Messina senza waterfront. Per CMdb la colpa è tutta dell’Autorità Portuale

58 chilometri di litorale che la città ha dimenticato. Secondo Cambiamo Messina dal basso, “di fronte al prepotente no di speculatori che hanno fatto dell’Autorità Portuale un vorace gestore dell’affaccio a mare cittadino”.

Anche per il contenzioso sulla Zona Falcata, tra il Comune e l’Authority, “non si è levato un generale moto di sdegno nei confronti di chi, da troppo tempo, nega alla città il diritto di disporre del suo naturale affaccio a mare”. Cambiamo Messina dal basso sta evidentemente dalla parte del Comune e contro l’Autorità Portuale, accusata “di incassare i proventi delle concessioni di aree che non hanno nulla di portuale e che potrebbero essere messe a disposizione dell’intera collettività cittadina”.

Nei confronti del Comune, invece, “un sostegno pieno e totale alla scelta di perseguire le vie consentite dalla legge per recuperare tanto inestimabile valore sottratto alla comunità cittadina e un’ostinata contrarietà all’ipotesi di un eventuale abbandono del contenzioso in atto. La scelta di continuare, infatti, rappresenta solo l’inizio di un processo di orgogliosa presa di coscienza da unire alla lotta del territorio in una mobilitazione permanente a sostegno di una piattaforma rivendicativa con la prospettiva partecipativa dei beni comuni, che porti al recupero di tutto il territorio di cui la città è stata spogliata in passato. L’azione giudiziaria intrapresa non può e non deve essere ritirata per diverse ragioni, ma tutte hanno a che fare con la prospettiva partecipativa dei beni comuni”.

Secondo CMdb, l’assegnazione al Comune della parte contesa di Zona Falcata equivale alla consegna dell’area ai cittadini e consentirebbe di “mantenere l’impegno assunto in campagna elettorale di riguadagnare alla città un paradiso naturale abbandonato e di rivalorizzarlo, puntando alla libera e pubblica condivisione della sua bellezza e delle sue potenzialità di sviluppo”.

Ritorno alla carica anche per l’attivazione del Punto Franco (l’unico in Italia è a Trieste), istituito nel 1951 e mai attuato in 65 anni, per la rivisitazione del Piano Regolatore Portuale che sarebbe fondato “su cementificazione e speculazione edilizia”, per la chiusura della rada San Francesco (già prevista al termine dei lavori di ampliamento del porto di Tremestieri), per elaborare una bozza di proposta di legge da presentare al Parlamento nazionale, finalizzata alla democratizzazione del comitato portuale e alla ridefinizione dei compiti e della circoscrizione dell’Autorità Portuale.

Nonostante il durissimo attacco nei confronti dell’Authority, CMdb si dice preoccupata per la riforma (al momento fermata dalla Corte Costituzionale) che ne prevede l’accorpamento a Catania e Augusta, con sede in quest’ultima. “La decisione rivela una sostanziale inefficienza politica della deputazione nazionale messinese perché si misconosce l’importanza strategica del porto messinese e dei suoi numeri. In futuro, sarà infatti Augusta a decidere sulle potenzialità di sviluppo della nostra città”.

L’invito è rivolto a tutti i cittadini ed è quello di scendere in piazza sabato alle 9.30 “per manifestare il proprio dissenso verso le scelte perpetrate dal Governo Nazionale e Regionale a danno dei messinesi, affinché si comprenda che a determinare democraticamente la destinazione de waterfront, devono essere i cittadini e non l’Autorità Portuale, tantomeno quella di Augusta”.

Sottoscrivono l’appello e co-promuovono la manifestazione: Cub – Confederazione Unitaria di Base, L’Altra Europa con Tsipras, La Casa Rossa, Meetup "Grilli dello Stretto", OrSA, Partito della Rifondazione Comunista, Sinistra Ecologia e Libertà.