La dynasty della famiglia Genovese: la politica,l'imprenditoria,le inchieste

La dynasty della famiglia Genovese: la politica,l’imprenditoria,le inchieste

Rosaria Brancato

La dynasty della famiglia Genovese: la politica,l’imprenditoria,le inchieste

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giovedì 23 Novembre 2017 - 11:42

La passione politica ereditata dal padre e dallo zio, le tappe della carriera, i processi, la condanna, l'elezione del figlio all'Ars.

In principio fu lo zio, Nino Gullotti, parlamentare per otto legislature consecutive e più volte ministro, leader della Dc dello Stretto. Poi il padre, Luigi Genovese (senatore dal ’72 al ’94). Quindi lo scettro è passato al figlio, Francantonio Genovese, che da giovane assessore provinciale, nel ’98, ha scalato le varie tappe, approdando all’Ars nel 2001, poi conquistando la poltrona di sindaco, nel dicembre del 2005. Due anni dopo ha preso in mano il Pd regionale appena nato dalla fusione fredda di Margherita e Ds ed è stato il primo segretario regionale del partito con l’85% dei consensi. Quindi l’elezione alla Camera, nel 2008, mentre il seggio all’Ars “passava” di mano al cognato Franco Rinaldi.

Nel frattempo la famiglia Genovese controllava e gestiva il potere nel partito e nelle istituzioni attraverso un esercito di consiglieri e fedelissimi piazzati un po' ovunque.

Socio del gruppo Tourist Caronte, ha unito al potere imprenditoriale quello politico e nel dicembre 2012, alla vigilia delle Politiche di febbraio 2013, è passato alla storia come “mister ventimila” preferenze alle primarie Pd per i candidati al Parlamento. Il più votato d’Italia. Un pacchetto di voti talmente blindato che gli ha consentito di eleggere all’Ars il cognato Rinaldi e il 5 novembre scorso il figlio Luigi (con oltre 17 mila voti) e di far inserire nel listino blindato i candidati a lui più vicini. Nel caso del 2013 l’eletta è stata Mariella Gullo.

Ma è proprio in quegli anni di ascesa politica che le tappe nelle istituzioni si incrociano con le inchieste e con le polemiche, di pari passo.

Lo scandalo dei Corsi d’oro (che porterà a due tronconi processuali ed alle condanne per Genovese, per la moglie e per i cognati, nonché per diversi fedelissimi), scoppia nell’estate del 2013 ma affonda le radici negli anni precedenti quando la famiglia Genovese prende in mano il controllo degli enti destinati alla Formazione.

Sempre alla storia passerà la famosa frase di Franco Rinaldi a Rai 3 “ma secondo voi i voti si prendono sulla luna?”. Il controllo del fiume di risorse che l’Unione Europea attraverso la Regione destinava alla Formazione siciliana ha consentito il consolidamento del gruppo politico, con una gestione clientelare che ha portato agli arresti e ai processi Corsi d’oro 1 e 2.

Dall’ascesa politica del primo decennio del 2000 si è passati poi agli anni che hanno travolto la famiglia Genovese. Gli arresti per Corsi d’oro scattano nel luglio 2013, poche settimane dopo la sconfitta al ballottaggio di Felice Calabrò, candidato del centro-sinistra a sindaco di Messina.

L’inchiesta coinvolge Francantonio Genovese, che era stato confermato deputato nazionale. Per lui scatta la richiesta di autorizzazione a procedere. In quei mesi però Renzi ha appena detto a Letta enrico#staisereno e da neo premier punta alle Europee.

Così, a pochi giorni dal voto per l’Europa, nel maggio 2014, la Camera vota sì per l’arresto di Genovese che, rientrato a Messina, si consegna in carcere, dove resterà per alcuni mesi.

La vicenda giudiziaria e processuale va avanti, ma non appena per Genovese cessa ogni provvedimento cautelare, nel dicembre 2015, lascia il Pd e transita, con tutto il suo esercito di fedelissimi, in Forza Italia. Il Consiglio comunale cambia maggioranza, passando da una maggioranza Pd ad una di Forza Italia. Nel 2016 Genovese può tornare alla Camera, ma cambia gruppo e passa all’opposizione.

Nel gennaio 2017 arrivano le condanne di primo grado per Corsi d’oro 2, con pene sia per lui che per la moglie Chiara, i cognati e le altre persone coinvolte nell’inchiesta.

Nella primavera del 2016 però era scoppiata un’altra indagine, l’operazione Matassa, che aveva portato anche all’arresto del capogruppo Paolo David. Le ipotesi dell’inchiesta sono tutte legate alla corruzione elettorale. Anche in questa operazione sia Francantonio Genovese che Franco Rinaldi sono coinvolti.

Nonostante il clamore ed i processi, Genovese decide, per le Regionali del 5 novembre, di candidare il figlio Luigi, 21 enne, studente di Giurisprudenza ed alla prima esperienza in politica. Una scelta che farà discutere, così come la convention di presentazione in un Palacultura gremito ed alla presenza di Miccichè. Le polemiche non mancano, Genovese junior replica, rilascia interviste, opta per una campagna elettorale più sui social che sulla stampa. Il suo nome finisce nelle polemiche sugli impresentabili. Come da copione il 6 novembre viene eletto all’Ars sfiorando le 18 mila preferenze diventando il più giovane deputato.

Genovese senior nel frattempo si appresta ad incassare da Musumeci i ruoli per la mole di consensi dati al centro-destra, con Forza Italia (in una lista imbottita di big) che vola. In questi giorni al neo governatore Musumeci il coordinatore regionale di Forza Italia Miccichè ha fatto soprattutto il nome di Pippo Rao, ex segretario cittadino del Pd e vicinissimo a Genovese, per un posto nella squadra di governo.

Stamane il maxi sequestro mentre il neo deputato Luigi Genovese, che s’insedierà l’11 all’Ars è tra gli indagati, insieme alla madre Chiara, al padre e ad altri familiari.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. MA SEMU VERAMENTE BUDDACI COME POSSIAMO SALVARE MESSINA SE ELEGGIAMO SEMPRE LE STESSE PERSONE KE NN HANNO FATTO NIENTE DI BUONO X LA Città HANNO SONO PENSATO ALLE LORO TASCHE E NOI COME TANTI CRETINI CI ANDIAMO DIETRO POI CI LAMENTIAMO DI ACCORINTI Sarà POCO COMPENTENTE DI POLITICA MA ALMENO è ONESTO CONCITTADINI SVEGLIAMOCI SE VOGLIAMO KE I NOSTRI FIGLI TROVANO MESSINA CAMBIATA

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  2. mi fanno schifo i grillini giustizialisti con gli agli mentre assolvono sempre se stessi, come ben dimostrano le vicende delle firme false a palermo o l’esclusione di candidati scomodi al ducetto che li guida. Ritengo però che il giovane Genovese dovrebbe avere la dignità di dimettersi prima di insediarsi evitando alla sua città e alla sua Sicilia l’onta di tornare sulle prime pagine di giornali e telegiornali per le disavventure legali della sua famiglia.

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  3. w buddacilandiaaaaaaaaaaaaaaaaaa

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  4. ki troppo vuole nulla HA MA CON
    QUALE CORAGGIO VUOI INGUAIARE ANKE LUIGI

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