Messina è da ricostruire ma il nodo ponte la può imprigionare

Messina è da ricostruire ma il nodo ponte la può imprigionare

Marco Olivieri

Messina è da ricostruire ma il nodo ponte la può imprigionare

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domenica 28 Aprile 2024 - 17:12

Le incertezze sulla grande opera e le priorità sociali, economiche e culturali di una città e di un sud da rivitalizzare

MESSINA – Tra l’inferno e il paradiso. Tra la miseria e lo splendore. Tra la povertà diffusa, da una parte, e il benessere e la ricchezza dall’altro. Non è una canzone o un saggio di politica o sociologia. È Messina. E la priorità è ricostruirla. Così lo spazio dove si trovavano il mercato ittico e i Grandi magazzini (nella foto) diventa il simbolo di una città post “bellica”. La città di un risanamento che non può che essere anche architettonico, sociale, culturale, ambientale.

Il tutto mentre un nuovo degrado prospera negli spazi non ancora restituiti alla città: l’ex Casa del portuale ed ex Silos Granai, in attesa della demolizione; l’ex hotel “Paradis” e l’ex “Margherita”, con continui incendi, solo per fare degli esempi. E continua la corsa a risanare e abbattere le infinite baraccopoli, altro simbolo di una città che per anni si è condannata al degrado.

E come dimenticare gli spazi fantasma, come il motel “Faro” e il lido di Mortelle, espressione di una marginalità che affiora in città tra mille rivoli e sfaccettature. Una Messina fantasma che deve tornare a specchiarsi e vedere la propria immagine. E non quella della “munnizza” a deturparne la bellezza. O quella di costruzioni moltiplicatesi come i funghi. E senza capo né coda.

Le priorità di una Messina da ricostruire

I rimedi ci sono, dunque, ma richiedono interventi strutturali. Alcuni in corso, come la Fiera; altri, come l’ex “Margherita” o la zona falcata, in attesa di una svolta. Sono tante le priorità per Messina: il recupero e la valorizzazione degli spazi degradati; un piano straordinario, a livello europeo, nazionale e regionale, con il supporto comunale, per creare posti di lavoro e un’economia sana in Sicilia e nel sud; il sostegno economico e sociale alle fasce della popolazione più debole.

In più, fondamentale, la formazione al lavoro e l’aiuto a trovare occupazione anche indipendentemente dall’età. Al centro di ogni scenario futuro la valorizzazione delle nuove generazioni, rafforzando la sinergia con l’Università e il ruolo di Messina sul piano dell’attrattività internazionale, con studenti e dottorandi da tutto il mondo. Già avviene ma può ancora di più diventare parte del “progetto Messina”. E, soprattutto, serve una rivoluzione nei servizi e nelle infrastrutture, con tempi non biblici per il completamento dei lavori.

Più Stato, scuole e spazi aggregativi nelle periferie e ovunque

In sostanza, mentre il Pnrr rischia in parte d’essere un’occasione mancata, occorre un piano keynesiano. Un progetto epocale come il “New Deal” alla Roosevelt contro la grande depressione o il piano Marshall per il secondo dopoguerra, con un ruolo centrale dell’Europa. In un’ottica di rinascita meridionale, ci vuole pure più Stato nelle periferie, fino all’abbattimento del concetto stesso di periferia. Biblioteche, impianti sportivi, spazi aggregativi, scuole aperte tutto il giorno, sostegno sanitario, servizi e diritti per tutti. E tanta cultura e spettacoli, arte, teatro, cinema, danza, disegno, letteratura dovrebbero permeare, e rifondare, questa città, mentre si tenta di toglierla alla dittatura delle auto. Solo così si creeranno le premesse per avere una cittadinanza degna di questo nome.

Anche se il liberismo ha divorato molte conquiste politiche, senza giustizia sociale, libertà e diritti non vi potrà essere alcun progresso. E, senza una forte investimento dell’Europa nel Meridione, non vi sarà alcuna rinascita del sud e dello Stretto come luogo chiave di un Mediterraneo in cerca di riscatto. Di rinascita mentre le morti in mare dei migranti e i venti di guerra rappresentano due vergogne che chiamano in causa l’intero Occidente.

Il nodo ponte e il rischio paralisi

In questo momento storico, in una città da ricostruire, il nodo ponte, al di là di come la si pensi sull’utilità o meno della grande opera, sul piano dei costi e benefici, rischia di paralizzare Messina. Di farla ripiombare in una cappa d’incertezza che non le consentirà di ripensarsi in chiave di futuro. Sono troppi i punti interrogativi in merito alla grande opera e all’impatto su una realtà già precaria di suo a livello occupazionale, economico e sociale.

