Morti sul lavoro, senza sicurezza fermiamo i cantieri

Morti sul lavoro, senza sicurezza fermiamo i cantieri

Marco Olivieri

Morti sul lavoro, senza sicurezza fermiamo i cantieri

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martedì 04 Aprile 2023 - 08:29

Basta parole: servono atti concreti con un'intesa urgente fra imprese, sindacati e lavoratori. Altrimenti, si chiuda tutto

MESSINA – Le chiamano morti sul lavoro. 3 aprile 2023: Nunzio Micale, titolare di una ditta, perde la vita mentre lavora in un cantiere edile all’ospedale Papardo. 23 marzo 2023: Giacomo Marcimino, dipendente di un’industria meccanica, muore sul posto di lavoro, a Maregrosso. 4 marzo 2023: il geometra Antonino Cilona cade dal tetto di un capannone a Milazzo. Era salito per fare dei rilievi ed è morto il giorno dopo al Policlinico. Sono solo degli esempi recenti. “Le chiamano morti bianche – ha detto la nipote di un’altra vittima, Salvatore Ada, durante il funerale nel 2021 – ma bianca non è l’innocenza, è il lenzuolo che ti ricopre e che copre il terrore di chi va a lavoro ogni giorno sapendo che può non tornare, che copre il dolore di chi resta”. Ci affidiamo alle sue parole per esprimere il desiderio che chi riveste ruoli di responsabilità non s’affidi al solito rito delle dichiarazioni per poi, in modo ineluttabile, lasciare tutto uguale a prima. Basta retorica. Basta commenti sempre uguali, sempre più vuote e stanche, senza passi in avanti.

Basta parole. Servono atti concreti con un’intesa reale fra imprese, sindacati e lavoratori. Altrimenti, si decida di chiudere tutto. Se lo Stato non è in grado di garantire la sicurezza dei propri cittadini nei cantieri e nelle fabbriche, si dia un sussidio momentaneo a chi lavora e si chiuda tutto, in attesa di garantire tutte le condizioni di sicurezza. Altrimenti, avrà ragione, ancora una volta, Fabrizio De André quando canta “Prima pagina venti notizie/ventuno ingiustizie e lo Stato che fa/si costerna, s’indigna, s’impegna/poi getta la spugna con gran dignità”. Cgil, Cisl e Uil facciano un’azione di forza: su questo terreno non possono esserci cedimenti. Il messaggio attuale è che l’economia è più importante dell’essere umano, del lavoratore, il quale spesso finge d’ignorare lui stesso le minime condizioni di sicurezza pur d’avere la possibilità di portare i soldi a casa.

“Il nuovo codice degli appalti ridimensiona il potere dell’ispettorato nazionale”

Denunciano Ivan Tripodi, segretario generale della Uil Messina, e Pasquale De Vardo, segretario generale Feneal Uil Tirrenica Messina Palermo: “Questa emergenza sta assumendo i contorni di una vera e propria emergenza sociale e democratica in quanto è necessario fare più prevenzione, formazione e controlli. Purtroppo, al di là delle scontate dichiarazioni di rito, nessuno fa nulla di concreto per fermare le morti sul lavoro. Anzi, il governo nazionale sta minando i diritti alla salute e alla sicurezza di chi lavora, specie nel settore edile. Infatti, con le ultime misure, a partire dal nuovo codice degli appalti, si è ridimensionato il potere dell’ispettorato nazionale, assoggettandolo ai consulenti del lavoro. E si è dato via libera al sistema del subappalto a cascata che porterà alla logica del ribasso sui diritti e le tutele dei lavoratori. Queste scelte rischiano, purtroppo, di peggiorare la già pesante situazione in merito alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Noi non ci arrendiamo e pretendiamo risposte vere per fermare la mattanza dei lavoratori. Alla famiglia Micale esprimiamo la più sentita vicinanza e solidarietà”.

600 morti sul lavoro nel 2022 e solo 63 ispettori del lavoro in Sicilia

Così, a sua volta, intervistato da Tempostretto, si pronunciava nell’ottobre 2022 il segretario della Uil siciliana Giuseppe Raimondi: “Già da gennaio sono 600 i morti e 400.000 gli infortuni. Le irregolarità aziendali hanno raggiunto il 77 per cento. In Sicilia la situazione è ancora più drammatica e surreale. Su 477mila imprese iscritte al registro delle ditte, abbiamo solo 63 ispettori del lavoro. Un’azienda, in questa situazione, riceverà un’ispezione ogni vent’anni”. Su questo nodo critico l’assessora regionale Nuccia Albano ha annunciato la firma di una convenzione per regolare i rapporti con gli ispettori del lavoro vincitori del concorso Inl (Ispettorato nazionale del lavoro). Ma non c’è più tempo per l’attesa e i problemi sono strutturali.

“Sono morti non dettate dal caso ma da un approccio alla sicurezza insufficiente”

Per Domenico Siracusano, segretario provinciale di Articolo Uno, “le vite spezzate di Giacomo Marcimino e Nunzio Micale sono le ultime di una strage silenziosa che rischia di non fare più notizia. È inaccettabile la condizione della sicurezza nei luoghi di lavoro, a partire dall’edilizia. Serve uno scatto, servono misure ordinarie e straordinarie che incrementino tutele e controlli. Non può passare sotto silenzio un dramma che mina alle fondamenta la nostra stessa democrazia. La sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori deve diventare una priorità della politica e delle istituzioni. Le forze democratiche e progressiste si schierino senza indugio pretendendo, dal livello locale a quello nazionale, che si rafforzi la rete dei controlli e si individuino responsabilità precise di fronte a morti che non sono dettate dal caso ma da un approccio generale alla questione tragicamente insufficiente”.

Un’intesa immediata governo-sindacati per bloccare la mattanza

Va bene qualsiasi passo in avanti nella consapevolezza che siamo ancora all’anno zero in termini di lavoro, diritti, precariato, marginalità sociale. Eppure, in questo disastro sociale, c’è ancora chi si permette d’ironizzare sul reddito di cittadinanza. Povera Italia e povera Sicilia. Cari governi, nazionali e regionali, partiti e sindacati, trovate intanto un’intesa immediata in termini di sicurezza nei luoghi del lavoro. Siamo a Pasqua: quello che dovete fare, fatelo presto. Anzi, subito. Per bloccare immediatamente la mattanza.

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Un commento

  1. Ottima e opportuna riflessione. Che si scontra, per restare dalle nostre parti, con l’atteggiamento della regione siciliana (scritta volutamente con lettere minuscole), il cui assessorato (retto, oggi, da un assessore diretta emanazione di Totò Cuffaro che negli uffici di vertice di quell’assessorato viene visto praticamente ogni giorno) manifesta un palese disinteresse a incrementare l’esiguo numero degli ispettori del lavoro.

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