Bike sharing e piano di mobilità sostenibile: il giallo dei finanziamenti fantasma

Bike sharing e piano di mobilità sostenibile: il giallo dei finanziamenti fantasma

Eleonora Corace

Bike sharing e piano di mobilità sostenibile: il giallo dei finanziamenti fantasma

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mercoledì 21 Agosto 2013 - 19:43

L'assessore Ialacqua: “Il finanziamento dell’allora ministro Prestigiacomo non è mai arrivato e nessuno sa il perché. È stato detto che è stato bloccato dal Ministero per un successivo piano di rientro economico, ma non c’è nemmeno l’ombra di un solo atto che attesti tutto ciò. Semplicemente quei soldi non sono mai giunti"

“Domandiamo se non sia il caso, al momento, di sospendere l’adesione della città di Messina al Club dei comuni bike sharing, al quale l’assessorato alla mobilità urbana di Capone ha aderito”. Correva l’anno 2010. Il 15 luglio Daniele Ialacqua, allora coordinatore cittadino del circolo Matteo Cucinotta di Sinistra Ecologia e Libertà, chiedeva spiegazioni sul destino dei finanziamenti ministeriali per il piano di mobilità sostenibile annunciato già dal 2008, ma mai portato a termine. Lo bike sharing rientrava, infatti, nella progettazione di soluzioni di mobilità sostenibile per la città di Messina, approvata dal Ministero dell’Ambiente con lo stanziamento di ben 14 milioni di euro. Cifra promessa ma mai giunta a destinazione.

Palazzo Zanca, 21 agosto 2013. L’ormai assessore all’ambiente, Daniele Ialacqua, rispolvera il problema dello bike sharing e, di conseguenza, dei finanziamenti scomparsi. Nel corso della conferenza stampa in cui è stato tracciato un bilancio dei primi cinquanta giorni di assessorato, Ialacqua ha fatto notare come Messina risulti tutt’oggi inscritta nel sito dei Comuni che hanno aderito allo bike sharing, pur non essendo mai stato realizzato nei fatti il servizio. Con bike sharing – indicato anche come servizio di biciclette pubbliche – si intende uno strumento di mobilità sostenibile a disposizione delle amministrazioni che vogliono aumentare l'utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici (autobus, tram e metropolitane), integrandoli con l'uso delle biciclette condivise per i cosiddetti “viaggi di prossimità”, ovvero quelli che riguardano luoghi dove il mezzo pubblico non arriva o non può arrivare. È quindi una possibile soluzione al problema dell'"ultimo chilometro", cioè quel tratto di percorso che separa la fermata del mezzo pubblico alla destinazione finale dell'utente. “Il bike sharing rientrava qualche anno fa in un progetto di mobilità sostenibile – spiega l’assessore Ialacqua – che è stato presentato ben due volte dalla scorsa amministrazione. Prima vantava un finanziamento di otto milioni, poi addirittura di quattordici, ma i soldi non sono mai arrivati”.

Il piano, presentato ufficialmente il 23 dicembre del 2008 dall’allora sindaco Giuseppe Buzzanca e dall’assessore alla mobilità urbana Melino Capone, vantava un finanziamento di oltre 13 milioni di euro stanziati dal Ministero dell'Ambiente, nell'ambito degli incentivi previsti per il miglioramento della qualità dell'aria nelle aree urbane e per il potenziamento del trasporto pubblico. L'accordo di programma tra la direzione generale per la salvaguardia ambientale del Ministero dell'Ambiente ed il Comune di Messina fu siglato nei mesi precedenti alla presentazione di dicembre, direttamente a Roma, dal direttore generale del DSA, Bruno Agricola, e dal dirigente del dipartimento mobilità del Comune, Domenico Manna. Il progetto prevedeva anche l’inizio di una collaborazione tra Messina, Catania e Palermo, coordinata dall’assessorato regionale all’ambiente e siglata il 5 novembre 2008. Alla somma di oltre 13 milioni di euro si arrivava addizionando a quelli del 2008 i finanziamenti relativi al 2007 che non furono mai utilizzati.

