Sequestrati all'imprenditore Farinella beni e quote per un valore di 3 milioni e mezzo di euro. VIDEO E FOTO

Sequestrati all’imprenditore Farinella beni e quote per un valore di 3 milioni e mezzo di euro. VIDEO E FOTO

Veronica Crocitti

Sequestrati all’imprenditore Farinella beni e quote per un valore di 3 milioni e mezzo di euro. VIDEO E FOTO

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giovedì 13 Febbraio 2014 - 07:27

Sigilli a 12 automezzi, 7 beni immobili, quote di tre società con sede legale a Capizzi e varie disponibilità bancarie e postali. A finire nel mirino della DIA è l'imprenditore Vincenzo Farinella, 51enne di Capizzi, considerato uno degli esponenti del "gruppo Mistretta".

Ad un anno e mezzo dalla condanna in primo grado come concorrente esterno nel reato di associazione mafiosa, giunge oggi per l’imprenditore Vincenzo Farinella il maxi sequestro di beni e quote societarie per un valore di 3 milioni e mezzo di euro. Nel mirino della Direzione Investigativa Antimafia finiscono il 50% delle quote della Società Ca.Sa. Rione S.n.c. di Fariella Vincenzo e Co, con sede legale a Capizzi e operante nel settore della produzione e commercializzazione di prodotti agricoli, le quote della società Giavin S.r.l, con sede legale a Capizzi e operante nel settore edilizia, le quote dell’impresa individuale Farinella Cataldo, anch’essa con sede a Capizzi e operante nel settore della costruzione di edifici residenziali e non residenziali, costruzioni di strade ed altro, 12 automezzi, 7 beni immobili e diverse disponibilità bancarie e postali.

Cinquantunenne originario di Capizzi, Farinella è considerato da anni un appartenente alla cosca mafiosa del “Gruppo Mistretta”, ossia di quel ramo che operava attivamente nei territori di Mistretta, Capizzi, Tortorici e zone limitrofe nonché collegato a Cosa Nostra di San Mauro Castelverde – Gangi. Le indagini patrimoniali risalgono ai primissimi anni ’90 e, nel corso di due decenni, hanno permesso di appurare come Farinella, da un lato, intrattenesse rapporti e frequentazioni con soggetti mafiosi di spicco e, dall’altro, come vi fosse una sproporzione netta tra i beni posseduti ed i redditi da lui dichiarati. In particolare, a segnare l’imprenditore è stata la frequentazione con Camillo Bartolomeo Testa, nome di spicco del sodalizio criminale della cosca Rampulla, condannato a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa e a 7 anni per estorsione. Vincoli di amicizia ed affari anche quelli intrattenuti con l’intero gruppo mafioso di Mistretta, attraverso la società Giavin S.r.l con cui Farinella pilotava gli appalti pubblici e ne acquisiva le relative commesse, nonché con Mario Giuseppe Scinardo con il quale ha costituito la società Edilcalcestruzzi S.r.l., con sede legale a Militello Val di Catania, assumendone poi la carica di amministratore unico.

Legami criminosi che si estendevano a diversi soggetti pregiudicati per associazione mafiosa, estorsione, sequestro di persona e stupefacenti che hanno portato, il 22 marzo 2007, all’arresto dello stesso Farinella durante la maxi Operazione Montagna condotta dalla Sezione Anticrimine del R.O.S. Carabinieri di Messina.

Venne fuori come l'imprenditore, godendo dell'appoggio della criminalità organizzata, nel corso degli anni si sia inserito illecitamente nel settore degli appalti pubblici e privati.

Accusato di aver fatto parte di un’associazione a delinquere di stampo mafioso, nonché di aver commesso diversi delitti contro il patrimonio e, al contempo, di aver gestito illecitamente attività economiche imprenditoriali e commerciali traendo un vantaggio ingiusto per sé e per gli uomini a lui vicini, il 30 giugno 2012 il Tribunale di Patti lo condannò alla pena di 4 anni e 9 mesi di reclusione, applicandogli la libertà vigilata.

La misura di prevenzione patrimoniale, scaturita oggi, prende avvio da una proposta firmata da Arturo De Felice, Direttore della Dia, e dagli accertamenti effettuati sotto il coordinamento del Procuratore Capo Guido Lo Forte. “Voglio sottolineare come il Desk Interforce continui a dare i suoi frutti – ha spiegato il Procuratore – grazie ad una collaborazione strettissima tra le indagini penali svolte dal R.O.S. dei Carabinieri e quelle patrimoniali ed economiche svolte dalla DIA”. Un modus operandi che, secondo i dati, ha condotto nell’ultimo quadriennio ad un incremento delle misure patrimoniali, sequestri e confische, del 500% e del valore dei beni del 1000%. (Veronica Crocitti)

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