Paolo Conte incanta il pubblico di Taormina

Paolo Conte incanta il pubblico di Taormina

Paolo Conte incanta il pubblico di Taormina

sabato 04 Luglio 2009 - 14:15

Corto Maltese sbarca a Taormina con la sua Milonga

Concerto di Paolo Conte al Teatro greco di Taormina

di Gigi Giacobbe

Con quella faccia un po’ così e con quei baffi un po’ colì Paolo Conte può suonare e cantare quel gli pare. Tanto sarà in grado sempre di riempire qualunque spazio o arena. Così come successo ieri sera al Teatro greco di Taormina con almeno cinquemila spettatori a battere le mani, a cantare assieme a lui i suoi numerosi successi e ad applaudirlo sino a spellarsi le mani. Eppure il nostro avvocato di Asti, con alle spalle 72 primavere traguardate il 6 gennaio scorso, avaro sempre di sorrisi, sembrava non gl’importasse niente di tutto quel calore che i suoi fans gli tributavano ad ogni esecuzione. Al suo primo apparire con dieci minuti oltre l’orario stabilito, il nostro sembrava stanco, imbronciato e un po’ claudicante in una tenuta da camera, pantaloni, maglietta e giacchetta rigorosamente neri. E attaccava la sua prima esecuzione con “Il quadrato e il cerchio”, tratto dal suo ultimo cd titolato “Psiche”, tanto per dirci che “il tempo è un cerchio che finisce là dove comincia” e che la vita, con il secondo brano, riprende “sotto le stelle del jazz”, in quei locali dove da ragazzo uno zio illuminato gli faceva frequentare i concerti più importanti dei jazzisti americani. Intanto con “La Comedie” i treni in corsa cominciano a sbilanciarsi e i formidabili otto musicisti della sua band “Alle prese con una verde milonga” si dondolano come un palmizio davanti ad un panorama inenarrato. Quel pubblico festante ha bisogno di Paolo Conte, del suo pianoforte, del suo kazoo (che è una sorta di trombetta), della sua voce roca e rochita che si disperde nell’aria come un non niente e lascia nelle loro teste un senso di esotico, come d’aver navigato per i Mari del Sud con Conrad o Corto Maltese e d’aver vissuto delle avventure indimenticabili a Cuba, a Rio de la Plata o a Buenos Aires, all’interno di locali in cui scorrono fiumi di alcool e gli avventori stentano a riconoscersi perché immersi in fitte nubi di fumo sprigionate da Marlboro e sigari Avana, mentre dalle compiaciute orchestrine si diffondono suoni di tango, rumba, mambo o calipso. Paolo Conte sembra fuori dal mondo, del resto è lui stesso a dire che non ha il cellulare, non usa il computer e non conosce Internet. Un orso chiuso in se stesso, che somiglia in certo modo all’Humphrey Bogart di “Casablanca”, un rude gentleman in grado d’infondere forti emozioni. Un artista che ama la bicicletta e il ciclismo, in particolare Bartali a cui gli dedicato una bellissima canzone, come bella è “Velocità silenziosa” in cui dice che “una bici non si ama, si lubrifica, si modifica…”. Un uomo che conosce bene le donne e che in “Bella di giorno”, forse un omaggio al film di Bunuel, si rivolge ad una lei dicendole che ” l’istinto ti sa trattare, ti sa guidare con poche parole precise…e che “ tu sei tanto amata, desiderata… e sola”. Un musicista che ha scritto canzoni di successo per Caterina Caselli (“Insieme a te non ci sto più” ) per Patty Pravo (“Tripoli”) per Enzo Jannacci ( “Mexico e nuvole” ), per non dire di Adriano Celentano, suo caro amico ( “Siamo la coppia più bella del mondo” e “Azzurro” ) e che è stato acclamato a Parigi, a Berlino a New York. Un compositore che deve amare molto la sua band (“Psiche” è dedicato ai suoi musicisti), mettendo in luce le qualità dei singoli, in grado di suonare alternativamente più strumenti, come è successo durante le esecuzioni di “ Dancing “ (in evidenza lo xilofono), “Via con me”, “Max” e “Diavolo rosso” ( violino, batteria, sax, contrabbasso, chitarra…), concedendo alla fine, dopo un’ora e mezza, due soli bis. Naturalmente calorosissimi gli applausi finali con acclamazioni e ovazioni.

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