Milazzo. È possibile un diritto basato sulla fiducia? Incontro con il professor Greco

Milazzo. È possibile un diritto basato sulla fiducia? Incontro con il professor Greco

Emanuela Giorgianni

Milazzo. È possibile un diritto basato sulla fiducia? Incontro con il professor Greco

domenica 12 Dicembre 2021 - 08:49

“La legge della fiducia. Alle radici del diritto”. Il libro di Tommaso Greco presentato a Palazzo D’Amico

Indossiamo la mascherina perché temiamo di incorrere altrimenti nella sanzione o perché lo riteniamo rispettoso per noi stessi e per gli altri?

Una lunga tradizione pensa al diritto come strumento unicamente coattivo e punitivo. Considera gli uomini rei, “ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori”, come scrive Niccolò Machiavelli nel suo Principe. Secondo tale idea, se non costretto, l’uomo agirebbe seguendo unicamente “la malignità dell’animo suo”, e il rispetto della legge nascerebbe soltanto dal sentimento di paura della sanzione; se viene meno la sanzione viene meno anche l’obbedienza ad essa.

Ma questo “machiavellismo giuridico” è ciò che vuole superare il professore Tommaso Greco, Ordinario di Filosofia del diritto nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, nella sua ultima fatica “La legge della fiducia. Alle radici del diritto”.

La legge della fiducia

Ne hanno discusso con lui, a Palazzo D’Amico a Milazzo, l’assessore ai Beni Culturali del Comune di Milazzo, Francesco Alesci; il presidente del Consiglio di Biblioteca “Zi.Pe.”, Filippo Russo; Giuseppe Giordano, Direttore del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina; Alessio Lo Giudice, Ordinario di Filosofia del Diritto, Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Messina; Giuseppe Russo, Dottorando in Scienze umanistiche, Università di Messina; il biblista don Carmelo Russo e l’avvocato Elvira Sibilla.

Pensare di indossare la mascherina solo per fuggire la sanzione è un impoverimento del discorso giuridico, è privarlo della natura che più gli appartiene. Da questa convinzione nasce il vizio della nostra cultura civica. Il pensiero giuridico è, infatti, prima di tutto relazionalità, rapporto con l’altro. È, quindi, anche e soprattutto, fiducia.

Greco, “in un bellissimo intreccio di legalità, responsabilità e umanità” come lo descrive Filippo Russo, vuole dimostrare il valore fondamentale della fiducia alla base del diritto. Per superare, definitivamente, quella comune mentalità del “un fiorino!” di Non ci resta che piangere di Troisi e Benigni: la convinzione di dover agire o pensare sempre allo stesso modo anche dove il risultato è totalmente assurdo.

Il libro di Greco permette, invece, di “esplorare nuovi modi di pensare il mondo”, dichiara Giordano, ricordando la citazione del fisico Carlo Rovelli riportata da Greco.

Complementarità e non opposizione

Senza fiducia nell’altro, d’altronde, nessuno di noi uscirebbe di casa. Nessuno di noi prenderebbe più un caffè al bar se non ci fidassimo delle buone intenzioni del barista. “Dall’astrattismo di un’ubbidienza alla legge ci si riduce, poi, al summum ius, summa iniuria di latina memoria – continua a riflettere il professore Giordano. Focalizzare tutto su un paradigma sfiduciario esclude l’idea fondamentale di una responsabilità reciproca. Questa dimensione relazionale va reintegrata in una prospettiva di complementarità e non di opposizione”.

Se è vero che, almeno una volta, sarà capitato a qualsiasi guidatore in città di rallentare la sua velocità di marcia in vista di un autovelox; è anche vero, allo stesso tempo, che ogni giorno lo stesso guidatore circolerà sulla parte destra della carreggiata, fiducioso che, come lui, lo faranno anche tutti gli altri. Senza l’elemento coercitivo non si può pensare al diritto, ma questo non può costituire tutto il diritto; la sfiducia può caratterizzare il nostro rapportarci agli altri, ma non si esaurisce qui un legame che è, prima di tutto, costruito sulla fiducia reciproca. Riscoprire la relazionalità non solo verticale con lo Stato, ma anche orizzontale con gli altri, è necessario per rendere visibile lo spazio della fiducia. “E tale spazio va creato con garbate spallate” afferma Lo Giudice

Il libro di Greco riesce a farlo sapientemente, presentando la fiducia come elemento strutturalmente giuridico. “L’obbligo giuridico non può ridursi alla minaccia della sanzione, né alla sola adesione sistematica alle norme. Il soggetto politico è un animale ermeneutico, chiamato ad interpretare continuamente la norma. È un rapporto che si intreccia proprio tra relazionalità, fiducia e responsabilità” precisa il professore Lo Giudice. 

Umanizzazione del diritto

L’uomo protagonista del modello sfiduciario è un uomo “a metà”, proprio come il Visconte dimezzato di Italo Calvino. Per questo il saggio di Greco ha un impegno verso la società, Giuseppe Russo lo definisce “Manifesto per una società decente”.

È un’operazione di umanizzazione del diritto, necessaria perché il pensiero giuridico ha sempre a che fare con le relazioni umane; il diritto è sempre un’azione verso l’altro e una speranza nell’altro, una fiducia nell’altro, resta anche nella relazione più violenta.

Elvira Sibilla, riportando la sua esperienza di avvocato e giudice, esprime la sua preoccupazione per questa “malattia della sfiducia diventata, ormai, una vera e propria pandemia” ma si augura che: “la fiducia interpersonale possa diventare costituzionale”; Don Carmelo Russo ricorda, citando i saluti della cancelliera Merkel, che: “la fiducia è il più grande capitale in politica”.

La fiducia è un fatto

Così, infine, Tommaso Greco conclude il fruttuoso dibattito nato dal suo saggio: “Posso negarlo, ma quando agisco in relazione con l’altro io mi fido di lui. Il diritto non va visto come strumento di negazione ma di cooperazione. Tanto più il diritto si allontana dal riconoscimento della persona tanto più perde la sua dignità. La domanda sul rischio o non rischio della fiducia nel diritto non sussiste, la fiducia è un fatto e senza questo non si può dare ordine sociale”.

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