Allora, il dubbio, e per alcuni una convinzione, che un altro sviluppo infrastrutturale del territorio sia possibile, senza l’impatto enorme del ponte, rappresenta un’alternativa da valutare. Messina e la Sicilia hanno bisogno di una rivoluzione nei trasporti e nei servizi. I tanti punti interrogativi sul ponte rischiano, invece, di lasciare la città dello Stretto in una bolla d’incompiutezza.

Per dirla con De André, cara Messina e cara Sicilia, ma anche cara Italia, in un’Europa dei popoli che oggi manca, “continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?”. Prima di tutto, però, latitano un pensiero e un dibattito politico all’altezza della drammaticità dei tempi e delle urgenze.

In sostanza, cercansi classi dirigenti all’altezza e partiti non liquidi. Astenersi vecchi e nuovi politicanti senza politica. Quella con la p maiuscola.

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10 commenti

  1. Invece di pensare al Ponte, chi ha a cuore Messina ed ha potere e facoltà di fare ed ottenere finanziamenti, usi la testa, si dia da fare veramente per ricostruire una città già disastrata, senza le macerie del Ponte .
    L’ex Ospedale Margherita cosa fare di questo relitto abbandonato da decenni ? L’ex mercato Ittico e gli ex Silos Granai cosa fare? La ex Fiera di Messina cosa fare ? è due/tre anni almeno abbandonata a se stessa, con recinzioni e ostacoli.
    Arriva un’altra estate ed i messinesi non possono andare a Mortelle; l’abbandono dei lidi di Mortelle è un altro reato grave. Ed i lavori autostradali che impediscono ai messinesi di recarsi a Rometta e Milazzo ed oltre ?
    Quante cose da fare sig. Sindaco; lo dica ai ” signori del Ponte “.
    E’ lei che deve sapere gestire e amministrare le priorità assolute per la vivibilità e serenità e salute dei messinesi ; è lei che deve sapere guidare la sua Giunta a fare le urgenze assolute e fattibili ed in tempi brevi, non biblici.

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  2. 👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏 Complimenti Direttore per il veridicità con cui ha scritto questo ECCELLENTE articolo !!!!!

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  3. …Marco, il tuo auspicio, rimesso alle due ultime righe, si identifica con la radice primitiva grossa profonda : a fittone come nella carota !!! Cercansi dirigenti all’altezza e partiti non liquidi ??? Non ti posso aiutare ! E’ un male di cui soffre l’intera Italia ! Però ti dico una cosa : vai a verificare quando Messina si è dotata del Piano Urbanistico Comunale … buon ultima in Italia … e sai quanti danni ha provocato questo ritardo ??? tanti, perchè si è portata dietro tanti altri ritardi che l’hanno distrutta … se Messina si fosse sviluppata alla pari di altre città, avrebbe già il ponte, da anni !!! e comunque la scelta di permettere lo sbarco dei traghetti privati in pieno centro cittadino ha prodotto la paralisi di cui nessuno si vuole accorgere …

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  4. Direttore, il progetto di Bohigas per la Mortelle Tono era ottimo ma abbiamo fatto di tutto per cancellarlo; il progetto di riqualificazione della zona di maregrosso, la Via del mare, doveva essere un piano di grande respiro ma, come sempre a Messina, la montagna ha partorito il Topolino…ora facciamo la guerra al Ponte e ci lamentiamo dei cantieri. La malattia di Messina sono i messinesi.

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  5. se non mandate via i messinesi non risolvete niente anche se la ricostruite con l’oro

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  6. Grande articolo. Complimenti Direttore.

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  7. libero messinese 29 Aprile 2024 09:23

    Messina muore e chi non lo vede è complice. Il ponte potrebbe essere l’ultima possibilità (o forse è già tardi) per rivitalizzare questa città. Cosa aspettiamo??? Che questo, o qualsiasi altro governo, facciano per Messina quello che non è stato fatto negli ultimi 50 anni?!?!
    Non perdiamo anche quest’occasione.

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  8. Avremmo bisogno di una mente illuminata a Messina! Ma ahimè non vedo nessuno all’orizzonte, solo arrivisti e politicanti da strapazzo, questo vedo! La città andrebbe rivoltata come un calzino, rifatta di sana pianta, nella parte Nord e nella parte Sud. Il grande problema è dunque la mancanza di persone illuminate, di studiosi, di architetti, di politici lungimiranti e disinteressati che ridisegnino questo lembo di terra e lo restituiscano alla sua bellezza originaria, depurato di tutti gli scempi che ha dovuto subire dal dopoguerra in poi. Un’opera colossale! Altro che Ponte! Ci vorrebbe a Messina un’altro governo dei nove, simile a quello della Repubblica Senese per ridare lustro e bellezza ad una città deturpata e cementificata, imbruttita e distrutta non solo dai terremoti ma soprattutto dall’avidità umana.

