Cgil e Uil: "A chi giova la liquidazione dell'Atm? Non risolve nulla"

Cgil e Uil: “A chi giova la liquidazione dell’Atm? Non risolve nulla”

Cgil e Uil: “A chi giova la liquidazione dell’Atm? Non risolve nulla”

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martedì 13 Novembre 2018 - 10:00

I due sindacati scrivono al Consiglio comunale e tornano a chiedere la certificazione sullo stato economico dell'azienda da parte di un advisor

Un secco no alla liquidazione dell’Atm. Filt Cgil e Uil Trasporti ne spiegano i motivi in una lettera inviata al Consiglio comunale, a cui “restano in capo la certificazione economica e le responsabilità della liquidazione. Nessuno si illuda di annullare con un colpo di bacchetta magica i debiti maturati da Atm nel corso ormai di qualche decennio perché questi resteranno comunque a carico dei cittadini”.

A chi giova la liquidazione? – chiedono i due sindacati -. “Di certo non ai lavoratori, che subiranno disagi e incertezze di una fase di liquidazione che potrebbe non essere breve e che andrebbero a transitare in una nuova società, in house e quindi pubblica, al netto degli svariati strafalcioni, voluti o non voluti, ma presenti nella bozza di stesura consegnata ai sindacati nel tavolo tematico lo scorso 7 novembre e poi in fretta e furia ritirata dallo stesso sindaco De Luca. I lavoratori, anche nella migliore ipotesi della creazione di una new co in house providing, di certo perderebbero la solidità e le garanzie attuali di un'azienda speciale in cui il Comune mantiene l'obbligo del pareggio di bilancio anche in caso di perdite, per transitare in una Spa che ha nel core business il solo Tpl, attività con risvolto sociale ma notoriamente in perdita e in un frangente oltretutto caratterizzato dai forti tagli alle risorse nazionali e regionali ma con comunque obbligo di pareggio di bilancio annuale e quindi a concreto rischio fallimento”.

Filt Cgil e Uil trasporti, nel verbale del 7 novembre, si sono dette “contrarie alla liquidazione dell'Atm identificandola come una scelta politica non giustificata dalle condizioni economiche finanziarie denunciate a furia di dossier dall'amministrazione De Luca. Atm è di fatto un'azienda speciale, di certo con uno stato passivo da ripianare, ma con un piano di rientro che era già posto in atto e programmato con atti e scadenze precise e come tale va inquadrata nella corretta normativa di riferimento del Testo Unico degli Enti Locali. E’ assolutamente chiaro, vista la reale situazione finanziaria di Atm, che esistono invece cure alternative alla liquidazione per la gestione del debito ricorrendo alla cosiddetta composizione delle crisi da sovra indebitamento”.

"Illegittimo – hanno dichiarato a verbale nei tavoli tematici del Salva Messina Cgil e Uil – è l'incremento di 50 milioni di euro che viene presentato a copertura di quelle che vengono definite perdite Atm , in quanto sommerebbe a nostro giudizio impropriamente "perdite" e "debiti" che risultano coperti nei bilanci aziendali approvati e certificati dai revisori, ponendo a carico della collettività sacrifici non dovuti e riduzioni di servizi facendo lievitare in maniera errata il piano di riequilibrio finanziario del Comune" .

La creazione della Spa pubblica, condivisibile o meno, secondo i due sindacati è “una scelta meramente politica, che tuttavia ha dei precisi risvolti gestionali. Nell'attuale Atm, azienda speciale, è il Consiglio Comunale, espressione piena della cittadinanza, l'organo che ha il totale controllo economico finanziario dell'azienda ed è chiamato all'approvazione dei bilanci, mentre nella costituenda Spa il timone di controllo passa interamente al socio unico, il Comune di Messina, nella figura del sindaco e della giunta comunale, esautorando di fatto il Consiglio comunale. C'è da evidenziare inoltre che anche la procedura di "scioglimento e liquidazione" di Atm secondo l'articolo 50 dello statuto aziendale viene assunta dalla maggioranza qualificata del Consiglio Comunale quando questo "ne ravvisasse la necessità". Il Consiglio "approva ed occorrendo modifica il progetto di liquidazione" e, come anche riportato nella bozza di delibera di liquidazione sottoposta alle organizzazioni sindacali, dove si rimanda, come da statuto, all'approvazione del Consiglio Comunale, “una situazione patrimoniale certificata – contenente lo stato attivo e passivo dell'azienda". Il Consiglio Comunale, pertanto, pur non avendo dal 2002 approvato i bilanci di Atm, votando la liquidazione ratifica di fatto nell’atto ugualmente la condizione economica rappresentata dagli stessi bilanci, dando per assunto che in questa se ne "ravvisi la necessità", rischiando di incorrere, forse senza adeguati strumenti e nella fretta di un cronoprogramma frenetico dettato dal sindaco, in una precisa responsabilità personale sulla effettiva situazione economica finanziaria rappresentata a giustificativo della messa in liquidazione della partecipata nonché nell’approvazione del bilancio di liquidazione".

"Resta pertanto – concludono Filt e Uilt – piu che mai oggettiva la necessità di far certificare da un Advisor nominato dal Consiglio lo stato economico finanziario dell'Atm – come Cgil e Uil richiedono da mesi, e come emendato dal Consiglio comunale nella prima versione del Salva Messina, a tutela dei cittadini, dei lavoratori e degli stessi consiglieri comunali chiamati a votare”.

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