Messina. Magazzini del Sale, è di scena "l'incredibile vita di Sophie"

Messina. Magazzini del Sale, è di scena “l’incredibile vita di Sophie”

Redazione

Messina. Magazzini del Sale, è di scena “l’incredibile vita di Sophie”

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sabato 05 Novembre 2022 - 10:00

Ritorna a Messina Sabine Uitz nello xpazio del Teatro dei Naviganti

Secondo appuntamento con la stagione teatrale ai Magazzini del Sale. Ritorna a Messina Sabine Uitz. L’attrice austriaca (nella foto), radicata a Padova, presenta uno spettacolo pensato prima della pandemia, ma rielaborato alla luce della durissima esperienza che ha coinvolto il pianeta: “1.1 -l’incredibile vita di Sophie Shoner”. Lo spettacolo, scritto e interpretato da Uitz, si svolgerà oggi sabato 5 novembre alle ore 21,00 e domenica 6 novembre alle ore 18,30, nella sede in via del Santo n. 67. È necessaria la prenotazione al 339 5935152 (preferibilmente tramite messaggio whatsapp).

Si tratta di una produzione del Piccolo centro di produzione artistica Casa Valle Sturara e Via Rosse. A partire da giovedì 10 novembre l’attrice terrà anche un workshop presso i Magazzini del Sale: “Vocis Motus”. Già altre volte Uitz è stata ospite del Teatro dei Naviganti, che gestisce il teatro, con spettacoli e pedagogia: una collaborazione quasi ventennale fondata sulla estrema sintonia nel modo di intendere la ricerca teatrale.

Note di regia: la storia di una scienziata

Scrive Sabine Uitz: “Sophie è uno dei pochi rappresentanti di un piccolo grppo sparso in tutto il mondo: homo sapiens sapiens immortalis.

Lei – non per caso – può essere considerata una grandissima scienziata, anche se non ha mai ricevuto il premio Nobel che certamente avrebbe meritato.

Sarà la prima volta che Sophie presenterà le sue scoperte in pubblico. Non sarà facile per lei, perché ha un carattere piuttosto solitario e non è abituata a esibirsi. Fortunatamente però ha avuto molto tempo a disposizione da poter elaborare una sua personale relazione.

Possiamo dire che l’amore per la sua vita da immortale, le ha dato il coraggio di svelare fatti che l’hanno fatta diventare quella che è oggi: quasi una Dea!

Sophie Schöner rivela la sua vita facendo una sorta di ”outing”. È un’immortale che porta gli spettatori all’interno del corpo umano, nel mondo della sua ricerca sulle meduse, e al suo passato in Germania.

Lo spettacolo riprende il mito dell’immortalità e porta il desiderio della “lunga vita”, presente da sempre in tutti i tempi e in tutte le culture, a un livello attuale.

E’ un argomento delicato parlare delle paure che vivono dentro di noi, soprattutto in un periodo come questo. Ma l’ironia permetterà allo spettatore di farsi guidare dentro il mondo di Sophie Schöner, riconoscendosi e confrontandosi con un tema che abbraccia tante questioni: la paura dell’uomo davanti alla morte, la ricerca del senso della vita, il desiderio dell’uomo di voler trasformare la realtà.

Più di due anni fa, avevo scritto uno spettacolo dal titolo “Il gusto dell’immortalità”, chiaramente ispirato al tema della “lunga vita”. Poi è arrivato il Covid-19 e ho dovuto gettare via quel testo. Perché? Perché tutto era cambiato… Parlare della paura di ammalarsi a causa di un virus e di batteri o dell’incapacità dell’essere umano di accettare la morte, non era più possibile come avevo fatto allora. Passava il tempo e mi sembrava di stare dentro una bolla senza una risposta su cosa fare. Il tema mi appassionava ancora, ma dovevo affrontarlo e trattarlo in modo diverso. Così ho cominciato lentamente a sviluppare questo lavoro nuovo con pensieri e sentimenti nuovi ed è venuto fuori “1.1″.

Ho fatto molta ricerca sul tema dell’immortalità e sono rimasta sorpresa da quanto siano stati portati avanti gli studi su possibili soluzioni. E, a dire il vero, mi è parso tutto una follia: milionari che pagano cifre enormi per farsi “ibernare”, per ricevere la pillola della lunga vita, per poter resistere in villaggi artificiali progettati per un mondo invivibile e distrutto e tante altre cose ancora.

Con questo spettacola non voglio mettere il dito nella piaga, perché ovviamente non ho soluzioni nemmeno io, ma voglio riflettere e far riflettere il pubblico – anche se in un modo piuttosto leggero – su cosa siamo noi esseri umani e cosa significa veramente vivere”.

Sabine Uitz

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