La messinese ha lasciato la città per seguire un percorso fatto di studio, impegno e caparbietà: "Voglio esprimermi in maniera libera"
MESSINA – Si chiama Martina Bertuccio ed è una giovane messinese che ha superato i confini dello Stretto. Lo ha fatto per dirigersi verso Roma e Milano e inseguire il proprio sogno: lavorare nel mondo del cinema. A quasi dieci anni dall’arrivederci a Messina, Bertuccio ha fatto già tanto: l’assistente alla regia, la producer, la direttrice artistica e anche la regista. In questa veste ha partecipato al Premio Zavattini, evento dedicato all’indimenticato sceneggiatore scomparso nel 1989 e che punta a lanciare i giovani cineasti. Ed è arrivata in finale con il corto-documentario “Briciola!”.
La sua non è solo la storia di una ragazza che lascia la città per inseguire opportunità che qui, visto anche il settore specifico, non ci sarebbero state. Ma anche quella di una 18enne che ha trovato e sta trovando la propria strada in un mondo, quello del cinema, che non ha un percorso accademico definito.
Il viaggio di Martina Bertuccio: “Volevo esplorare un po’”
“Da ragazzina non sapevo che cosa volessi fare e non esisteva un percorso predefinito verso il mondo del cinema – ha raccontato Martina Bertuccio -. Questa era la mia idea già da bambina e al liceo, ma non sapevo se come regista, produttrice, o altro. La scelta di andare fuori, a Roma, è stata anche per esplorare un po’. Mi sono iscritta a La Sapienza, al corso di Letteratura, musica e spettacolo. Mi sembrava la scelta migliore per poter avere una base diversificata e multidimensionale. Potevo studiare lettere ma approfondire anche materie di cinema, teatro e spettacolo. E inoltre potevo accedere a offerte lavorative che in questo campo in Sicilia non avrei potuto trovare. La scelta è stata per questo. Ci sono accademie per studiare regia, ma non ero abbastanza decisa su un campo specifico. I miei genitori volevano che io avessi una base universitaria ed era qualcosa a cui pensavo anche io. Volevo mettermi nelle possibilità di scegliere dopo cosa fare, se continuare gli studi o meno. E l’ho fatto, studiando anche alla magistrale”.
Martina: “Ho iniziato a lavorare subito”
E le prime collaborazioni sono arrivate subito: “Ho iniziato a lavorare subito, già al primo anno di università. Ho iniziato come assistente alla regia e l’ho fatto per anni. Ho fatto anche l’assistente di produzione e ho iniziato nel 2020 a collaborare con Cattive produzioni. Mi sono trasferita a Milano dopo la triennale per studiare di più televisione, cinema e new media. Erano i campi che mi interessavano di più”.
L’arrivo di “Cattive Produzioni”
E ancora: “Cattive Produzioni è una società che ha sede in provincia di Brindisi. Opera anche a Roma, a Milano e in tutta Italia. Insieme abbiamo organizzato la prima edizione di Meridiana, un evento prodotto dalla società e di cui sono stata direttrice artistiche. Ho curato la direzione insieme a Marco Mingolla, ceo e founder di Cattive Produzioni. Siamo in attesa di capire se ci sarà una seconda edizione. La prima è stata molto bella perché si è trattato di un evento ‘industry’ nella cornice del Salento, con tavole rotonde con esperti del settore al fine di ragionare sullo stato attuale del mondo del cinema. Volevamo chiederci il modo in cui venivano affrontate certe tematiche, indagare su queste traiettorie. Abbiamo parlato di archivio, di eventi al Sud e di storie pugliesi”.
Il corto “Briciola!”
Proprio dal tema “archivio” nasce “Briciola!”, il corto documentario ideato dalla giovane messinese: “L’ho sviluppato nell’ambito del Premio Zavattini e sono arrivata in finale dell’ultima edizione. Il concorso permetteva di partecipare lavorando con archivi personali o nazionali, come quello dell’Istituto Luce. Sono arrivata finalista ed è stato molto bello anche se non ho vinto. Ho sviluppata questa storia con dei tutor e ora da sola con Cattive Produzioni e con Eclettica, le due case di produzione che mi stanno supportando nello sviluppo. Briciola! esplora i concetti di identità e rappresentazione a partire dalla mia storia personale, dal mio archivio personale”. “.
