondo Titti Batolo, la posizione della libreria Feltrinelli è chiara. «Il nostro impegno sociale è stato sempre quello di proporci come punto di riferimento culturale della città. Abbiamo condiviso la scelta di Feltrinelli nazionale, cioè quella di non boicottare apertamente il libro. Non faremo mai una presentazione – chiarisce Batolo -, non lo metteremo mai sul tavolo delle novità ma se un cliente ce lo chiede non lo neghiamo. Tendenzialmente siamo contro le censure ma speriamo comunque di non vendere questo libro».

Non è dello stesso avviso l’amministratore della libreria Ciofalo, Nino Crapanzano. «Non ho visto la trasmissione e, peraltro, ho deciso in autonomia. In questa libreria non si vende né si ordina il libro di Riina. Nella lunga storia di questa libreria non era mai accaduto, ma questa volta ho deciso di fare un’eccezione. Qui non si tratta soltanto di essere d’accordo o meno, questo libro potrebbe anche nascondere dei messaggi».

Sulla stessa linea di pensiero lo staff de La Gilda dei Narratori. «Le librerie dovrebbero essere luoghi imparziali. Si dovrebbe poter trovare qualsiasi argomento o comunque avere sempre la possibilità di ordinare qualsiasi testo ci interessi o semplicemente ci incuriosisca». Sulla pagina facebook della libreria di via Garibaldi si legge: «i libri, anche se sbagliati, spesso fanno maturare nel lettore spunti di riflessione, danno l'opportunità di vedere le cose della vita da un'angolatura diversa. Questa volta, però, anche noi prenderemo una posizione decisa rispetto ad un libro che proprio non riusciamo a comprendere. Da qualsiasi prospettiva lo si guardi».

Boicotaggio o no, a detta dell’editore di Riina, la prima sfornata di libri è andata a ruba e ci si prepara alla ristampa. 208 pagine che intendono regalare un’immagine intima, familiare, di un boss tutto casa e “lavoro”. La Messina del 21 marzo ricorda che “cosa nostra” sono solo le vittime innocenti di mafia, che di certo al libro non appartengono.

Gabriele Quattrocchi

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