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  9. Ho sempre apprezzato questo Quotidiano, che con intelligenza e pragmatismo fa il suo mestiere di informazione puntuale e rigorosa al servizio del cittadino, che dovrebbe essere la. mission di qualsiasi Testata giornalistica, al di là della proprietà che poi detta la linea editoriale. Nella fattispecie, da Catanese, leggo quotidianamente questo Giornale, un po’ perché parte dellla mia famiglia materna è messinese, ed anche perché sono innamorato di questa terra, che trovo veramente “magica”. Fatta questa lunga premessa, nel complimentarmi anche da Giornalista “free lance”, con il Direttore di Tempo Stretto, che saluto caramente, per la lunga dissertazione dello stato dell’arte della città, che denota la sua visione e cultura olistica, che probabilmente gli Amministratori pubblici del passato, facendo sempre le debite eccezioni. Ma mi chiedo, con sincerità, al di là del. maremoto del 1908, che distrusse la città, perché la ciita ha perso la sua anima, ed è rimasta paralizzata fino ai giorni nostri. È mancato il “colpo d’ala” per farla ripartire ed aspirare a diventare una città euro-mediterranea, che la sua storia le aveva assegnata sin dalla antichità. E’mancata certamente la spinta popolare e propulsiva della sua gente, in credere in un progetto di rinascita e di rilancio della sua immagine, che molti Amministratori non sono riusciti a fare proprio, ma che adesso devono necessariamente tentare, perché la città e il suo vasto territorio, è ormai giunto al bivio, stante che il progetto del ponte sullo stretto, sembra sia ormai a diventare realtà, al di là delle divisioni tutte rispettabili. E il Sindaco è chiamato non a difendere l’uno, o l’altro fronte, ma a richiedere con forza non solo i lavori di compensazione per l’enorme impatto ambientale, economico e sociale che questa opera faraonica comporterà, ma un progetto più ampio che riguarda la realizzazione delle infrastrutture di servizio alla citta e non solo al ponte, oltre all’inserimento di aziende industriali nella sua area limitrofa, che ho avuto modo di conoscere per avere realizzato diversi documentari per il Commissario Straordinario delle ex Z. E S. della Sicilia Orientale, che nella zona di Milazzo, sono in buona parte deserte e abbandonate. Probabilmente, se il Sindaco della Città Metropolitana, si dovesse intestare questo rilancio industriale di questo grande territorio, in buona parte inespresso dalla incapacità non solo imprenditoriale, ma anche politica, i Messinesi farebbero sentire più forte la Amministrazione civica, perché frutto di un sogno che deve diventare realtà, senza se, e senza ma. Non conosco il progetto dell’Archistar Bo higas, e perciò non posso giudicarlo, ma conosco il progetto di riqualificazione della città di Genova, che il nostro Renzo Piano, un Archistar, fra i più stimati ed apprezzati nel mondo, ha fatto di Genova, che è stretta fra il mare, e la montagna, per cui ha poco spazio da riqualificare, un vero e proprio miracolo, rilanciandola nel mondo delle città portuali più affascinanti. Credo che Messina, meriti più attenzioni, e la “matita” di un grande visionario come Renzo Piano, potrebbe fare la differenza.

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  10. Il problema non è certo il Ponte-
    Il Ponte può solo far del bene alla spinta necessaria per sbloccare tutte le idee di risanamento e/o rifacimento che anche su questo sito ho letto negli anni.
    Il vero problema non è la mancanza di progetti, il vero problema sono gli ostacoli di vario titolo che ogni volta saltano fuori ad intralciare l’avanzamento dei lavori.
    Ecologisti che protestano, proprietari di terreni che fanno ricorso al TAR, Ditte che falliscono e non concludono i lavori, ecc. ecc. ecc. .
    Poi ci sono anche tanti cittadini che non sanno ma non si tengono aggiornati, in Fiera i lavori stanno andando avanti, Villa Dante idem, il Parco su Viale R.Margherita è quasi pronto, i parcheggi di interscambio ( che a tantissimi messinesi non vanno giù) vanno avanti e ci sono già quelli in funzione.
    L’ulteriore problema sono i vari iter burocratici che si devono affrontare in base alla proprietà del sito, vds ex ospedale Regina Margherita. L’ex Paradise che è il proprietario? l’ex Standa sulla via Libertà, chi è il proprietario? La burocrazia permette al Comune di imporsi sui proprietari per la messa in sicurezza e per la tenuta in condizioni igienico sanitarie? I problemi esistono, le soluzioni non lo so.

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