Maria Grazia Cucinotta in "Figlie di E.V.A" : La forza delle donne è l'unità

Maria Grazia Cucinotta in “Figlie di E.V.A” : La forza delle donne è l’unità

Emanuela Giorgianni

Maria Grazia Cucinotta in “Figlie di E.V.A” : La forza delle donne è l’unità

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mercoledì 27 Novembre 2019 - 08:44

“Figlie di E.V.A.”, la commedia con Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi, andrà in scena al Teatro Vittorio Emanuele con un triplo appuntamento, dal 29 novembre al 1° dicembre. In attesa dell’imperdibile evento abbiamo intervistato Maria Grazia Cucinotta.

Da lungo tempo, ormai, i messinesi attendono il ritorno a casa di Maria Grazia Cucinotta, protagonista insieme a Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi della commedia “Figlie di E.V.A.”. Le tre attrici si esibiranno al Teatro Vittorio Emanuele con un triplo appuntamento: venerdì 29 novembre e sabato 30 novembre alle 21,00, domenica 1 dicembre alle 18,30. Per poi proseguire giovedì 5 dicembre al Teatro Metropolitan di Catania e venerdì 6 dicembre al Teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto.

Per affrontare meglio l’attesa, abbiamo intervistato Maria Grazia Cucinotta, chiedendole della commedia, della sua vita, della sua carriera e della sua Messina.

“Figlie di E.V.A.” è una commedia tutta al femminile, dove tre donne, anziché andarsi contro le une con le altre, decidono di mettere da parte il reciproco risentimento e si uniscono per vendicarsi dello stesso uomo che le ha prese in giro. Dovremmo imparare tanto da loro. Perché, secondo lei che si è sempre spesa per le altre donne, diviene così difficile scoprirci solidali? Per gli uomini è più facile?

Per gli uomini è estremamente più facile. Loro sono molto complici sempre e questo li rende forti. Noi siamo molto più indipendenti ma, per questo, troppo spesso in competizione. Sappiamo fare tutto da sole, perciò non riusciamo ad essere gruppo. Questo ha un effetto boomerang contro di noi. Siamo forti e deboli allo stesso tempo, ma dobbiamo capire che sole non andiamo da nessuna parte. È ciò che vuole insegnare “Figlie di E.V.A.”, tra una risata e l’altra; tre donne completamento diverse si uniscono, acquisendo una potenza tale da render loro possibile affrontare qualsiasi problema del mondo. Con le nostre particolarità, con i nostri pregi e difetti, insieme siamo una forza.

A tal proposito come è lavorare in uno spettacolo al femminile con due altre grandi professioniste come la Belvedere e la Andreozzi?

Una sorpresa pazzesca. Noi donne siamo competitive e spesso distruttive, soprattutto quando si lavora. Ma tra noi è avvenuta una vera e propria magia, come nel copione. Siamo, anche noi, totalmente diverse, ma unite e ci divertiamo tantissimo. Insieme al nostro unico uomo nel cast, Marco Zingaro, attore bravissimo. Davvero i talenti su quel palco non si contano più. È ogni giorno una grande festa. È la mia prima volta a teatro e sono stati tutti molto generosi a colmare le mie lacune e le mie paure. È stato un rischio per me mettermi in gioco qui e con personaggio leggero e comico. Ho trovato il coraggio solo perché mi fido ciecamente di Michela (Andreozzi), autrice e regista pazzesca, e quindi di suo marito Massimiliano Vado che ci dirige e di tutti loro.

Che rapporto ha instaurato con le donne più importanti, la propria mamma e la propria figlia? Qual è l’insegnamento migliore sull’essere donna che ha imparato da sua mamma e quale quello che trasmette a sua figlia?

Mia madre mi ha insegnato ad essere una donna indipendente, tra un bacio, un rimprovero e le mie ansie. E mi ha fatto il regalo più bello di tutti: la libertà. Quando sono andata via a 18 anni mi ha detto: “dandoti al mondo ti ho dato la libertà, adesso vai via e nessuno può togliertela”. È, adesso, l’insegnamento più grande che trasmetto a mia figlia. Deve imparare a rispettarsi, altrimenti non lo farà mai nessun altro.

Il personaggio maschile della commedia è sicuramente un uomo poco raccomandabile, come scansarli? Quali consigli darebbe a sua figlia a riguardo?

Fortunatamente si scansano da soli, sul momento ci sembra un’enorme catastrofe ma poi ci rendiamo conto sia stata la liberazione più grande. Meglio soffrire tanto per essere, poi, felici per sempre. Siamo donne, pensiamo che l’amore possa vincere ogni forma di ragione, ma solo così possiamo riprendere in mano la nostra vita.

Crede nell’amore?

Ciecamente. Senza amore nulla può esistere e senza amore nulla può avere senso.

In cosa si trova più simile e più diversa dal suo personaggio? Qual è stato, invece, il personaggio che ha sentito più vicino tra tutti quelli che ha interpretato nel corso della sua carriera?

Il mio personaggio in “Figlie di E.V.A.” è totalmente diverso da me, siamo distanti anni luce, però la invidio molto. Ho sempre desiderato essere un po’ più leggera, meno problematica e cervellotica, alla fine non è negativo, è solo un modo differente di vivere rispetto al mio. Sono questi i personaggi che ho preferito interpretare nella mia carriera, quelli lontani da me. Servono a far capire altri aspetti e punti di vista sul mondo che devi fare, inevitabilmente, tuoi e insegnano tantissimo. Aprono la mente.

Attrice, regista e produttrice, da dove è nata la scelta di stare sia davanti che dietro la telecamera?

Cresci. Invecchiare, per me, significa accumulare esperienza, mettersi alla prova, iniziando ad offrire opportunità anche agli altri. Spero di poter essere per chi si approccia a questo mestiere ciò di cui io avevo bisogno, la guida e il supporto che cercavo. Adesso desidero poter fare la nonna, darmi per gli altri e offrire nuove possibilità.

Ha sempre portato con sè l’orgoglio per la sua terra ma essere siciliana ha mai rallentato, in qualche modo, la sua carriera?

Messina non mi ha mai ostacolato, è stata per me un valore aggiunto. Il posto di nascita è solo un punto di partenza e io non potrei essere più felice del mio. Sono così perché sono nata qui, da qui viene la mia forza, la mia forma mentis, la mia creatività. La Sicilia è il posto più bello del mondo, il paradiso del mondo, e non smetterò mai di combattere per riconoscere il valore che ha. Siamo ancora quello che eravamo alla fine del Seicento, il grande granario d’Europa, non dobbiamo perdere il nostro prestigio.

Per concludere, cosa le manca di Messina quando è lontana e cosa si prova a tornare a casa? A solcare il palco della propria città?

Tutto, mi manca tutto. Mi emoziono sempre quando sto per atterrare, sento già il profumo delle lasagne di mia mamma e delle braciolettine. Ho la fortuna di avere ancora la mia mamma e ne sento sempre la mancanza. Quella sua, degli amici della mia classe, da Angelo ad Alberto, sempre presenti a sostenermi. Tornare su questo palco è tornare a casa. In quel posto di cui conosci ogni millimetro del marciapiede, conosci i sorrisi e le emozioni. È casa.

E i suoi messinesi, la sua città non potrebbe essere più felice di riaccoglierla a casa. L’appuntamento è al Teatro Vittorio Emanuele!

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