Lo strano caso dell'Autorità portuale, sostenuta dai leader e snobbata dall'Aula

Lo strano caso dell’Autorità portuale, sostenuta dai leader e snobbata dall’Aula

Rosaria Brancato

Lo strano caso dell’Autorità portuale, sostenuta dai leader e snobbata dall’Aula

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lunedì 25 Agosto 2014 - 22:41

La seduta del Consiglio comunale, anticipata per votare l'ordine del giorno di condivisione dell'Autorità dello Stretto e di Gioia Tauro si è conclusa con un nulla di fatto. Mentre i partiti, attraverso i loro leader si sono espressi a sostegno di un'ipotesi che sarà oggi all'attenzione di Renzi, l'Aula si defila per mancanza di numero legale e d'interesse. E dai deputati Pd neanche una parola.

Alla fine Accorinti, nel presentare al presidente del Consiglio Renzi il documento relativo all’Autorità portuale dello Stretto e di Gioia Tauro non avrà il sostegno del Consiglio comunale. E non avrà il sostengo non perché l’Aula sia in disaccordo, ma perché nella seduta di ieri non si è potuto né discutere né votare l’ordine del giorno che avrebbe dovuto mettere il suggello, o il sigillo, del Consiglio ad una proposta già condivisa dai leader dei partiti, dagli ordini professionali, dall’Ateneo, da associazioni. A Palazzo Zanca succede anche questo, che l’Aula perda intere sedute a far la guerra sulle Unioni civili e poi, su una vicenda che avrà conseguenze concrete ed immediate sullo sviluppo economico della città per i prossimi 50 anni, non riesca ad esprimersi per uno strano incrocio tra disinteresse, assenze, gelosie, ripicche o peggio, per fare il gioco di chi l’interesse invece ce l’ha. E’ stato l’Udc Franco Mondello a chiedere l’inversione dell’ordine del giorno per poter parlare di Autorità portuale e dare un’arma in più alla giunta ed alla deputazione che ha sostenuto il documento. Ma non si è potuto votare e si è solo parlato vagamente di Autorithy e dell’Agenda per Renzi perché in realtà mancava il numero legale. Ufficialmente la motivazione è stata l’assenza del dirigente che avrebbe dovuto dare delucidazioni in merito ad una delibera non votata nella scorsa seduta relativa all’aumento degli stalli per gli ambulanti a Villaggio Aldisio. La realtà è che, tra assenze croniche e assenze volute, tra divisioni e ritardi, alla fine è mancato l’interesse ed il numero legale, così che quella di ieri è stata una piacevole seduta per pochi intimi, un modo per ritrovarsi, giornalisti compresi, dopo le vacanze( vedi articolo allegato).

Ed è grave l’accaduto per due motivi: il primo è perché non si può passare tutto l’anno ad accusare l’amministrazione di non fare nulla e poi quando Accorinti, con il supporto di tutti i partiti, va da Renzi con una proposta, in Aula ci si defila, ed il secondo è che proprio perché questa proposta nasce da un percorso condiviso ed è nell’interesse della città non si può fare mancare quantomeno il dibattito. Poi, insieme alle assenze hanno fatto la loro parte le ripicche in casa Pd, che è il partito di maggioranza, ma non riesce ad essere unito neanche per sbaglio.

Quindi non conosceremo mai la posizione ufficiale del Consiglio sull’Autorità portuale, salvo, immaginiamo, un diluvio di commenti e reazioni, dopo “a babbo morto”, quando il governo deciderà e sarà più facile dare colpe o meriti in base alla convenienza. Se dall’Aula non è emersa una posizione, in compenso ci hanno pensato gli esponenti di Ncd e Udc a ricordare che in gioco non c’è una partita di calcetto ma il futuro di Messina e quindi, assumersi le proprie responsabilità, anche di votare no, è un dovere nei confronti dei cittadini.

Il primo a tuonare, in ordine di tempo, è stato il deputato nazionale Udc Gianpiero D’Alia (in Aula i centristi alla fine della seduta si contavano sulle dita di mezza mano) ed è stato vano l’appello di Mondello nel ricordare l’importanza della tematica.

