In serata la sentenza definitiva sul femminicidio di Furci. I difensori puntano ancora sullo stress da covid
Roma – Torna al vaglio della Corte di Cassazione il femminicidio di Lorena Quaranta. I legali di Antonio De Pace chiedono alla Suprema Corte di rivedere l’ergastolo, confermato dalla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabri a a novembre scorso dopo un rinvio proprio dalla Cassazione. Ma per il Procuratore generale non c’è spazio per una nuova valutazione e il ricorso degli avvocati Bruno Ganino e Salvatore Staino va rigettato. I giudici hanno ascoltato anche i legali della famiglia di Lorena, gli avvocati Giuseppe Barba e Cettina La Torre, dei centri anti violenza parti civili e si sono ritirati per decidere. La sentenza arriverà in serata.
Parla il papà di Lorena
I genitori della giovane di Favara attendono col fiato sospeso per vedere finalmente giustizia definitiva per la loro figlia strappata, dopo un processo che si è rivelato particolarmente travagliato. “Mia figlia non tornerà mai più, ma almeno oggi abbiamo avuto giustizia. Una giustizia che è un doppio ristoro, visti i brutti momenti che abbiamo vissuto durante il processo”, aveva commentato Enzo Quaranta dopo la sentenza d’appello a Reggio che aveva confermato l’ergastolo per Antonio De Pace, l’infermiere del vibonese che a marzo del 2020 strangolò la compagna, a Furci Siculo.
I colpi di scena al processo
“Quando, durante il processo d’appello a Messina, era stato sollevato il problema del giudice popolare “over 65”, poi superato ma che ha rischiato di cancellare la sentenza di primo grado. E in Cassazione, quando i giudici della Suprema Corte hanno rinviato a Reggio Calabria il processo d’appello di secondo grado chiedendo di riconsiderare l’applicabilità dell’attenuante da “stress da covid”, abbiamo rivissuto un incubo, si è riaperta una ferita mai guarita del tutto”, aveva detto Enzo Quaranta, ricostruendo i passaggi processuali della vicenda.
Ergastolo in discussione
Il processo bis si era stato celebrato a Reggio Calabria proprio per decisione della Corte Cassazione aveva chiesto di riconsiderare la condanna all’ergastolo (confermata in appello a Messina nel 2023) e l’eventuale concessione delle attenuanti per “stress da covid” appunto. Aderendo alle richieste della Suprema Corte, l’Accusa aveva sollecitato la condanna 24 anni per De Pace e non più al carcere a vita. Una linea che non è però passata: i giudici reggini hanno deciso la condanna più severa.
La sentenza shock sullo stress da covid
In primo grado la Corte d’assise di Messina (presidente Micali) aveva condannato De Pace all’ergastolo spiegando nella sentenza chiaramente perché si trattasse di un femminicidio “tipico”. L’apertura alle attenuanti aveva quindi suscitato non solo l’amarezza della famiglia di Lorena ma anche i dubbi delle associazioni e centri antiviolenza.
