Quel biancore manicomiale che non ha sterilizzato il caleidoscopico universo di Van Gogh

Quel biancore manicomiale che non ha sterilizzato il caleidoscopico universo di Van Gogh

Tosi Siragusa

Quel biancore manicomiale che non ha sterilizzato il caleidoscopico universo di Van Gogh

venerdì 24 Gennaio 2020 - 10:41

KhoraTeatro, in coproduzione con il Teatro Stabile d’Abruzzo ci ha condotti in un attraversamento psichico, all’interno del manicomio di Saint Paul a Saint Remy- de Provence, ma anche fra le pieghe del malessere psichico oscuro di Vincent Van Gogh. Colpisce in primis lo script, di certo di rara intensità drammaturgica, non del tutto forse in perfetta aderenza al Van Gogh personaggio al quale, è vero, più di ogni altro, si attaglia l’attributo di “tormentato” ma con una resa un pò troppo cervellotica,più che febbrile . Un linguaggio affilato -in virtù del quale il bravissimo autore,Stefano Massini,è stato vincitore del premio Tondelli 2005- avvezzo come è.a restituire quel che covava fra le piaghe di un animo martoriato in preda a ossessioni, crisi paniche e allucinazioni. Correva l’anno 1889 e le bianche mura si erano rinchiuse attorno al poliedrico e creativo artista, facendo da contraltare alla tavolozza di colori racchiusi nella sua mente esplosiva. “Incapace di vivere”, così era stato etichettato nell’anamnesi e gli era stata “messa la museruola”fra personale, infermieristico e medico, ferocemente distaccato e superficialmente canzonatorio. L’assioma vangoghiano può essere inteso se si comprende la sua concezione di arte, quale cioè necessaria, così coincidente con la vita da metterla a rischio, in contrapposizione alla mediocre semplificazione del concetto stesso artistico, ben lungi dalla complessità, che sovente ai nostri tempi si tenta di spacciare per tale. Ogni pennellata del Sommo, sgorgando dal profondo, corrispondeva ad un’inchiodata inferta al suo stesso corpo. Le uniche figure non in divisa paramedica o comunque di candido bianco adornate, in simbiosi con l’accecante candore della stanza manicomiale (letto, pareti e perfino fiori in pianta) sono quelle pensate in abiti grigi, e corrispondono al direttore dell’Istituto – che più paternamente, in discontinuità con lo sciatto personale, tenta un avvicinamento – e al fratello Theo- probabilmente più evocata che reale presenza, che nella realtà attraverso la fitta corrispondenza,ci ha consentito la conoscenza,per quanto possibile,di Vincent- che sono però destinate a fallire. Van Gogh avrà poi dal direttore il permesso di dipingere e tale ricostruzione è coincidente con la realtà fattuale del pittore, che nell’ultimo anno della sua esistenza diede vita alla sua migliore produzione, e anche alla più corposa(già a Saint Paul generò i due capolavori “I cipressi” e “Notte stellata”. In manicomio non era consentito leggere, né scrivere, né tampoco dipingere, solo vegetare, imbottiti di sedativi per non disturbare il personale esternando il proprio tempestoso dolore. L’intitolazione, intrisa di senso sinestetico, dà la misura dell’intenzionale riferimento alla completa sensorialità e del contrasto .insopportabile fra i colori vangoghiani (che non nutrivano solo la vista, ma anche l’udito, l’olfatto, il tatto e il gusto) e quel biancore accecante,neutro … e spettrale, che lo circondava in quel tempo immutabile. Il pittore a Saint Paul dubitava costantemente sull’esatta collocazione, e anzi, consistenza della realtà, come la rappresentazione ben riesce a mostrare. Predicatore, formatosi” all’università” degli umili, infarcito di forza salvifica, con un senso religioso della natura e del lavoro umano, figura essenziale di precursore dell’Espressionismo,il Nostro fu un individualista contro corrente anche quale immenso artista. Perfetta la resa di Alessandro Preziosi, di un essere umano in bilico, così come quella di ogni altro interprete, e ben calibrata la regia di Alessandro Maggi, impreziosita dall’ l’intensa musica di Wagner (Lohengrin) ad accompagnare i momenti salienti della piece. E i numerosi astanti hanno mostrato il giusto apprezzamento, con applausi prolungati, a questa complessa e intrigante mise en scene, che si terrà presso il teatro cittadino Vittorio Emanuele anche venerdì alle 17,30.

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