Diversi gli ambiti di intervento previsti: dalla mobilità stradale – creazione di un centro di monitoraggio comunale, sito presso la sede dell'Atm, il cui importo complessivo ammonta a 350 mila euro, 245 mila dei quali finanziati dal Ministero – aree pedonali nella zona compresa tra Piazza Duomo e il Teatro Vittorio Emanuele; realizzazione delle “zone trenta”, ovvero aree immediatamente limitrofe a quelle pedonali nelle quali la velocità consentita ai veicoli non deve superare i 30 km/h; messa in sicurezza del tratto di viale della LIbertà compreso tra Piazza Unità d'Italia ed il viale Giostra, della via Garibladi e di via V. Emanuele II con la realizzazione di attraversamenti pedonali semaforizzati, spartitraffico, banchine rialzate, rotatorie e corsie riservate al trasporto pubblico per un totale di 990 mila euro – finanziate per più della metà, 594 mila euro, dal Ministero- potenziamento, infine, della rete ciclabile urbana e litoranea da ampliare in modo da collegare in maniera continua Sant'Agata e viale Giostra e, in un secondo momento, villa Dante e la zona Sud. Prevista in quest’ambito l'istituzione del servizio di car sharing e bike sharing, per un costo di 800 mila euro in tutto, con finanziamento statale di 560 mila euro. La programmazione prevedeva, inoltre, anche l’acquisto di 24 autobus alimentati a metano per il trasporto pubblico – 7.783.630 euro, finanziati per 5.448.541 dal Ministero.

Questo, a sommi capi, il progetto presentato nel 2008, poi è solo una lunga cronologia di dichiarazioni speranzose e ansiosa attesa. Il 5 febbraio 2009 gli organi d’informazione cittadini annunciavano l’arrivo del finanziamento del Ministero dell’Ambiente, pari a euro 13.439.015, da spendere entro 14 mesi. Il 28 Aprile 2009 si rendeva noto che la giunta municipale approvava i Programmi operativi di dettaglio (POD) relativi ai progetti finanziati dal Ministero dell’Ambiente ed inviati al Ministero. Il 27 Agosto 2009 gli organi d’informazione locali informavano che entro settembre sarebbero dovuti arrivare i decreti di finanziamento del Ministero dell’Ambiente Il 17 gennaio 2010 l’assessore Capone dichiarava: «Speriamo che la situazione si sblocchi al più presto perché si tratta di interventi che sarebbero importantissimi per la mobilità della città. Aspettiamo con fiducia la firma dei Pod, con la speranza che non ci siano brutte sorprese». Il 16 marzo 2010, in occasione di un incontro pubblico sulla situazione dell’ATM, l’assessore Capone parlava della possibilità di acquisire 25 nuovi mezzi a metano.

Nel 2013 tutto quello che resta è l’adesione, solo virtuale, del Comune al club bike sharing. “Il finanziamento dell’allora ministro Prestigiacomo non è mai arrivato – commenta tra l’amareggiato e il perplesso l’assessore Ialacqua – Nessuno sa il perché. È stato detto che è stato bloccato dal Ministero per un successivo piano di rientro economico, ma non c’è nemmeno l’ombra di un solo atto che attesti tutto ciò. Semplicemente quei soldi non sono mai giunti”. (Eleonora Corace)

3 commenti

  1. Capone….
    non dimenticate mai che lo ha scelto Buzzanca…non dimenticate….non dimentichiamo….

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  2. vabbè io un’idea sui finanziamenti me la sono fatta..

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  3. Leggendo l’articolo si evince che vi era un impegno al cofinanziamento da parte del Comune di Messina per circa 740.000 euro sul progetto vero e proprio e di oltre 2.300.000 euro per l’acquisto degli autobus. Posto che bisogna scoprire perchè non si sia saputo più nulla di tutto ciò e quali responsabilità eventualmente vi siano, avanzo l’ipotesi che semplicemente il comune di Messina non abbia saputo chiarire dove andava a prendere i soldi del cofinanziamento, e quindi il Ministero non ha sganciato un centesimo.
    Non conoscendo le carte resta ovviamente un’ipotesi al buio, ma è un filone di ricerca che non trascurerei.
    Anche perchè, qualora lo si voglia attuare adesso, il problema resta uguale.
    Quando si parla di questi finanziamenti, come di quelli europei, l’opinione pubblica pensa sempre a elargizioni a fondo perduto. Solitamente non è così: essi presuppongono un rilevante impegno finanziario da parte dell’ente interessato.
    Vero che spesso, secondo il tipo di progetto, una parte cospicua di tale cofinanziamento è possibile coprirlo calcolando in esso il costo del personale che vi sarà assegnato. Essendo questo già alle dipendenze dell’ente, ciò si traduce in un esborso solo “virtuale”.
    Probabilmente per questo tipo di progetti ciò non era possibile se non in minima parte e quindi l’intero finanziamento si è perso, tenuto in vita solo ai fini della politica degli annunci.
    Peccato, mi auguro che Ialacqua riesca a riacciuffare questi fond, ma non sarà facile!

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