Chiesto l'ergastolo per gli scafisti della morte

Chiesto l’ergastolo per gli scafisti della morte

Alessandra Serio

Chiesto l’ergastolo per gli scafisti della morte

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lunedì 02 Maggio 2016 - 22:02

Vicini a sentenza i processi sui primi sbarchi di migranti a Messina, dopo il 2014. Ora rischiano l'ergastolo i traghettatori delle 500 persone sbarcate dalla Torn Lotte. Tra loro anche il piccolo Ahmed, morto nella traversata. Almeno 60 le vittime.

La più dura delle condanne, il carcere a vita. E' questa la richiesta avanzata dalla Procura per i tre tunisini accusati di essere gli scafisti delle imbarcazioni agganciate al largo di Malta nel luglio 2014. I sopravvissuti furono poi sbarcati a Messina il 20 luglio. Rischiano l'ergastolo i tre giovani tunisini, Hicham Rjab, Mohammed Zahi, entrambi di 38 anni e Karouf Aref (31); poi i palestinesi Jamal Rajeb (34) e Saddam Abuhadayeb (27), in carcere con l’accusa di essere stati al timone del peschereccio e di aver quindi provocato la morte di almeno 19 persone, intossicate dal monossido di carbonio.

La Procura di Messina ha chiesto la loro condanna, la stessa sollecitata per i due palestinesi accusati di associazione per delinquere finalizzata all’ingresso clandestino di extracomunitari. I tre scafisti erano stati arrestati dalla Squadra Mobile subito dopo lo sbarco a Messina di quasi 500 profughi. Il peschereccio era partito dalle coste libiche il 17 luglio precedente con oltre 700 persone a bordo e soccorso dalla Torn Lotte in acque maltesi, la stessa notte.

Nei racconti dei superstiti, che testimoniarono contro gli scafisti, emersero le immagini di un viaggio del terrore: stipati all'inverosimile nel peschereccio, alcuni morirono soffocati, altri accoltellati nella lotta ingaggiata per la sopravvivenza, altri ancora gettati in mare ancora vivi. Almeno 60 le vittime.

Tra loro c'era anche Ahmed Kiki, il bimbo siriano di 4 anni i cui funerali sono stai celebrati al Municipio, il 29 luglio successivo ed al quale è stato intitolato il centro per migranti minori. Ahmed è morto cercando di salire sulla petroliera insieme ai genitori, tra l'acqua, il caos, l'impatto che ha sconquassato il peschereccio. La madre, una volta a bordo, l'ha stretto a se' ancora a lungo, senza vita, fino a quando il corpicino non le è stato strappato e adagiato in una cella frigo. La sua piccola bara candida, trasportata da un giovane marinaio triste, è una delle prime immagini choc che Messina ha avuto degli sbarchi.

I giudici decideranno entro fine mese. Impegnati nelle difese gli avvocati Rosa Guglielmo, Marcello Blanca, Piscopo, Cardaci e Trinceri.

Alessandra Serio

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