"Per quanto ci riguarda il sindaco Accorinti- scrive D’Alia- ha pieno e incondizionato mandato a sostenere la scelta della città ad essere parte integrante e sostanziale di una nuova autorità portuale dello Stretto, insieme ai porti calabresi e a Gioia Tauro. Si tratta di un modello di sviluppo credibile che il tavolo delle professioni,dell'università e delle categorie produttive e sociali della città ha elaborato, insieme a tutte le forze politiche, e che rappresenta una speranza per la crescita economica di un'area la quale, altrimenti, rischia di essere relegata a colonia di interessi economici diversi o ostaggio di piccoli monopoli. Mi auguro che tutti i colleghi messinesi diano lo stesso tipo di sostegno pubblico e privato senza riserve o infingimenti". A ruota posizione analoga ha preso il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, che è tra i protagonisti e promotori della proposta: “La politica deve essere in grado di governare gli eventi, non di farsi trascinare. Messina, integrata con Gioia Tauro, potrà' giocare un ruolo da protagonista in ambito europeo. Ognuno di noi ha il dovere di prendere posizione ed essere consequenziale nelle sedi istituzionali. Sento ancora sterili polemiche, retro pensieri e affermazioni stucchevoli di presunti scippi a favore di altre città. Anche se qualche camaleonte intende ostacolare un percorso già' complesso, la Politica seria ha scelto di scommettere per la grande area integrata dello Stretto". Ultima nota, quella del gruppo Udc che ribadisce che Accorinti può contare sui consiglieri centristi (almeno su quelli presenti in Aula).

Dopo i centristi è stata la volta dei leader del Ncd, il senatore Bruno Mancuso ed il deputato Enzo Garofalo, che si è battuto in tutte le sedi per portare avanti una soluzione che tutelasse Messina. E’ stato Mancuso a ricordare, perché a giudicare dalle reazioni in molti lo hanno scordato, come i deputati si siano battuti per scongiurare ogni accorpamento: “Abbiamo lottato fino all’ultimo affinché Messina potesse mantenere la sua Autorità portuale, vista la specificità. Dovendo però agire in ossequio alle direttive dell’Ue appare evidente come dalla creazione di un’Authority dello Stretto di Messina e Gioia Tauro possa scaturire per Messina una maggiore possibilità di salvaguardia delle proprie peculiarità. Solo così Messina potrebbe mantenere la leadership nella gestione dell’area dello Stretto, essendo il porto peloritano complementare rispetto a quello calabro. Al contrario, l’accorpamento con Catania ed Augusta avrebbe portato ad una sovrapposizione tra strutture preludio ad una condizione di subalternità”.

Completamente diversa dai colleghi di partito la posizione del deputato regionale Nino Germanà, che ha contestato il disinteresse del ministro Lupi per le sorti di Messina e che intende chiamare direttamente Alfano per porre rimedio.

A tratteggiare in modo razionale il quadro e quindi le prospettive per Messina e Milazzo è stato il parlamentare Enzo Garofalo: “Quali sono le opzioni? Di fatto il Governo propone due autorità portuali in Sicilia (una che nascerebbe dall’accorpamento di Palermo e Trapani e l’altra di Messina con Catania e Augusta) e una in Calabriai. In tanti hanno già osservato che Messina rischia di essere schiacciata dal peso dell’economia catanese nelle prossime scelte. Cosa fare, dunque? Intraprendere un percorso con Catania e Augusta oppure pensare ad un’altra ipotesi? L’idea è che la scelta migliore affinché i porti di Messina e Milazzo mantengano un ruolo di centralità è quello di scegliere l'area calabrese e non quella siciliana, all'interno della quale i nostri porti verrebbero inevitabilmente schiacciati. Il compito di noi politici, è quello di porre a questa riforma dei "paletti" tali per cui Messina e Milazzo possano avere un ruolo di centralità. A nessuno sfugge che ogni scelta porta con sé una percentuale di rischio ma l’errore più grande sarebbe quello di lasciarsi scappare, per paura di qualcosa di nuovo, quella che a mio avviso è una grande occasione. Sarebbe comodo, lo so, immaginare che le cose possano rimanere come sono ma non è possibile e comunque non sempre la situazione più comoda è quella migliore”.

In realtà è proprio questo il nodo del problema, perché chi è contrario all’accorpamento con Gioia Tauro si illude che ci sia ancora tempo, modo, e peso politico per poter “strappare” un’Autorità portuale di Messina unica. Fatto questo impensabile oggi, con la riforma quasi legge e soprattutto anche anacronistico di fronte ad un mondo che cammina ed alla necessità, in un’ottica europea, di creare un sistema di porti in Italia.