Martina Bertuccio: “Un racconto non solo mio”
“Briciola!” parla di lei, ma non solo. È un affresco di un’intera generazione: “È un desktop documentary. Si basa sulle VHS registrate da mia madre quando ero piccola. Poi ha smesso di farlo quando è arrivato mio fratello e il mondo digitale. Nel corto esploro poi come mi sono rappresentata io quando lei ha smesso di farlo. E come? Con word, paint, power point, gif, fotografie digitali. Come una bambina di quegli anni lì che ha iniziato a esplorare il mondo dei computer e di internet. Vorrei fosse un racconto di formazione non soltanto mio. Immagino che chiunque sia nato in quegli anni si potrà riconoscere almeno nelle modalità di rappresentazione. Poi ognuno di noi ha storie diverse ovviamente”.
Il futuro di Martina: “Vorrei far vivere tutte le mie potenzialità”
Guardando alla sua carriera fin qui e al futuro, Martina ha poi sottolineato di non riuscire “a immaginare un ruolo specifico. Continua a piacermi tutto. Non trovo una strada da percorrere in maniera singola. La regia mi sta piacendo anche perché posso far convogliare un po’ tutto. Sono anche produttrice di Briciola. Ho fatto l’art direction nella mia vita e continuo a farlo anche in questo corto. C’è una commistione di genere e modalità di rappresentazione. Proprio in Briciola! riesco a far convogliare tutto. Non penso di voler fare solo una o l’altra cosa. Mi piace la possibilità di far vivere tutte le potenzialità che sento di avere. Dico sempre che dentro di me c’è un condominio, tante Martina che vogliono fare ognuna una cosa diversa. Spero riescano a fare tutto”.
La partenza: “Non l’ho vissuta male, ma la Sicilia mi manca”
Poi il rapporto con Messina: “Non ho vissuto male la partenza. Avevo una voglia disperata di andarmene a 18 anni perché non avevo avuto la possibilità di andare fuori in adolescenza. Per me Roma è stata un’esperienza fantastica. Ho scoperto l’indipendenza, l’autodeterminazione, ma anche nuove culture. È stato piacevolissimo e continuo a essere felice di fare queste esperienze. La Sicilia ovviamente mi manca, sia per gli affetti sia per la bellezza della terra. In passato sono stata anche co-founder di un collettivo culturale messinese, anche se oggi non ne faccio più parte. Questo mi ha dato la possibilità di fare arte anche a Messina. Torno sempre con l’idea di voler continuare a fare ciò che faccio un po’ ovunque, ma senza dimenticare la mia terra. E sono convinta che a Messina e in Sicilia ci siano tanti talenti validissimi con cui collaborare. Spero di poter fare qualcosa in città. Ho qualche idea, ma ancora niente di concreto”.
Martina Bertuccio: “Fondamentale l’apertura agli altri”
Infine una parola alla Martina 18enne, sulle scelte da prendere e sul percorso: “Una cosa che ho sbagliato all’epoca è la potenzialità dei legami. A lei direi di farsi forza e conoscere più gente possibile. Sono sempre stata estroversa ma qualcosa mi frenava. Sono stata indecisa su cosa fare, secondo me, anche perché non ero entrata in contatto con altri percorsi di chi lavorava in questo mondo. L’ho imparato forse un po’ tardi: ognuno ti può dare un’idea per avere un pensiero laterale su dove vuoi andare. Qualsiasi esperienza, qualsiasi percorso di una persona può essere d’ispirazione per il tuo”. In chiusura, il sogno: “Spero di poter continuare a esprimere la mia creatività sempre in maniera libera. Di comunicare ed entrare a contatto con le persone, trovando la modalità di espressione più giusto per me”.
