Minori, reati e disturbi psichiatrici: numeri allarmanti. A Messina serve una comunità

Minori, reati e disturbi psichiatrici: numeri allarmanti. A Messina serve una comunità

Francesca Stornante

Minori, reati e disturbi psichiatrici: numeri allarmanti. A Messina serve una comunità

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venerdì 09 Ottobre 2020 - 07:40

Un tema molto delicato perché in ballo c'è il futuro di giovani con problemi che hanno incontrato il crimine troppo presto nella loro vita

La Sicilia è la regione con il numero più elevato di minori e giovani adulti, fino ai ventiquattro anni, in carico agli Uffici di servizio sociale della giustizia minorile. Giovani che si rendono protagonisti soprattutto di reati contro il patrimonio, furti e rapine. Frequenti sono anche le violazioni delle disposizioni in materia di sostanze stupefacenti, mentre tra i reati contro la persona prevalgono le lesioni personali volontarie. A dirlo è il report “Minorenni e giovani adulti in carico ai servizi minorili” del ministero della Giustizia. Dall’inizio dell’anno allo scorso 15 luglio ammontano a quota 3.660: praticamente un minore o giovane adulto su cinque in carico agli Ussm (Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni) si trova nella nostra regione.

Minori e reati in Sicilia

Sono alcuni dei dati allarmanti emersi durante la commissione consiliare presieduta dal consigliere Dino Bramanti, che ha deciso di accendere i riflettori su una tematica delicatissima e complicata. Si parla di giovani e giovanissimi che hanno incontrato il crimine troppo presto nella loro vita e che spesso non trovano destinazioni adeguate per quello che dovrebbe essere il percorso rieducativo previsto dal nostro sistema giudiziario. Mancano le strutture adeguate, soprattutto se si tratta di minori con disturbi psichiatrici. Da qui la necessità di aprire una riflessione e iniziare a lavorare per un obiettivo ambizioso ma che farebbe fare a Messina un grande salto in avanti in tema di diritti dei minori: costituire una Comunità specializzata per i minori con disturbi psichiatrici del circuito penale di Messina. Una proposta lanciata dal Centro Giustizia Minorile Sicilia e presentata alla commissione da Angelo Fabio Costantino, Garante dell’Infanzia che arriva proprio dal mondo della giustizia minorile e che dunque conosce molto da vicino carenze e necessità. 

Una comunità a Messina

“L’obiettivo da raggiungere – ha sottolineato il Presidente Bramanti – è la creazione di luoghi di cura e la conseguente presa in carico di adolescenti con disturbi psichiatrici a rilevanza socio-sanitaria o provenienti dal circuito penale. Potremo così offrire una pluralità di risposte diversificate e calibrate, in relazione all’esigenze del singolo, che permettano l’interazione tra Servizi socio-sanitari, Servizi socio-assistenziali e Servizi della Giustizia Minorile. Per questi adolescenti portatori di patologia psichiatrica grave, infatti, seppure la normativa italiana preveda strutture ‘alternative’ agli abituali istituti di pena, si verifica ancora che siano comunque detenuti in carcere.

Per i minori nel circuito della giustizia penale, la competenza del Dipartimento per la Giustizia Minorile è limitata ai giovani adulti autori di reato che, in esecuzione di un provvedimento giudiziario, vengono in misura cautelare allontanati dal nucleo di origine ed inseriti presso comunità di accoglienza, ministeriali o convenzionate, per l’attuazione di progetti educativi alternativi alla pena detentiva. La maggior parte dei minori autori di reato è in carico agli uffici di servizio sociale per i minorenni, che seguono i minori in tutte le fasi del procedimento penale.

Salto di qualità

Negli ultimi anni – ha proseguito Bramanti – si sta assistendo ad una sempre maggiore applicazione dei collocamenti in comunità: nell’ultimo triennio risultano presenti nelle comunità 999 giovani, un dato in crescita del 16,2 per cento rispetto all’anno precedente. Di fondamentale importanza sono anche i profili sanitari di queste strutture di accoglienza semiresidenziali e residenziali terapeutiche per minori, in quanto va considerato che alcune di esse non possono fornire un adeguato supporto psicologico. Sono necessari, infatti, interventi sanitari terapeutico-riabilitativi ed interventi sociali educativo-pedagogici, a sostegno di questi minori. Un altro rilevante è la territorialità. Dai dati disponibili risulta che la maggior parte degli inserimenti residenziali terapeutici e riabilitativi dei minori con disturbi neuropsichici avviene oggi ad una significativa distanza dal luogo di residenza, con numerose conseguenze negative che rendono più difficile il reinserimento sociale nell’ambiente di provenienza. 

Problemi psichiatrici e reati

È dunque evidente la carenza di luoghi adatti per la presa in carico dell’adolescente così come la necessità di implementare i livelli di integrazione all’interno della rete dei servizi. I servizi e le strutture sociosanitarie, della giustizia, degli enti locali si trovano, spesso, a non avere risposte in tema di emergenza psichiatrica in età evolutiva. Tutto ciò rende, di fatto, difficile l’applicazione di misure penali diverse dalla detenzione, previste da Processo Penale Minorile, per quei minori in carico ai Servizi della Giustizia Minorile che presentano situazioni in cui la presenza di una problematica psicopatologica si associa o trova espressione nella commissione di un reato, con la conseguenza di dover ricorrere a strutture non idonee o dislocate in altre regioni, con evidenti ricadute sul percorso del minore derivanti dall’allontanamento dal proprio ambiente e contesto di vita.

Esiste una realtà che deve essere curata e considerata – ha concluso il Presidente Bramanti – tra le fasce deboli, i minori con patologie psichiche e psichiatriche che vivono in contesti difficili vanno particolarmente considerati dalla società e dalle istituzioni”. Specialmente per chi ha a che fare con la giustizia penale, occorre porre in essere non la solita e spesso controproducente repressione, ma il recupero. Se le condizioni familiari e sociali non sono all’altezza occorre il contributo delle istituzioni e nel nostro caso, oltre allo Stato, il Comune di residenza deve fare la sua parte. È per questo che la VII Commissione ha deciso di puntare i riflettori su questo tema per troppo tempo taciuto perché forse ritenuto di secondaria importanza, ma questi bambini, ragazzi, adolescenti, spesso colpiti anche da gravi patologie, non possono essere abbandonati al loro destino.

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