Se i deputati Ncd e Udc hanno fatto sentire forte e chiara la loro voce lo stesso non può dirsi per i deputati Pd. E’ vero, la confusione è tale che non può proprio parlarsi di un partito, ma alle riunioni hanno partecipato Laccoto e Panarello ed all’incontro finale a Palazzo Zanca, nonché agli incontri con gli ordini, era presente la presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile, che ha anticipato la seduta al 25 proprio per dare il sostegno dell’Aula. Il Pd ha presentato un emendamento indispensabile per porre quei “paletti” ai quali accennava Garofalo. Ma in Aula, complici le vacanze, le distrazioni e le divisioni, il Pd non ha brillato né per presenza né per determinazione sul percorso. Tutt’altro. E finora neanche una riga dai deputati è stata diffusa su questa vicenda, forse perché, probabilmente, non tutto il Pd la pensa allo stesso modo su un’Autorità portuale che unisce le due sponde e che potrebbe intaccare logiche monopolistiche.

Infine i due consiglieri comunali di Cambiamo Messina dal basso Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, insieme al Cub, hanno diramato una nota con la quale si soffermano sulle “distrazioni passate” dei politici, che nel novembre 2013 non si sono accorti che “Messina https://ssl.gstatic.com/ui/v1/icons/mail/images/cleardot.gif non è stata inclusa tra i Porti core, una rete di trasporti europei che otterrà dall’Ue circa 30 miliardi di soldi destinati ai 9 corridoi europei”. Erano stati esclusi anche Civitavecchia e Taranto, poi rientrati grazie all’opera della politica. Lo Presti e Sturniolo passano poi alla “narrazione di un futuro di rilancio, di riscatto e di riemersione, francamente, poco credibile, viste le premesse..” ma chiedono che, al di là della combinazione di accorpamento, il Comune tuteli i propri diritti “reintestandosi i canoni concessori delle attività, impinguando così le casse, nonchè avvii contromosse che stronchino ogni possibilità che mafia e ‘ndrangheta possano continuare ad avere un ruolo e un peso specifico sui porti calabresi. Non si può parlare dello scalo di Gioia Tauro senza fare riferimenti alla ‘ndrangheta. Lo testimoniano i continui sequestri di cocaina, che arriva a fiumi nascosta nei container, ma anche le inchieste sulle infiltrazioni mafiose”. Infine la nota si conclude con la richiesta di riprogrammare il Piano regolatore del porto portandolo all’attenzione anche del Consiglio comunale.

A scendere in campo a favore dell’amministrazione è il movimento Indietrononsitorna con una nota del presidente Rosario D’Anna “Il sindaco è a colloquio con il presidente del consiglio per discutere di questioni da cui passa il futuro di Messina e dei tanti giovani che qui abitano e qui vorrebbero costruire il proprio percorso di vita. Ecco perché, di fronte ad un appuntamento di tale importanza appaiono a dir poco discutibili le dichiarazioni rese durante la seduta di consiglio da parte di alcuni rappresentanti consiliari. Sull’Autorità portuale è singolare sentir pronunciare affermazioni che altro non possono essere considerate se non la cassa di risonanza di posizioni chiaramente allineate a quelle dell’armatore privato, i cui interessi, evidentemente, non si sposano con l’idea di un’Autorithy che metta insieme la sponda calabra e sicula dello Stretto. Tutto ciò, continua a fare comprendere come nel “cuore istituzionale” del palazzo continuino a voler prendere piede forze aprioristicamente restie al cambiamento”.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. Consiglio comunale xxxxxxxxxxxx. Pochi sono gli elementi meritevoli di sedervi.
    Messina è una città mediocre grazie anche a loro, quelli che dovrebbero essere tra i migliori della cittadinanza, sono invece, con le dovute eccezzioni, xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx. Triste realtà documentata dai fatti, come il numero legale che sembra essere diventato una formula da kabala per quanto è difficile raggiungerlo.

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  2. Consiglio comunale xxxxxxxxxxxx. Pochi sono gli elementi meritevoli di sedervi.
    Messina è una città mediocre grazie anche a loro, quelli che dovrebbero essere tra i migliori della cittadinanza, sono invece, con le dovute eccezzioni, xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx. Triste realtà documentata dai fatti, come il numero legale che sembra essere diventato una formula da kabala per quanto è difficile raggiungerlo.

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