Attualità

“Metromare di Messina: un trasporto inutile e dannoso”

Continua il dibattito sulla Metromare a Messina. Pubblichiamo un intervento di Roberto Di Maria, ingegnere civile trasportista e amministratore del blog “In Progress”.

L’intervento

Capita spesso si sentire parlare di linee di trasporto marittimo a servizio delle città costiere. Lo abbiamo sentito spesso per Palermo, ma anche per Napoli e Catania. Non poteva non toccare a Messina, città sede del porto che presenta i maggiori flussi passeggeri del Paese.

L’esigenza di collegare via mare diversi punti della città è stata così sentita dal Comune di Messina da convincerlo a procedere all’affidamento della progettazione di fattibilità tecnico economica. Avvenuto, a seguito di una procedura negoziata, a favore di un raggruppamento di progettisti (Dinamica srl di Messina e Dhi srl di Genova) per la cifra di 101mila euro. Il servizio, denominato “Metromare”, dovrebbe collegare Ganzirri, a nord con Tremestieri, a sud, attraverso ben 8 fermate. Nel dettaglio Ganzirri, Marina Guardia, Rada San Francesco, Zona Falcata, Cittadella, Santa Cecilia, Gazzi e Tremestieri. Tutti luoghi da dotare di molo, aree di accesso e, magari, parcheggi. Cosa c’è di meglio, d’altronde, che lasciare l’auto per muoversi con un comodo aliscafo?

I mezzi navali inquinano e i costi di gestione sono alti

Niente, direbbe l’uomo della strada, affascinato dalle scene da “love boat” puntualmente evocate da chi ha lanciato quest’idea. Tutto, diciamo noi, più avvezzi alla tecnica dei trasporti che alle smancerie televisive. Va detto innanzitutto che i mezzi navali inquinano, e parecchio. Molto più dei mezzi su gomma, in rapporto ai passeggeri trasportati; per non parlare del tram, che a Messina fa servizio, guarda caso, proprio in direzione nord-sud, spesso a ridosso della costa.

Solo ricorrendo ad una versione “green” dei natanti molto di là da venire si otterrebbero migliori risultati. Ma nel frattempo, il parco automezzi circolante, ormai avviato verso la scomparsa dei motori endotermici, sarà almeno altrettanto sostenibile. Le cose stanno persino peggio se si pensa ad un requisito essenziale in campo trasportistico: il rapporto tra costi di esercizio e posto/passeggero offerto. Per i mezzi marittimi tale rapporto è fra i più alti esistenti nel campo della locomozione, e cresce proporzionalmente al numero delle fermate, che in questo caso sono ben otto.

Costi di gestione che, per “Metromare” come per qualsiasi altro sistema di trasporto pubblico locale, saranno solo in minima parte compensati dal costo del biglietto, che prevediamo, comunque, piuttosto alto. Per il resto, come al solito, pagheranno i contribuenti, anche se non utilizzeranno mai questo mezzo di trasporto. Non potremmo certo biasimarli: la velocità media di questi natanti sarebbe drasticamente ridotta dalle continue fermate che, come abbiamo visto, non sono poche. Rendendo poco appetibile, per chi deve spostarsi, il ricorso a questo modo di trasporto; rispetto al quale persino l’automobile privata, pur nella lentezza del traffico messinese, avrebbe ottime possibilità di continuare ad essere prescelta dall’utente medio.

Perché trasformare il waterfront di Messina in una lunga e inutile sequenza di approdi?

Molti diranno: ma in altre città esiste, per esempio a Venezia. Certo, e meno male: almeno, chi vuole, può recarsi nella città della laguna per farsi un bel viaggio su un vaporetto di linea. Romanticismi a parte, potrà goderne lentezza, scomodità e rumorosità. Senza contare le vibrazioni che stanno letteralmente polverizzando le fondazioni dei bei palazzi veneziani. Problema che, fortunatamente, a Messina non esiste. Come non esiste la condizione che obbliga, di fatto, i veneziani e i loro numerosi ospiti a servirsi del mezzo navale: l’assenza delle strade. Viceversa, saremmo sicuri che le prestazioni dei trasporti via terra farebbero accantonare di corsa le linee marittime anche da quelle parti.

Altre esperienze del genere in Italia? Esiste un caso a Genova, dove una linea marittima collega Pegli al vecchio porto: solo due fermate. E per sole 4 corse al giorno. Di fronte a questi dati incontrovertibili, la domanda sorge spontanea: come nascono certe idee, certamente suggestive, ma che ad un’analisi men che seria mostrano tutta la loro inadeguatezza trasportistica? E a chi interessa trasformare il waterfront di Messina in una inutile, lunga sequenza di approdi per mezzi dalla sicura insostenibilità, nonché scarsamente attrattivi per l’utenza?